Area
balcanica tra il 1850 e il 1890
Area balcanica tra il 1850 e il 1890
[Romania] [Ungheria]
[Boemia] [ Bulgaria]
[Serbia] [Croazia]
[Slovenia] [Albania]
Romania
In Romania, tutti gli scrittori dei decenni centrali del secolo
sono accomunati dal riferimento alla tradizione contadina e dal
recupero del materiale folclorico: A. Russo,
N. Balcescu, D.
Bolintineanu, A. Muresanu, A.
Pann (il più originale, estraneo alle correnti occidentali,
autore di canzoni d'amore e conviviali che entreranno nel repertorio
dei musicanti popolari, i lautari), P.
Ispirescu (che rilanciò il patrimonio favolistico nazionale),
B.P. Hasdeu (che fu storico e filologo:
iniziò la pubblicazione dell'Etymologicum Magnum Romaniae;
e drammaturgo con la tragedia storica in versi Razvan e Vidra,
1867), A. Odobescu (storico, archeologo,
saggista e autore di racconti storici); nella «Rivista romena»
fondata da Odobescu apparve il primo romanzo moderno romeno, Vecchi
e nuovi signori (1862-1863) di N.
Filimon.
Nel 1863 fu fondata a Iasi la società Juminea (Gioventù),
promotrice di un radicale rinnovamento culturale. Nel 1867 la
Juminea avviò la rivista «Conversazioni letterarie» (Convorbiri
Literare) attorno cui si riunirono l'ideologo del gruppo T.L.
Maiorescu professore universitario e più volte ministro,
il commediografo I. Negruzzi (figlio
di C. Negruzzi), l'economista I. Ghica (1817\1897), il romanziere
Duiliu Zamfirescu , i drammaturghi
Stefanescu-Barbu Delavrancea e A.
Davila, il novelliere Ian Creanga,
il lirico - uno dei maggiori della produzione rumena -
Mihail Eminescu con il suo cupo pessimismo esistenziale,
e il drammaturgo I.L. Caragiale.
Legati al movimento Juminea sono i due fondatori della rivista
«Vatra» (1894-1896): il romanziere I. Slavici
e il poeta Gheorghe Cosbuc.
Negli ultimi due decenni del secolo appaiono in Romania due riviste:
«Literatorul» (1880-1919) fondata dal poeta
Alexandru Macedonski , a cui collaborò il simbolista
George Bacovia (1881\1957);
e «Contemporanul» (1881\1891) animata dal socialdemocratico C.
Dobrogeanu-Gherea (1855\1920), di matrice marxista e con interessi
sociali.
Ungheria
In Ungheria il pessimismo filosofico e le conquiste del pensiero
economico e scientifico si riflettono nell'opera di
Imre Madách . Dopo il compromesso del 1867 con l'Austria,
lo spirito rivoluzionario fu spento nella repressione. Il teatro
si ridusse a passatempo per vasto pubblico: tipiche le opere di
E. Szigligeti (1814\1874). La poesia predilesse toni elegiaci,
in parallelo alla produzione decadentista europea. Una certa vitalità
ebbe il romanzo con la scuola realista (
Mór Jókai ) e naturalista. Sia Mór Jókai
nel romanzo storico, che József
Eötvös nel romanzo sociale, continuano una tradizione
iniziata con Sándor Petöfi nella prima parte del secolo.
Boemia
Nella regione ceca, negli anni '60 il gruppo dei májovci
(dal nome dell'almanacco «Máj», maggio) inaugura un radicale
rinnovamento culturale, di tendenza nazionalista. Già nell'opera
di Bozena Nemcová l'attenzione
al patrimonio etnico si accompagnava a profonde istanze di emancipazione
nazionale e sociale.
Ma solo con l'opera di Jan Neruda
prende corpo, anche se frammentariamente, la nuova sensibilità
auspicata dai májovci. La lirica di Neruda fonde emozioni
personali e slanci di alto spessore speculativo.
Nel 1868 cominciò le pubblicazioni l'almanacco «Ruch» (Movimento),
con cui si fece avanti una nuova generazione letteraria ceca nazionalista
e patriottica (i ruchovci): al cosmopolitismo e al realismo dei
'majovci', i 'ruchovci' opponevano l'ideologia nazionalistica
e un ritorno alle tradizioni. Esponente maggiore ne fu
Svatopluk Cech . L'opera lirica di J. Sládek (1845\1912)
mostra il passaggio dal nazionalismo al cosmopolitismo, auspicato
anche dal gruppo formatosi attorno alla rivista «Lumìr».
