La
Francia nel XVII secolo
La Francia nel XVII secolo
In Francia il periodo segnato dalla fine delle
guerre civili, il regno di Enrico IV, la reggenza, Luigi XIII,
i due cardinali fino alla presa del potere da parte di Luigi XIV,
non si tratta certo di un'epoca pacifica né pacificata.
La letteratura acquista un senso malinconico e tragico della vita:
è la cultura barocchista. Tra i più tipici intellettuali,
la cui opera interessa la storia della politica ma che ci interessa
per entrare più a fondo all'interno del mondo culturale
del tempo, è Gabriel Naudé,
un libertino scettico e pirroniano.
In letteratura all'inizio è il rifiuto
dell'ordine classicista e del manierismo post- ronsardiano. Si
cerca uno stile veemente e dinamico, dilaniato e contorto. Le
prime manifestazioni si hanno nella poesia religiosa, nel pieno
delle guerre civili: così i protestanti
Guillaume du Bartas (del 1578 è la Settimana
con cui alcuni fanno iniziare questo tipo di produzione), e
Théodore-Agrippa d'Aubigné (del 1616 sono Le
tragiche), e i cattolici Jean de Sponde
(1557\1595), J.B. Chassignet (1570\1635), J. de La Ceppède
(1550\1623).
Le cose migliori vengono da un altro fronte.
Sono gli scrittori barocchisti satirici e burleschi. Sullo sfondo
sta l'atteggiamento ideologico ispirato a una dissacrante contestazione,
a un corrosivo scetticismo, quello dei
libertini eruditi.
Produzione religiosa: dall'ortodossia all'inquietudine
La produzione religiosa francese del XVII
secolo è sterminata, come del resto quella dei maggiori
paesi europei del tempo. Domina il barocchismo oratorio e retorico.
Tra i maggiori autori del tempo occorre ricordare almeno l'ortodosso
Jacques Bossuet, il più semplice
Louis Bourdaloue. Mentre il più
complesso e vivo François Fénelon
porta nella sua precettistica le inquietudini e i bisogni
di riforma morale del tempo.
Produzione narrativa
Tra i generi più seguiti è il
romanzo, con esiti molto diversi: Honoré
d'Urfé ("Astré e" del 1607), Charles Sorel
("Storia comica di Francia" 1623-1631),
Paul Scarron ("Romanzo comico" 1656),
Cyrano de Bergerac, François Fénelon,
Antoine Furetière ("Romanzo
borghese" 1666).
Produzione teatrale
In campo teatrale sono, all'inizio del secolo,
il tragediografo Antoine de Montchrestien,
e Alexandre Hardy autore di centinaia
di opere.
Tra gli anni '30 e '80 del secolo il dibattito culturale si complica.
Da una parte si manifestano fenomeni di preziosismo barocchista,
dall'altra fenomeni neoclassicisti: le due cose convivono per
almeno un trentennio in Francia.
Si dedicano all'attività teatrale un numeroso nugolo di
autori, che si muovono tra la galanteria dell'ambiente aristocratico
e il preziosismo, e le forme barocchiste. Tipici esemplari possono
essere considerati Georges de Scudéry,
e il più complesso Tristan l'Hermite.
La tragedia 'regolare'
Dopo il 1630, il dibattito sulla poetica di
Aristoteles e sul teatro classico producono una serie di "tragedie
regolari": Jean Mairet,
Jean de Rotrou, Philippe Quinault,
e soprattutto Pierre Corneille.
Discussione sulla lingua e l'Académie Franç aise
In campo poetico il modulo della Pléiade
domina fino almeno agli anni '20 del secolo, incontrastato. Tra
il 1620 e il 1630 la Plé iade fu messa in discussione dalle
dottrine di François de Malherbe.
Un ruolo centrale ebbe poi l' Académie
Française . Legato al mondo dei solotti francesi è
alla metà del secolo il fenomeno letterario del preziosismo.
Classicismo francese
Al classicismo danno un contributo determinante
René Descartes (il Discorso
sul metodo è del 1637), e Blaise
Pascal (le Provinciali del 1656-57).
A partire dal 1660 il classicismo diventa paradigma dominante
e tale rimarrà nei primi tre decenni di regno di Luigi
XIV. Nel 1659 Molière dopo
15 anni di lavoro in provincia conquista pubblico Parisno e corte
con Le preziose ridicole, rinnovando il teatro comico;
Jean Racine comincia a scrivere tragedie
(nel 1664, a 25 anni) e nel 1667 inizia la serie dei suoi capolavori
con Andromaque; La Fontaine,
poeta dilettante protetto dai signori ottiene grandissimo successo
con le Favole (1668-1694); Nicolas
Boileau è l'autore delle spiritose Satire
(1666-1711) e delle Epistole (1674-1694), ed esprime le
idee classiciste nei 4 canti dell' Arte poetica (1674).
