Tommaso
Landolfi
Tommaso Landolfi
Tommaso Landolfi è nato a Pico [Frosinone]
nel 1908. Ha frequentato in gioventù la cerchia degli ermetisti,
ha collaborato tra l'altro a «Campo di marte». Nella seconda parte
della sua vita lavorò come traduttore dal russo per la
casa editrice Einaudi. E' morto a Roma nel 1979.
Ha esordito come narratore nel 1937 con il
Dialogo dei massimi sistemi. Ha poi pubblicato alcuni studi sulla
letteratura russa, e numerosi libri di narrativa tra cui: Il mar
delle blatte e altre storie (1939), La pietra lunare (1939), Cancroregina
(1950), La bière du pé cheur (1953), Se non la realtà(1960),
Racconti impossibili (1966), Rien va (1963), Le labrene (1974),
A caso (1975).
Alimentato da infinite suggestioni letterarie,
da Rabelais a Gogol', Poe, Kafka, i simbolisti ecc., il sofisticato
discorso narrativo di Landolfi verte soprattutto sull'incontro-scontro
tra istinti e ragione, inconscio e consapevolezza. Rinnovamento
continuamente la propria attenzione per gli uomini e le cose,
specie quelle quotidiane osservate con sguardo straniato, Landolfi
ha elaborato una poetica della «paura» umana di fronte al misterioso,
allo strano, al paradossale del mondo. Si veda ad esempio la protagonista
quindicenne di uno dei suoi racconti: una muta, il cui mutismo
diventa simbolo e emblema dell'essere: «l'anima sua era, come
il suo sguardo, muta di qualcosa. Di tutto». Un particolare bisogno
come la sete, o un particolare difetto come il mutismo diventano
uno «stato indifferenziato, di apertura verso una luce, povero
di immagini quanto ricco di incontrollabili possibilità»
che è il «solo substrato ammissibile dell'opera d'arte,
e il resto è ciancia», come diceva Landolfi. Affidandosi
a una fine inventiva stilistica, la razionalità landolfiana
si è mossa tra ironia e controllato lirismo.
© Antenati, 1995-6
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