Storia della letteratura europea - Torna in homepageStati Uniti 1945-1989


Stati Uniti 1945-1989

Verso l'egemonia culturale | una "linea gotica" | la beat generation | afros e women rights | il womanism | indian renaissance | linee di fuga | narrativa sperimentale e di denuncia | produzione poetica | l'industria del best seller | il teatro |


vai sopra / up Gli Stati Uniti verso l'egemonia culturale

Negli Stati Uniti, potenza mondiale trans-continentale, la produzione letteraria si "internazionalizza": emergono figure di intellettuali provenienti non più soltanto dalla comunità wasp, la fascia di popolazione bianca, di origine anglosassone e di religione protestante, e che costituisce la tipologia sociologica dell'élite dominante finora negli USA. Sono narratori ebrei o afroamericani, i cui personaggi ora non si propongono come figure di "minoranza" ma come nordamericani rappresentativi e a pieni effetti.
Hanno grosso successo James Baldwin autore di romanzi e saggi, e Ralph W. Ellison con "L'uomo invisibile" (1952); i personaggi ebrei tra il comico e il patetico di Saul Bellow autore tra l'altro di "Herzog" (1964), Bernard Malamud con "Il barile magico" (1958), Philip Roth con il "Lamento di Portnoy" (1969).
Jerome D. Salinger creò nel "giovane Holden" di "Chi prende nel wiskey" (1951) una figura archetipica. Norman Mailer nel "Il nudo e il morto" (1948) traccia, sotto le parvenze di una romanzo di guerra, una allucinante mappa del potere negli Stati Uniti.
Tra gli autori impegnati negli anni '50 è Arthur Miller. Mentre all'illuminismo new-yorkese appartiene Dorothy Parker.

vai sopra / up Una linea 'gotica'

Alla 'linea gotica' appartengono Truman Capote, le scrittrici Carson McCullers e Flannery O'Connor, James Purdy.

vai sopra / up La beat generation

Negli anni '50 si delinea un altro fenomeno destinato a incidere profondamente nella cultura e nel costume: è la "beat generation" che si avvia con Urlo (1956) di Allen Ginsberg, Sulla strada (1957) di Jack Kerouac, Il pasto nudo (1959) di William Burroughs, e che si sviluppò tra New York e San Francisco anche grazie a altri giovani intellettuali come Lawrence Ferlinghetti, Grecory Corso, P. Orlowsky. Ma senza dimenticare poeti come Gary Snyder, Ph. Lamantia, D. Di Prima, M. McClure, e gli scrittori in prosa S. Krim, e Hubert Selby che ne condivisero le linee di ricerca.
L'espressione beat-generation fu coniata da Kerouac e divulgata da *J. Clellon Holmes sulle pagine del «New York Times» nel 1952. E' una generazione iconoclasta, innovatrice, che unisce l'amore per il jazz con gli allucinogeni, un'ondata di energia che infrange il torpore di una nazione autocompiaciuta e cruenta. E' l'inizio della "controcultura" degli anni '60, con il rinnovato interesse per lo sperimentalismo e la ricerca di alternative espressive alla civiltà "occidentale". Si trattò simultaneamente dell'invenzione di uno stile di vita e della ricerca di nuove forme di espressione. Al trionfo della civiltà dei consumi e all'irrigidimento conservatore del Nordamerica di Eisenhower, i beats opposero il loro individualismo anarchico, il dissenso politico condiviso dagli intellettuali bohémiens delle generazioni precedenti, l'utopia della povertà e della vita comunitaria. La società square (borghese, puritana) aveva bandito la libertà sessuale, la vita vagabonda, l'alcool, le droghe: proprio in queste pratiche i beats ricercarono gli strumenti di liberazione e di esplorazione della coscienza. Nella loro critica al razionalismo delle culture occidentali, i beats trovarono suggestioni nelle filosofie mistiche orientali. All'aggettivo "beat" diedero il duplice significato di 'battuto' e di 'beato', ossia illuminato attraverso la sconfitta e la rinuncia ai valori convenzionali.
Coerentemente essi cercarono stimoli all'elaborazione di un nuovo linguaggio nella grande poesia mistica e visionaria di Whitman, Blake, Rimbaud, ma anche nel jazz di Lester Young e Charlie Parker, assunto come modello di 'spontaneità' e di improvvisazione calcolata. Giungendo così alla riscoperta e al recupero delle radici orali, 'biologiche' della parola poetica. Lo stile di vita, privato delle motivazioni politiche originarie, decadde poi a fenomeno di costume, manipolato da una pubblicità abilmente denigratoria (nacquero i beatniks). Le pratiche di scrittura invece, inaugurate dai primi beats agirono come una forza innovativa nella produzione occidentale degli anni '50 e '60. Nel Nordamerica del dibattito politico causato dalla guerra in Vietnam, la beat generation confluì in parte nel movimento hippie, in parte servì a stimolare il formarsi della "controcultura". Negli anni '80 l'ultimo residuo delle atmosfere beat è nel gruppo del Naroda Institute di Boulder, centro di meditazione buddhista e di culto zen.

