Ralph
W. Ellison
Ralph W. Ellison
Ralph Waldo Ellison è nato a Oklahoma-City
l'1 marzo 1914. E' morto il 16 aprile 1994, a 80 anni a New York
per un tumore al pancreas. Nipote di uno schiavo, crebbe con una
profonda consapevolezza della propria storia razziale. Si dedicò
a studi specificatamente musicali: il jazz restò il costante
punto di riferimento esistenziale e creativo di tutta la sua opera.
Decisivo per la sua carriera di scrittore fu l'incontro a New
York con Richard Wright, maestro del romanzo nero di protesta.
Ellison esordì con saggi e racconti,
ma solo la pubblicazione del romanzo L'uomo invisibile (The invisible
man, 1952), già anticipato con brani consistenti su rivista
nel 1947 e 1948, gli diede i massimi riconoscimenti della critica.
Il romanzo segue le tappe di iniziazione di un ragazzo nero alla
ricerca della propria identità nel Nordamerica dei bianchi.
Un percorso che trova nella metafora dell'invisibilità,
dell'impossibilità di definirsi, la sua cifra finale. L'approdo
di Ellison a singolari forme di simbolismo espressivo testimonia
da una parte il suo distacco dal romanzo di protesta degli anni
'30, dall'altra il suo sforzo di sintesi culturale dei grandi
modelli letterari: Shakespeare, Melville, Mark Twain, Dostoevskij.
Trasposti in un linguaggio che riproduce i ritmi del jazz e del
blues, così come si manifestavano nella parlata nera. "L'uomo
invisibile" è un grande romanzo sui neri degli Stati Uniti,
ma anche un romanzo che discuteva (e distruggeva) il rapporto
che con i neri degli USA aveva instaurato il comunismo (sovietico).
Con maggiore decisione e spietatezza di quanto avesse fatto Richard
Wright nel suo saggio autobiografico de "Il dio che è fallito",
Ellison faceva del comunismo il co- protagonista del suo romanzo,
la figura centrale contro la quale il narratore senza nome scopre
la realtà di ennesimo inganno dei bianchi ai danni del
nero. «Io sono un uomo invisibile», comincia Ellison: «sono invisibile
semplicemente perché la gente rifiuta di vedermi». Nel
prologo siamo informati sullo stato attuale del protagonista-narratore.
«Che cosa ho fatto per essere così nero e triste?» canta
il disco di Luis Armstrong che nella stanza- cantina ascolta.
Venti anni prima, nel profondo Sud nordamericano, egli era stato
promettente studente in un college per ragazzi neri, ligio ai
voleri dei bianchi e autore di compiti che accettano la supinità
nera ai valori bianchi. Viene narrato l'episodio della festa di
bianchi, quando i giovanotti neri sono bendati e costretti a picchiarsi
tra di loro; tutti, dopo, a occhi sbendati, possono raccogliere
le monete che i ricchi buttano su un tappeto elettrificato, per
il divertimento dei bianchi: le monete poi risultano finte. Dal
college il protagonista viene espulso. Guidando l'auto che porta
a spasso per la zona uno dei ricchi benefattori bianchi del college
che periodicamente vengono a gloriarsi dei risultati del loro
altruismo, non osa contraddire il potente che vuole vedere da
vicino la miseria nera, e scopre un nero che ha messo incinta
la figlia e che racconta la vicenda; sconvolto, il bianco ha un
malore; il giovane protagonista-narrante cerca del whisky proprio
nel locale-bordello dove proprio quel giorno si trovano, per il
periodico sfogo, i veterani di guerra neri di un vicino manicomio.
Il ragazzo accumula gaffe su gaffe, la realtà aggredisce
lui e il bianco filantropo con la figura di un lucido, dialettico,
penetrante intellettuale impazzito. Il direttore del college,
Bledsoe, lo caccia dopo una grande serata collettiva in cui un
vecchio nero cieco tesse l'elogio del Fondatore, figura di eroico
nero abile nel tessere le trame di un possibile riscatto razziale
pur dentro la logica dei bianchi, "raggirando" i bianchi in un
doppio gioco "obbligato" dall'impossibilità di rivolta
non suicida. Bledsoe lo caccia e lo beffa, consegnandogli lettere
di presentazione per ricchi bianchi di New York che, si scoprirà,
sono lettere di sconsiglio e ludibrio: il protagonista-narrante
non ha imparato la regola di fondo del comportamento nero, è
stato stupido e ingenuo oltre ogni limite, ha tradito il sistema
di menzogne, delicatissimo, su cui si basano tutte le possibilità
di emancipazione dei neri del Sud. A New York, la città
del grande ghetto (Harlem), gli vengono aperti gli occhi sulle
lettere dal figlio di uno dei ricconi, simpatizzante ambiguo e
in lotta, a colpi di psicoanalisi, con il suo padre-padrone bianco.
