L'Italia
tra il 1580 e il 1620
L'Italia tra il 1580 e il 1620
La fine del XVI secolo l'Italia manifesta i segni della decadenza
anche letteraria, oltre che politica: l'asse culturale europeo
si è ormai spostato nuovamente verso l'occidente. Francia
Spagna e Inghilterra soprattutto, che accolgono letterati e mode
italiche ma procedono a elaborare proprie culture che diventano
modelli a loro volta per il resto dell'Europa. Ciò che
interessa sottolineare è che il processo non avviene sotto
il segno della cesura: intellettuali e gruppi di intellettuali
usano ciò che si è elaborato nelle regioni italiche
come di apporti di una cultura "universale" (cioè europea;
del resto gli stessi intellettuali italici, abituati alle divisioni
regionali e cittadine producono per pubblici che già a
livello italico è "internazionale"). E' un processo cumulativo
e non tanto contrappositivo (e la contrapposizione quando avviene,
è perché si vuole andare avanti, non è solo
una questione di "difese nazionalistiche"). Se l'Italia è
interessata da fenomeni di regressione e di crisi, le regioni
della costa atlantica, grazie in gran parte agli afflussi di ricchezza
provenienti dalle Americhe, conoscono periodi di accumulazioni
di ricchezze, di espansione, dunque anche di vivacità intellettuale.
Ciò che permette agli intellettuali di procedere avanti,
con prodotti nuovi e originali, basandosi su e sviluppando tradizioni
locali.
Le cose migliori in campo culturale, in Italia, avvengono con
il proseguimento della cultura rinascimentale. Ciò è
soprattutto evidente in campo filosofico e scientifico. Così
Giordano Bruno ,
Tommaso Campanella , Galileo Galilei
: e non a caso si tratta tutti di intellettuali perseguitati
dal potere politico dominante.
Tra manierismo e barocco si pone, accanto e in polemica a Tasso
, un intellettuale come Battista Guarini
(1538/1612) che giustifica l'abbandono dei moduli classicistici
con il primato del gusto del pubblico sugli autori, la giustificazione
delle mode e della letteratura come prodotto commerciale in un'epoca
in cui la stampa soprattutto permette l'ampliamento del pubblico,
cioè della committenza, mentre cala l'incidenza del mecenatismo
principesco grazie alla maggiore ricchezza diffusa. Proprio questa
maggiore ricchezza permette un ampliamento del numero dei letterati,
e un abbassamento del livello culturale generale degli acquirenti,
un fenomeno diffuso di parvenutismo e di rampantismo intel lettuale.
Il marinismo
Giambattista Marino fece scuola.
Per tutto il XVIII secolo molti furono gli intellettuali che seguirono
le sue orme. Il marinismo si pone all'interno del più vasto
fenomeno del barocchismo. Seguirono il marinismo una serie considerevole
di poeti: Antonio Muscettola ,
Giacomo Lubrano , Girolamo Preti ,
Ciro di Pers ,
Claudio Achillini , Federico Meninni
.
Ruolo di fiancheggiatori del marinismo hanno i difensori di
Marino nelle polemiche sollevate dalle sue opere. In quella scatenata
da Stigliani , a difendere Marino sono
Angelico Aprosio, Girolamo Aleandro,
e Scipione Errico.
Il marinismo, come del resto il barocchismo, non fu una vera
scuola. I marinisti avevano diverse estrazioni geografiche, in
un contesto in cui i rapporti e la circolazione culturale tra
le diverse città italiche erano diventati sempre più
radi. Fu una li bera e autonoma variazione della proposta mariniana.
C'era la poetica della "meraviglia", cioè la programmatica
volontà di stupire il lettore con la stravaganza delle
metafore e della acutezze, ma anche la volontà di sperimentare
nuove forme di linguaggio e di metrica, dando rilievo alla metafora
come congegno verbale capace di esprimere il senso di instabilità
e fluidità proprio della visione barocchista della vita.
Nacque così un nuovo repertorio di immagini e situazioni
poetiche: descrizione analitica di aspetti e oggetti della realtà
, sostituzione di una tipologia va riatissima della donna dall'astratto
modello petrarchesco delle femminilità, insistenza sul
tema elegiaco e lugubre della fugacità della vita e della
costante minaccia della morte.
