Produzione
narrativa: Italia 1945-1989
Produzione narrativa
In narrativa la fine della guerra vede il surrealismo
cerebrale di Tommaso Landolfi e quello
pił felice di Dino Buzzati, l'autobiografismo
di Romano Bilenchi, l'inquietudine
stravagante di Antonio Delfini, il
pungente Ennio Flaiano, il gogoliano Vitaliano Brancati, Vasco Pratolini, l'umorismo di un grande minore come Giovanni
Guareschi. Alla narrativa che ha una forte aderenza con il
proprio paese, contadino e rurale, appartiene Giuseppe
Dessì. Autori interessanti ma minori sono
Libero Bigiaretti e Giovanni Comisso.
Continuano a avere grandi successi di pubblico
alla loro apparizione le opere di alcuni giornalisti-scrittori:
Emanuelli, Enzo Biagi.
Gli anni '50 e '60 sono caraterizzati dalla produzione
realistica legata alla guerra civile del 1943-45, e al neorealismo che in letteratura ha esiti e istanze, anche
se con risultati minori rispetto alla contemporanea produzione
cinematografica (il neorealismo cinematografico).
Il realismo e l'impegno civile negli anni '60 e '70
A mantenere le istanze del realismo, in quegli
anni e nei successivi, producendo tra le cose migliori della letteratura
italiana della seconda metà del secolo sono Paolo Volponi, Elsa Morante,
e Primo Levi.
Oltre il realismo
Alla metà degli anni '50 ci si avvia in
Italia a un superamento delle poetiche strettamente realistiche.
Si sente il bisogno di trovare nuove soluzioni, non solo letterarie.
La pubblicazione di un "romanzo storico" come Il Gattopardo
di Tomasi di Lampedusa, le polemiche
sul Metello di Pratolini, e la polemica avviata su «Officina»
da Fortini, Pasolini e Roversi sono tutti i segni di una volontà
di superamento. A premere per un superamento del realismo non
è solo l'industria editoriale legata al potere e a gruppi
ideologicamente contrari all'interesse per la realtà sociale
(e politica), ma sono gli stessi gruppi intellettuali progressisti
che avvertono nel dogma realista, specie quello di stampo zdanoviano,
una indebita pretesa ideologica da parte di un potere politico.
La ribellione non tanto al realismo quanto al dogma del realismo
aveva in questi gruppi un significato e un intento liberatorio
almeno quanto essere stati realisti nel decennio precedente era
stato liberatorio e svecchiante.
Si tenta la strada dello sperimentalismo; si recuperano le opere
di Gadda; si legge Joyce, la francese école-du-regard;
ci si interessa agli sviluppi della linguistica e delle tecniche
di analisi del lavoro letterario (strutturalismo, fino agli esiti
semiologici).
Quella connessa a "Il gattopardo" di
Tomasi-di-Lampedusa fu una operazione commerciale che ridiede
vivacità per un certo periodo a un ambiente letterario
ufficiale piuttosto asfittico. Nella situazione culturale (oltre
che politica) bloccata nella contrapposizione tra mondo cattolico
(dominante) e comunista (opposizione istituzionale), lo spazio
per altro era sempre difficile e guardato con sospetto. I due
campi tendevano a monopolizzare tutto, secondo una logica manichea.
La casa editrice Feltrinelli cercò di aprirsi un suo spazio,
con una serie di operazioni coraggiose e spiazzanti rispetto ai
due schieramenti. Il romanzo di Tomasi-di- Lampedusa era stato
segnalato da Flaccovio a Elio Vittorini, che in qualità
di consulente editoriale per la casa editrice Mondadori e per
la Einaudi, lo aveva respinto. Giunse anonimo a Giorgio Bassani,
allora consulente di Feltrinelli, tramite Elena Croce, nella primavera
del 1958, quando Tomasi era già morto da un anno. Il romanzo
fu pubblicato nella collana «Contemporanei», con prefazione di
Bassani, grazie all'approvazione di Valerio Riva che dirigeva allora - tra il 1953 e il 1968 - le collane Feltrinelli. Ebbe un successo sconvolgente per gli standard editoriali
italiani dell'epoca, diventando subito un classico.