Mme de La Fayette è autore
dell'unico romanzo classico, La principessa di Clèves
(1678).
Con il classicismo non siamo davanti a una
scuola vera e propria; ma gli intellettuali classicisti fanno
riferimento tutti alla corte di Luigi XIV, e in tutti è
la coscienza di partecipare a un'opera collettiva con ben precisi
riferimenti di gusto e ideologici. In poetica fondamentale è
il concetto di "ragione": in letteratura significa gusto, misura,
osservanza delle regole, intento di piacere a un pubblico fatto
di "honnê te gens", la cui sensibilità coincide con
quella degli autori.
Moralistica
Genere dominante è il teatro, ma accanto
a esso la moralistica, sotto la cui etichetta sono raggruppabili
alcuni scrittori e intellettuali veramente notevoli:
François de La Rochefoucauld,
Jean La Bruyère, Louis de Saint-Simon.
Infaticabile scrittore di lettere è
Madame de Sévigné.
La 'querelle des anciens et des modernes'
Nel 1678 Racine si ritira dal teatro; Molière
era già morto nel 1673. Nel 1687 scoppia la "querelle des
anciens et des modernes" con cui si passa all'affermazione della
validità dei "moderni" sugli "antichi". Siamo nel clima
della contestazione del principio di autorità proprio dei
nuovi tempi: P. Bayle (1647\1706) e B. de Fontenelle (1657\1757)
appartengono ormai già al nuovo "secolo dei lumi".
La disputa sugli antichi e i moderni occupò
la scena letteraria francese gli ultimi tre decenni del XVII secolo.
Da una parte i sostenitori delle lettere e delle lingue classiche
(greco-latino) assunti come perfetti, imperituri e irraggiungibili
mo delli di forme e di contenuti; dall'altra i sostenitori della
lingua e della letteratura francese contemporanea, giudicata nei
suoi risultati non inferiore.
Significativi una serie di episodi. Nel 1670
Desmarets de Saint-Sorlin , che già nel 1657 aveva pubblicato
il poema eroico Clovis o la Francia cristiana in cui si
metteva in scena per la prima volta anziché un personaggio
antico o mitologico un eroe moderno, pubblicò un "Confronto
tra la lingua e la poesia francese con quella greca e latina"
in cui sostenne accanitamente la sua tesi innovatrice. Boileau
si schierò, con il peso della sua autorità , dalla
parte degli antichi. La polemica si accentuò in quegli
anni sulla questione linguistica. In occasione dell'erezione di
un arco di trionfo in onore di Louis XIV, si discusse a lungo
per decidere in quale lingua dovesse essere l'iscrizione: in latino
secondo gli antichisti, in francese secondo i moderni sti. Nel
1683 François Charpentier scrisse l'importante saggio sulla
"Eccellenza della lingua francese".
La polemica raggiunse l'apice nel 1688. Il
modernista Charles Perrault lesse, durante una seduta pubblica
dell'Académie Française, il suo poema Il secolo di
Louis il grande in cui si esaltava la grandezza del secolo, del
suo monarca, dei suoi scrittori e della sua lingua, contrapponendola
su un piano di parità alle maggiori manifestazioni del
mondo classico greco-latino. Perrault sviluppò poi le sue
tesi nel "Parallelo degli antichi e dei moderni" (1688-1697) e
ne "Gli uomini illustri che sono apparsi in Francia" (1696-1700).
Fontenelle sostenne idee simili nella "Digressione sugli antichi
e i moderni" (1688).
Al centro di queste opere è l'idea
dell'antichità come infanzia dell'umanità, contrapposta
alla maturità contemporanea. La Fontaine con l'"Epistola
a Huet" (1688) e Boileau con le "Riflessioni su Longino" (1692),
contrattacarono a favore degli antichi.
Nel 1700 Boileau si riconciliò con
Perrault, ammettendo la pari grandezza di alcuni moderni con i
migliori classici. La con troversia ebbe una nuova esplosione
nel 1714. L'interesse per questa "querelle" è connessa
con il progressivo affermarsi della coscienza del valore della
modernità, con l'idea di progresso che sarà poi
proprio all'illuminismo e alla classe borghese nei secoli successivi;
e con la liberazione dal dogma dell'imitazione che finora ha caratterizzato
la produzione letteraria euroccidentale, dal XVI secolo in poi.
Favolistica
Il maggiore favolista del secolo è
senz'altro Charles Perrault, la cui
produzione influenzerà l'europa nei secoli successivi.
Si occupa di favole anche François
Fénelon, oltre a Jean de La
Fontaine.
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