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Poesia italica in dialetto

La ricchezza poetica dialettale: l'Italia dopo il 1945

L'Italia nazione fatta di regioni, province, di diversità cittadine, manifesta all'interno dello stato unitario, nel momento in cui la televisione e i mass- media conquistano per la prima volta nella storia italiana una reale unità culturale, un inedito vigore centrifugo. Non è solo una reazione tradizionalista e retriva, ma si tratta spesso di conquistare uno spazio di individualità, la riconquista di una propria storia, di una ricchezza, a fronte del livellamento che la società consumistica e standardizzata propone: si leggano le poesie friulane di Pasolini. La riscoperta del valore delle lingue, negli anni '60 (Ignazio Buttitta), non ultima la valorizzazione di uno scrittore come Gadda, ripropongono gli scrittori in dialetto nel loro valore di scrittori in lingua, di alto valore formale e contenutistico. Si fanno i nomi di autori come Virgilio Giotti, Giacomo Noventa, Pier Paolo Pasolini, Biagio Marin, Albino Pierro, Tonino Guerra, e soprattutto Franco Loi, e (per la Sicilia) Santo Calì, Nino De Vita e Salvo Basso. Negli anni '80 la diversità culturale regionale viene sempre più assunta nella tendenza politicamente centrifuga, a fronte del 'blocco politico' in cui l'Italia si trova a soffrire.

Contesto

Poesia italica dopo il 1945


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