Il riaccostamento della cultura boema a quelle straniere è
il programma dei maggiori esponenti del gruppo:
Jaroslav Vrchlicky e Julius Zeyer .
L'attenzione per la cultura europea produce in Boemia, alla fine
dell'ottocento, una vasta fioritura di romanzi in cui l'influsso
del realismo russo si fonde con quello, più decisivo, del
naturalismo francese: i fratelli Alois (1861\1925) e Vilèm
(1863\1912) Mrstík, J. Slejhar (1864\1914),
Karel M. Capek-Chod .
Bulgaria
Dopo cinque secoli di dominio turco, nell'Ottocento rinasce
uno stato bulgaro libero. Alla lotta per l'indipendenza nazionale
e per l'affermazione di una cultura in lingua bulgara danno un
grande contributo i cosiddetti buditeli ("risvegliatori"), uomini
che, sull'onda delle idee illuministiche e romantiche, si sforzano
di propagandare uno spirito di riscossa, adoperandosi innanzitutto
per la creazione di una scuola in lingua bulgara.
Quale precursore importante della letteratura bulgara moderna
va citato il monaco Pajsii di Hilendar (1722-1798), autore della
"Storia slavobulgara della nazione e dei re e dei santi bulgari
e di tutti gli avvenimenti e fatti bulgari", opera che seppure
di carattere compilativo è pervasa da sincero spirito patriottico
e si prefigge lo scopo di dare una dignità storica al popolo bulgaro.
La moderna letteratura bulgara nasce sull'onda del Risorgimento
nazionale, nutrita anche dalla tradizione popolare ben testimoniata
da canti lirici e epici. Queste componenti possono essere riscontrate
in varia misura sia in Petko Rachev Slavejkov
(1827-1895) sia in Christo Botev (1848-1876),
quest'ultimo morto eroicamente nel tentativo di guidare un'insurrezione
contro i Turchi. E in D. Cintulov (1822\1886).
Il maggior prosatore pubblicista e critico letterario è
Ljuben Karavelov autore di racconti
e novelle, incisivi bozzetti della vita bulgara patriarcale. Iniziatori
del teatro bulgaro sono D. Vojnikov (1833\1878) e
Vasil Drumev autore del primo romanzo della moderna produzione
letteraria bulgara. Raggiunta l'indipendenza politica, il maggior
esponente nazionale fu Ivan Vazov (1850\1921)
la cui vasta opera, che tocca ogni genere letterario, riflette
bene la vita nazionale del tempo.
Il teatro in Bulgaria
Nella giovanissima storia del teatro bulgaro va innanzitutto
ricordato Jordan Dzinot che nel 1840 introdusse a Veles i «dialoghi
drammatici» a sfondo propagandistico patriottico. Molto prima
della costituzione del principato di Bulgaria si aprono teatri
a Sofia, a Lom, Gabrovo Calofer, Plèven, Svishtov cosicché ben
presto il teatro può considerarsi uno dei principali fattori della
vita culturale del Paese.
L'autore della prima commedia originale bulgara, Mihail Mishkoed,
è un maestro elementare, Sava Iliev Dobroplodnij (1820-1894),
che fece di Shumen, la cittadina ove insegnava, un centro attivissimo
di rappresentazioni teatrali. Il creatore del dramma storico bulgaro
è Dobri Vojnikov (1833-1878) seguito da Vasil Drumev (1841-1902),
il quale con Ivanco, l'uccisore dì Asen I, supera il quadro dei
primi tentativi e segna il culmine del dramma bulgaro nell'epoca
che precede la liberazione. Il teatro di questo periodo era profondamente
impegnato nella lotta politica e sociale e affrontò quindi una
gamma di problemi che andava, ad esempio, dai rapporti tra Bulgari
e Greci, come ne Il vescovo di Lovech di Teodosij Ikonomov (1836-1871),
ai problemi più propriamente rivoluzionari come ne Gli insorti
della montagna di Ljuben Karavelov (1837-1879) ove vengono esaltate
le gesta dei “hajduti” (i guerriglieri delle montagne contro i
Turchi). E Il povero Tanco (1874) di Bacho Kiro Petrov é il dramma
più caratteristico degli educatori rivoluzionari: Tanco, il contadino
che si trasforma in “hajdutin” non per innato desiderio di evasione
o di avventura ma unicamente dopo una lenta maturazione interiore,
determinata in lui da crudelissime esperienze, è senza dubbio
il personaggio più intenso dell'epoca teatrale corrispondente
allo sforzo della nazione verso l'indipendenza.