Per necessità diventa allora operaio manovale in una fabbrica
di vernici: nel sottosuolo un vecchio nero pazzoide amministra
caldaie e intrugli micidiali, diabolico, alienato nella sua servitù
gradita: fino a uno scoppio che porta il protagonista in ospedale
e lo fa licenziare. E' una iniziazione ancora incompleta. Nella
seconda parte del libro. assistito da una brava vecchia a Harlem,
il protagonista reagisce allo sfratto di altri poveri vecchi incitando
i vicini a ribellarsi. E' notato così da un gruppo di bianchi
che gli offrono un ingaggio. Entrare nella «Fratellanza», il partito
in cui tutti si chiamano tra loro fratelli, mettendo al servizio
del partito e della causa comune di bianchi e di neri per una
società di eguali, le sue capacità di leader e oratorie.
Deve cambiare nome e identità, diventare funzionario di
una organizzazione militante cui promette fedeltà e obbedienza.
Si confronta con un nuovo mondo di bianchi. E' la parte del libro
in cui Ellison polemizza contro la durezza della morale 'bianca'
marxista-leninista, contro il modello terzinternazionalista. Ellison
rivela subito il sostanziale cinismo della politica del partito,
dai dirigenti chiamato "realismo". Il duro apprendistato alla
politica della Fratellanza porta il protagonista del romanzo di
Ellison a subire logiche che non gli appartengono ma che inizialmente
ritiene utili per la liberazione dei neri. Pensa che i dirigenti
ne sappiano di più, vedano e capiscano di più di
quanto lui non può vedere. C'è il giovane Ras l'Esortatore
che indica ai neri la via di una rivolta senza concessioni e che
vede nella Fratellanza l'ambigua bianchità. C'è
Tod, il ragazzo membro della Fratellanza che sparisce, rinnega
il partito, torna nell'anonimato dell'arrangiarsi: viene ucciso
dalla polizia sotto gli occhi del protagonista. Il suo funerale,
grazie al protagonista, diventa un'affermazione del potere della
Fratellanza. Solo che la Fratellanza ora ha altri scopi, tratta
il protagonista da traditore per aver agito senza consultarsi.
L'amara scoperta è che la Fratellanza vuole la rivolta
ma per poterla sconfessare, usandola a fini che non sono quelli
della comunità nera. Disperato, scopre la sua invisibilità:
si mette occhiali scuri e un cappello di lusso e la gente a Harlem
lo scambia per Rinheart, un magnaccia spacciatore e mascalzone:
nessuno lo riconosce, basta davvero poco perché egli sia
un altro, il proprio opposto. Si trova in piena crisi, quando
scoppia la rivolta del ghetto. Ras l'Esortatore è ora diventato
Ras il Distruttore. E' un capitolo narrato da Ellison con grandiosa
misura. Il protagonista scopre come un gruppo di rivoltosi possa
verificare ciò che mai un partito può accettare,
l'autonoma capacità di organizzarsi, di agire e decidere.
Ma ormai tutte le sue illusioni sono cadute una dopo l'altra.
Il protagonista accetta di essere quell'uomo invisibile che i
bianchi vogliono che sia. Il successivo silenzio è stato
interrotto dalla raccolta di saggi "Ombra e atto" (Shadow and
act, 1964), e E Hickman arriva (And Hickman arrives) frammento
di romanzo rimasto incompiuto. Pare che il manoscritto del secondo
romanzo sia andato distrutto in un incendio e Ellison abbia trascorso
il resto della vita a tentare di ricostruirlo.
Ellison, come Henry Roth autore negli anni
'30 di "Chiamalo sonno" considerato il capolavoro letterario della
minoranza ebrea nordamericana, ha scritto con "L'uomo invisibile"
il capolavoro della minoranza nera: entrambi si sono chiusi poi
nel quasi-silenzio. Ma mentre Roth ha narrato una infanzia di
immigrato che deve inserirsi - e l'inserimento della minoranza
ebraica è stato coronato in USA nonostante tante durezze
da successo -, Ellison ha narrato di un'età tra adolescenza
e maturità e dilemmi di 'nativi' venuti schiavi negli USA
e tuttora in lotta per il riconoscimento da parte dei bianchi
della loro parità. Ellison ha anche narrato con lucidità
un fallimento che travolse anche tanti ebrei statunitensi, quello
della prospettiva e speranza di liberazione che un po' sembrarono
portare i partiti comunisti terzainternazionalisti. La "invisibilità"
del nero nordamericano è stata anche, in parte il risultato
di quella politica, del fallimento di quel dio. Alla sontuosa
prosa biblica, visionaria, realistica, concettuale e concreta,
Ellison unisce la penetrazione del discorso storico e politico
e la coscienza di un retaggio e di una tradizione nera. E' stato
anche grazie al romanzo di Ellison che i neri nordamericani hanno
potuto acquisire una maggiore "visibilità" sociale e culturale.
Mentre la cultura dell' "invisibilità" ha influito moltissimo
sull'underground e sui movimenti nati in questi ambienti alternativi
al potere costituito.
Bibliografia: Ralph Waldo Ellison
The insible man (1952)
Shadow and act (1964)
And Hickman arrives
© Antenati - 1994-1997
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