vai sopra / up Afros e women rights

Negli anni '60 emergono le comunità afroamericane e la revisione della storia ufficiale, non solo riguardo alle questioni razziali nei rapporti tra neri e bianchi, ma anche tra indiani e colonizzatori wasp. Ogni etnia tende da ora in poi a rivendicare un proprio ruolo e una propria autonomia culturale. Nascono i movimenti del Black power, del Black panthers, del Red power. Ne derivano opere singolari, al confine tra due culture intese come universi sociali e linguistici: l'indiano kiowa N. Scott Momaday ("Casa fatta d'alba", 1968), il nero Ishmael Reed ("Mumbo Jumbo", 1969) ecc. Tra i più giovani Randolph Cannon, Beebee More Campbell ecc.

vai sopra / up Il womanism

Escono dal silenzio le donne che non solo raccontano ma ricostruiscono la propria oppressa identità storica mediante indagini rigorose e organizzando (negli ambiti delle università) gli Women Studies. Scrivono Grace Paley, Joyce-Carol Oates, J.A. Phillips (1952\), Erica Jong ecc.; sono riscoperti i nomi di autori donne del passato recente: oltre a Emily Dickinson, un cult diventa Sylvia Plath morta suicida a trent'anni.
Tra gli scrittori neri e donne sono Toni Morrison, Terry McMillan, e Alice Walker che avviano una riforma del romanzo afroamericano radicandolo nella memoria collettiva del mito e del "parlato".

vai sopra / up Indian renaissance

Tra i protagonisti di quell'American Indian Renaissance che, a partire dagli anni `60, ha rappresentato una delle più gradite e fruttuose novità della scena letteraria statunitense, è lo scrittore James Welsh.

Letture

James Welsh: narratore dal cuore dell'America antica, di Giorgio Mariani (Il Manifesto)


vai sopra / up Linee di fuga

Le "linee di fuga" della produzione di fiction nordamericana riguardano, oltre alla produzione che si limita al consumo, e a quella non problematica o che sfrutta i problemi borghesi per imbastire intrecci narrativi, una produzione che manifesta più sottilmente il disagio nei confronti della realtà sociale esistente, la fuga verso l'altro, l'esotico, la ricerca di una autenticità perduta. Tra questi autori potrebbe essere inserito uno scrittore estetizzante come Paul Bowles. Nell'ambito della produzione di consumo, propria dell'industria editoriale, la produzione degli Stati Uniti si pone centrale per tutta la seconda metà del XX secolo. Il contributo della produzione statunitense è poi determinante in alcuni settori e generi particolari, che si affiancano alla produzione d'evasione anche se non sempre possono essere considerati puramente evasivi: ci riferiamo ai generi della science-fiction, del detective story, dell'horror (grazie a Stephen King), e alla produzione dell'industria discografica e della canzone ecc.

vai sopra / up Narrativa sperimentale e di denuncia

Lo sperimentalismo mette in discussione i concetti di linearità e causalità, opponendo alla tradizione "occidentale" l'astoricità e la circolarità: la parola, il colore, il suono, il gesto intesi come "azione" e "performance". Eventi politici come la guerra del Vietnam e il "watergate" rinfocolano una narrativa di denuncia, che si avvale anche della satira e del comico. Sono pubblicate una serie di opere diverse: "Comma 22" di Joseph Heller, "V." di Thomas Pynchon, i racconti di Donald Barthelme e quelli di Robert Coover, "Il canto del boia" di Norman Mailer, "Duluth" di Gore Vidal, "Cattedrale" di Raymond Carver. Autori sconvenienti per la pruderie sessuofoba anglo- americana sono Henry Miller e Charles Bukowski. Tra i maggiori di questo periodo, Kurt Vonnegut jr. A un fronte più moderato, tipico di un giornale come «The new Yorker» è John Updike.
Interessante il gruppo di scrittori pubblicati negli anni '80 da Seymour Lawrence (con il suo imprinting presso la Houghton Mifflin): Jim Harrison, Tom McCuane, Willie Morris, Richard Bausch, Barry Hannah. Scrittori amati dalla critica e con un ristretto numero di lettori, impegnati nell'esame delle contraddizioni interne nei rapporti tra gli individui.

vai sopra / up Produzione poetica

Negli anni '70 e successivi la produzione poetica segue i due grandi filoni: quello di un certo classicismo anglofilo, dei poeti provenienti dal mondo dei college universitari e dal ceto professorale; e quello che eredita forme e stimoli provenienti dalla beat-generation e che esprime in forme anche sperimentali il disagio e la protesta.
La produzione poetica statunitense è quantitativamente enorme, in linea con quanto succede anche nel resto delle società occidentali avanzate. Analizzare fenomeni e singoli autori diventa una procedura impossibile, considerando anche i limiti del nostro studio. Ci si limita qui a indicare alcuni autori. Tra i poeti del secondo filone un suo posto occupa Pedro Pietri.

