Bernard
Malamud
Bernard Malamud
Nato a New York nel 1914 (dove è morto nel 1986), figlio
di ebrei immigrati dalla Russia, proprietari di un piccolo negozio
a Brooklyn, ha assimilato nell'infanzia gli umori e i ritmi dello
jiddish. Ha studiato al City College, e poi al Columbia University.
Ha insegnato in Oregon e Vermont. Viaggiato in europa, con soggiorni
anche in Italia. Ha vissuto una esistenza quasi clandestina, di
assorto contemplatore delle vicende umane.
Malamud traspone umori jiddish negli scatti
e nelle innumerevoli inflessioni del suo linguaggio narrativo.
Alle impressioni infantili è legato il suo mondo urbano
dagli scenari tetri e tuttavia aperti sull'arcano, popolato di
piccoli borghesi, artisti, rabbini, proletari, emarginati. Esordì
con il romanzo Il naturale (The natural, 1952), allora quasi ignorato,
più tardi oggetto di una infedele trasposizione cinematografica.
Malamud rivela del baseball, lo sport più nordamericano,
non solo i fondali nascosti di squallore e sudore ma uno spazio
mitico in cui si rinnovano rituali arcaici. Il commesso (The assistant,
1959) presenta, sullo sfondo dell'America della depressione, la
tematica ebraica della ricerca di un riscatto nella vicenda di
Morris Bober, il droghiere ebreo prigioniero della sua bottega,
del fallimento e della povertà, e di Frank Alpine il giovane
di origine italiana che prima lo deruba e poi condivide la sua
sorte fino a farsi ebreo lui stesso.
L'opera di Malamud, abbastanza varia, si
situa tra i poli opposti del tragico e del miracoloso. In Una
nuova vita (A new life, 1961) domina la ricerca impossibile della
perfettibilità. Gli inquilini (The tenants, 1971) è
costruito sulla tensione tra uno scrittore ebreo e uno scrittore
nero, che coabitano in un edificio abbandonato e cadente della
vecchia New York. Favola apocalittica è Grazie a Dio (God's
grace, 1982). Si mostra narratore conciso e potente di parabole
ne Il barile magico (The magic barrel, 1958) e nelle altre raccolte
di racconti.
Malamud è l'interprete di una duplice
tradizione: da una parte la linea nordamericana di Anderson, West,
Hemingway; dall'altra quella ebraica- jiddish di Kafka, Sholem
Aleichem, il cinema di Chaplin. Nella sua narrativa l'ebreo, vulnerabile
soggetto storico e depositario di una legge inattuabile, si pone
come figura dell'esperienza esistenziale dell'uomo contemporaneo.
© Antenati - 1994-1997
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