Il pił attivo in quegli anni è forse Pasolini,
che si dedica alla poesia, alla narrativa realistica, fino a decidersi
per l'uso del mezzo cinematografico. Su altro fronte, meno provocatorio
ma di forse pił alto livello narrativo è Italo
Calvino la cui presenza culturale finirà per caratterizzare
gli anni '70. Mentre nel suo ruolo di favolista innovatore Gianni Rodari si conquista un posto indimenticabile nella
produzione letteraria del XX secolo europeo. Ruolo di classico
del secolo italiano si conquista Carlo Emilio Gadda, con la sua scrittura barocca che attraversa
le diversità linguistiche per conquistare una originale
espressività .
Narrativa borghese
Accanto agli sperimentalisti di questi anni, vi
è tutta una pattuglia di scrittori medi e mediocri, che
usano una lingua media, comunicativa, aliena da sperimentalismi
(Carlo Cassola , Giorgio Bassani, Giuseppe Arpino, Alberto Bevilacqua
ecc.): è il gruppo degli scrittori sostenuti dall'industria
editoriale di massa, contro cui gli sperimentalisti si battono
definendole "liale": soprattutto Cassola Chiara e Bevilacqua, mentre decisamente diverso è
il caso di Bassani. Appartiene fondamentalmente
a questo gruppo Giuseppe Berto che riesce
a emergere grazie a una maggiore apertura verso tematiche esistenzialiste
e un cauto sperimentalismo. E Guido Morselli che usa la fantapolitica. Scrittrici borghesi
sono Lalla Romano, Alba
De Cespedes, ecc.. Del tutto priva di interesse Susanna
Agnelli
Produzione narrativa 1975-1989
La morte di Pier Paolo Pasolini segna una cesura
profonda in Italia, cesura non avvertita in tutta la sua intensità
. Dopo, sarà l'epoca di un progressivo disimpegno degli
intellettuali, il loro restringersi in spazi di cultura universitaria
mentre per le strade terrorismo politico e di stato spezzano una
generazione; dalla guerra sotterranea che raggiunge l'apice con
l'assassinio di Moro, l'Italia esce impoverita di democrazia.
L'intellettuale che forse esprime meglio la realtà sociale
in cui mafia, ipocrisia e bugia di potere si connettono con l'impotenza
collettiva e il disincanto solitario e senza speranza dei singoli
pur tenacemente fedeli a una lucidità di coscienza, è
Leornardo Sciascia. Su un piano pił
borghese è il minore Gesualdo Bufalino,
mentre discontinuo ma pił interessante è Vincenzo
Consolo. Un tentativo di amalga di sapori magicisti e realisti
è in Giuseppe Bonaviri. All'interno
dello sperimentalismo narrativo viene posto Antonio
Pizzuto. Maria Attanasio dà
voce a una donna siciliana in "Di Concetta e le sue donne"
(1999).
Nel corso degli anni '70 e successivi, gli intellettuali
che avevano partecipato alla stagione dello sperimentalismo, tornano
a esiti pił comunicativi, anche se riuscendo a volte a proporsi
per le proprie scritture personali (Arbasino,
Manganelli, Ceronetti). Mentre
su una strada propria e indipendente si pone Umberto
Eco in un periodo in cui sono venuti a mancare tutti i coagulanti
di gruppo e sociali. A esprimere un'area culturale che in Italia
è estremamente viva, quella della sinistra pacifista e
anti-potere, sono le attività di Stefano
Benni, e di Michele Serra.
A una narrativa che mantiene un buon livello di
sobrietà stilistica senza scadimenti né intellettuali
né stilistici rimandano alcuni scrittori onestamente 'borghesi':
Gianni Celati, Sebastiano Vassalli,
Anna Maria Ortese, Giuseppe Pontiggia, Antonio Tabucchi, Erri De Luca,
un minore come Raffaele La Capria. Interessante, anche per il successo
da best seller che riesce a avere, Susanna Tamaro. Valore costante di scrittura tiene Dacia Maraini, mentre non oltre la memorialistica va Fausta
Cialente.
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