vai sopra / up L'industria del best-seller

L'industria editoriale in USA è tra le maggiori macchine di consumo del libro-prodotto industriale del secolo. Si producono best-seller di tutti i tipi, per tutte le tasche. Il pubblico di consumatori viene scientificamente diviso in fasce e ogni fascia viene soddisfatta nelle sue (presunte) esigenze di lettura. Lo sfruttamento del libro è spesso solo una parte dello sfruttamento dell'opera di fiction: in USA più che in europa è il fenomeno del libro-film: un prodotto esce come testo in forma di libro e quasi immediatamente in forma di realizzazione cinematografica. In questo modo l'industria editoriale abbassa i costi di produzione dei libri, vendendo lo sfruttamento del soggetto per il cinema. Ma può capitare anche la cosa inversa: un soggetto cinematografico che diventa best-seller, trainato alle vendite dal successo nei cinema e/o in tivvù.
La ricchezza di questo mercato ha fatto sì che accanto a una gran parte di opere-spazzatura, destinate al consumo immediato, vengano diffusi prodotti che per la loro qualità riescono a entrare nella categoria (critica) dei prodotti di medio o buon livello. E' il caso di Stephen King ad esempio specialista in libri (e films collegati) tra l'horror e la tensione. Philip K. Dick nel campo della science-fiction.
Un altro caso è quello di Michael Crichton. Suo è Jurassic park, da cui Steven Spielberg ha tratto un fortunato film nel 1993. La storia di un ricco magnate che "fa rivivere" i dinosauri sfruttando l'ingegneria genetica, mette sù un parco che vorrebbe aprire al pubblico, ma presto l'esperimento sfugge al controllo con conseguente catastrofe. E il minore Sol levante, anch'esso diventato film per la regia di Philip Kaufman, un thriller ambientato in una avveniristica Los Angeles di fine secolo.
Interessante Richard Ford, autore dei suggestivi racconti di Rock Springs, e di uno splendido romanzo come Incendi avente per protagonista un adolescente. Decisamente abortito Il donnaiolo.

vai sopra / up Il teatro

Negli USA il teatro ha essenzialmente due filoni principali: quello letterario vicino alla tradizione europea (e inglese in particolare, come nel caso di David Mamet ecc.), e il teatro broadwayano. Quest'ultimo è il tipo di spettacolo teatrale di maggior successo, sviluppatosi nell'"isola" new-yorkese di Broadway. Soprattutto negli anni '50, quando Broadway toccò uno dei suoi apici nel dopoguerra, attraverso una serie di musical. Negli anni '60 una certa crisi, in parte superata grazie agli apporti provenienti dai giovani vicini al clima culturale della contestazione e della rivendicazione dei diritti civili: così alcuni spettacoli come Hair, Jesus Christ superstar ecc. fino a Fama (Fame), e a un musical come Angeli in America (Angels in America, 1992) di Tony Kushner sul tema dell'AIDS. Broadway si è alimentata con quanto di vivo avveniva nel cosiddetto "off broadway" e poi nell'"off off broadway", i mini- teatri posti ai margini della strada principale laboratorio delle nuove leve di artisti. Mentre in europa si verificava la frattura tra teatro d'avanguardia e dei giovani autori, e teatro aperto al grande pubblico, spettacolare e anche commerciale, a Broadway questa frattura si è verificata con minore intensità e molti giovani autori innovativi hanno avuto accesso al musical e al teatro di successo per il grande pubblico.
A un teatro problematico e più "europeo" fanno riferimento tutta una serie di autori: su un tema come quello dell'AIDS hanno per esempio scritto Susan Sontag autrice di un testo dolente e dimesso come Il nostro modo di vivere adesso (The way we live now, 1993) recitativo per 26 voci, il duetto comico- sentimentale Salvasesso (Save sex) di Harvey Fierstein, la leggerezza dolce- amara dei dialoghi de La mamma di Andre (Andre's mother) di Terrence McNally, un monologo violento e disperato come Poster del cosmo (A poster of the cosmos) di Lanford Wilson, le pagine livide e terminali di Chiuso ai coltelli : un ricordo di disintegrazione (Close to the knives: a memoir of disintegration) di David Wojnarowicz ecc.
La ricchezza e varietà del teatro USA non si esaurisce certamente in questi due filoni. Negli anni '80 soprattutto è emersa come realtà culturale la West-Coast, capace di rompere l'eurocentrismo dell'"isola" New York.

Contesto

Paesi extraeuropei (1939-1989)


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