Pedro
Pietri
Pedro Pietri
Pedro Pietri è nato a Ponce [Portorico] nel 1944 da
una famiglia di origini corse, presto trasferitasi a New York.
Il nonno si uccise nel 1948, il padre morì di polmonite
l'anno dopo. Pietri rimase ferito in Vietnam, fu rimpatriato nel
1968. Trovò impiego come commesso nel 1968 alla Columbia
University, dove frequentò i circoli poetici beat e afro-americani.
Dopo la prima raccolta Puerto Rican Obituary [New York: Monthly
Review Press, 1973], sono usciti Lost in the Museum of Natural
History [Rio Piedras Editiciones Huracan Inc., 1981], Traffic
violations [Maple Wood : Watherfront Press, 1983]. Due dischi
di poesie: Loose Joints [Folkways Records], Pedro Pietri ne Casa
Puerto Rico [Coqui Records]. Pietri è stato anche attore
e autore di trattati di teatro. Numerose le sue pièce tra
il 1975 e il 1990. Nel 1992 è intervenuto al Caribean Poetry
Festival di New York. Scrive Pietri in una delle sue poesie:
«Siamo venuti negli Stati Uniti
| per imparare a storpiare il nostro nome | per smaltire la
definizione d'orgoglio | per avere la sfortuna dalla nostra
| per vivere dove s'aggirano topi e scarafaggi | in una casa
non proprio nostra | per imparare a accendere televisori | per
sognare posti di lavoro che non avremo mai | per riempire i
moduli dell'ufficio assistenza | per lasciare la scuola privi
di cultura | per essere arruolati, manipolati e distrutti |
per lavorare a tempo pieno e essere comunque disoccupati | per
attendere la dichiarazione dei redditi | e restare come ubriachi
e perdere ogni interesse | per il cuore e l'anima della nostra
razza»
Pietri è un poeta dell'emigrazione.
Si muove tra tradizione e modernità, tra miti caraibici
e leggende metropolitane statunitensi: tra il "jibaro" (il contadino
indigeno portoricano) e il "grafitero" (il giovane del ghetto
newyorkese). Di qui lo sradicamento: «Che tu comprenda | quant'è
disorientante | essere una nuvola in un mondo | senza un cielo
lassù». E ancora: «Sono morti | e dai morti non faran ritorno
| finché non la smetteranno di trascurare | l'arte del
loro dialogo» «sono morti tutti lavorando aspettando e odiando».
Di qui la sensazione di spossessamento, che è la condizione
dell'uomo nel mondo: «Tutto quel che posso dire in verità
di me stesso | è che dopo il lunedì viene il martedì».
© Antenati - 1994-1997
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