Dopo la costituzione del principato di Bulgaria (1878) il teatro
è assai attivo grazie anche all'opera di un illustre attore e
regista. Stefan Popov (1816-1920) che nel 1881 aveva inaugurato
il più grande teatro bulgaro, il Teatro nazionale Lussemburgo.
Di educazione italiana, Stefan Popov si arricchisce di esperienza
alla scuola dei Greci di Costantinopoli. Nel 1887 un altro Popov
(Ivan), eccellente attore, costituì la compagnia filodrammatica
di Plovdiv che, chiamata a Sofia nel 1888, ottenne dal governo
un teatro espressamente costruito: il Teatro Osnova, dove fu accolta
nel 1890 anche l'opera lirica.
Il teatro bulgaro dell'ultimo Ottocento è dominato dalla personalità
di Ivan Vazov (1850-1921); giornalista, letterato, uomo politico,
ci ha lasciato nei suoi drammi sociali, storici e patriottici,
un quadro fedele delle lotte del popolo bulgaro nell'ultimo quarto
del secolo XIX ed una idea viva del costume di quell'epoca. Le
sue commedie più significative sono I cacciatori d'impiego, Ivailo,
Verso l'abisso. A poco a poco però il teatro eroico, espressione
di un movimento collettivo della nazione, che continuava a far
propri i temi della tradizione risorgimentale (Konstantin Velichkov),
entra in crisi per il venir meno del proprio scopo, dal momento
che l'indipendenza è stata raggiunta. Ad esso succede un teatro
borghese, che indulge alle analisi psicologiche ed esalta un individualismo
decadente.
Serbia
In Serbia, dopo la reazione seguita ai fatti del 1848 e la conseguente
crisi culturale, ci fu un rinnovato clima di entusiasmo romanticista,
con Z.L. Jovanovic (1833\1904), Djura Jaksic
, Laza Kostic . Seguì una
rapida affermazione della corrente realista con
Jakov Ignjatovic , Svetozar Markovic
che fu un importante teorico del realismo seguito dagli scrittori
della generazione del suo tempo, il gogoliano
Milovan Glisic , Laza Lazarevic ,
Simo Matavulj , S. Sremac (1855\1906),
S. Rankovic (1863\ 1899). In poesia Vojislav
Ilic che influenzò una intera corrente poetico-letteraria
(il vojislavismo) e A. Santic (1868\1924).
Croazia
In Croazia il movimento dell'illirismo si spense con la reazione
seguita ai movimenti del 1848. La letteratura conobbe un periodo
di stasi, da cui si riprese dopo il 1860 nel generale rilancio
culturale. Significativa fu soprattutto la prosa, con
August Senoa autore di famosi romanzi storici,
Sandor-Ksaver Gjalski considerato il Turgenev croato, e con
Vjenceslav Novak e
Ante Kovacic .
Slovenia
In Slovenia la reazione ai moti del 1848 arrestò lo sviluppo
culturale. Una letteratura slovena potè riprodursi solo
a partire dagli anni '70: con Fran Levstik
pubblicista prosatore e poeta, e con i poeti
Simon Jenko e S. Gregorcic (1844\1906). Sulla scia di Levstik
si affermò la prosa con J. Jurcic (1844\1881), Janko
Kersnik, Ivan Tavcar caposcuola
del realismo sloveno.
Albania
In Albania continua una produzione letteraria legata al genere
sacro. Soprattutto dopo il 1878 si venne formando una più
acuta autocoscienza nazionale, nonostante che il governo ottomano
proibisse la scrittura in lingua albanese. Fuori dai confini molti
autori posero le basi dei più liberi sviluppi letterari
verificatisi poi con l'acquisizione dell'indipendenza politica
nel 1913. Tra i fondatori di questa nuova cultura, che ebbe come
strumenti linguistici entrambe le lingue albanesi, il ghego e
il tosco, sono da ricordare: il linguista K.
Kristoforidhi, il folklorista Th. Mitko,
l'uomo politico e poeta N. Frashëri.
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