L'impulso innovatore si esaurì spesso nel virtuosismo stilistico.
Eppure contribuì alla rottura del petrarchismo accademico
e all'avvio di nuove forme di sensibilità e espressione.
Antimarinisti
Parallelamente si svolse una reazione antimarinista, su vari
livelli, ma in gran parte sempre all'interno del gusto barocco:
basti pensare al gusto dei concetti e delle metafore di uno dei
più feroci detrattori di Marino,
Tommaso Stigliani.
Le cose migliori dell'antimarinismo vengono però dal classicismo.
Al filone dominante barocchista, fa da contraltare questo filone
minoritario, che continua una tradizione classicista; esponente
può essere un Gabriello Chiabrera
e il suo seguace Fulvio Testi.
All'interno dell'ispirazione controriformistica, e con toni
erotico-religiosi pre-barocchisti, i poemetti di Erasmo
da Valvasone.
Teatro
In campo drammaturgico interessanti risultano le tragedie di
Federigo Della Valle.
Tra il 1580 e il 1630 vanno in crisi i grandi spettacoli aristocratici,
mentre si profila quasi una rivolta: i professionisti della scena
si separano dai dilettanti di lusso, gli attori si affermano come
autori, responsabili in toto dei loro spettacoli. E' il periodo
di attori come Tristano Martinelli da Mantova (Ar lecchino), Pier
Maria Cecchini, Flaminio Scala (Flavio), Giovan Battista Andreini
(Lelio), Virginia Ramponi, Nicolò Barbieri (Beltrame),
Silvio Fiorillo (Pulcinella) ecc.. E di impresari co me don Giovanni
Medici, protettore della Compagnia dei Confidenti, che pretendeva
dagli attor comici la stessa disciplina dei suoi soldati in battaglia.
Medici fornì ai Confidenti l'ospitalità di un teatro
che li svincolasse dagli obblighi cortigiani e che permettesse
loro una libertà sia nelle scelte artistiche che interpretative,
che era ormai indispensabile per avviare la riforma della commedia.
Il tentativo di svincolarsi dal mecenatismo aristocratico significa
l'affermarsi delle compagnie vaganti, dei circuiti e delle tourné
e, la realizzazione dei primi teatri pubblici a pagamento (ovvero
gli spazi al di fuori del centro urbano in cui veniva data l'autorizzazione
alla rappresentazione), con tutti i problemi gestionali e amministrativi
connessi. Gli attori guadagnano ma si muovono anche ai confini
della legalità (e a volte anche oltre essa) pur di trarre
profitti: sono qualcosa a metà strada tra attori, mercanti
e pirati. La rottura con il mecenatismo aristocratico e con il
teatro chiuso di corte significa un mutamento sia dei testi che
della loro produzione, e del modo di rapportarsi con il pubblico
(ora più vasto).
Narrativa
La narrativa segue il doppio filo del poema in versi e del racconto
in prosa. Dominano una poderosa produzione, numericamente sovrabbondante,
di poemi e scritture provenienti dalla cultura accademica, legate
al rispetto di formule, modi e mode che risultano oggi insostenibili
alla lettura. L'"Adone" di Marino miete grandi e profonde imitazioni
nell'area di cultura italica e nei paesi limitrofi. Le cose migliori,
quelle che un lettore odierno riesce a leggere, provengono da
intenti altri, non precisamente aulici. E se, riguardo al poema
in verso da contraltare all'"Adone" fa un testo come "La secchia
rapita" di Tassoni con cui si inizia
il genere del poema eroicomico, il miglior prodotto narrativo
che provenga dalla cultura italica in quest'epoca ci sembra oggi
il "Bertoldo" di Croce. Si tratta di due opere in cui si continua,
in modi e con caratteristiche proprie, alcune spinte (ormai agli
sgoccioli) della cultura del XVI secolo.
Indipendente da Tassoni, ma in un clima culturale evidentemen
te consono è Francesco Bracciolini
cui si deve l'altro poema eroicomico da cui deriva il genere,
lo Scherno degli dèi.
Tra le cose migliori in campo narrativo, risalta l'opera del bolognese
Giulio Cesare Croce.
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