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La produzione trobadorica nel XII secolo

Soprattutto importante è la produzione trobadorica nelle regioni della Francia meridionale. In Provenza, Linguadoca, Limosino, Alvernia, Delfinato, sono parlate lingue postlatine differenziate rispetto a quelle parlate nella Francia settentrionale. Su queste lingue si elabora una lingua letteraria sostanzialmente unitaria.
Nel corso del XII secolo fino al 1225 fiorisce una produzione che segnò fondativamente la storia letteraria successiva europea. La poesia trobadorica, come ha rilevato *N. Frye, possiede i caratteri essenziali di quella che sarà la successiva produzione lirica occidentale: "mélos", incantesimo e suggestione ipnotica che nasce dall'andamenti ritmico del verso; e "òpsis", elemento visivo risolto nella figura specifica dell'enigma. I trovadori accompagnavano le loro poesie con il liuto, rifacendosi inconsapevolmente alla originaria lurikà greca. Elaborarono organismi metrici come la canzone, la ballata, il discorso, l'alba, la pastorella ecc. che, attraverso l'uso delle parole-rime e di particolari scansioni strofiche, esaltano la forma musicale "interna", autonoma, del componimento. Giunsero al voluto ermetismo con il "trobar clus", il codice cifrato in cui è comunemente trascritto il rituale dell'amor cortese. Al centro è il vagheggiamento o "corteggiamento" della donna innalzata a pura "femminilità", la trepida e complicata tensione di un desiderio che pertinacemente si nega e si contesta. E' un motivo sconosciuto all'eros greco-latino, e che dà il tono a tutta la lirica amorosa successiva, dal "minnesang" tedesco alla poesia della corte di Federico II di Svevia, fino allo stilnovismo e a Petrarca, attraverso una progressiva elaborazione e approfondimento.
I primi documenti di questa letteratura provenzale hanno carattere didattico e edificante (Boeci, Canzone di Santa Fede); ma la gran parte di quello che ci è rimasto appartiene alla produzione trobadorica. Ruolo di capiscuola hanno il potente duca di Aquitania, Guglielmo IX, e il suo vassallo Ebolus II, visconte di Ventadour (per cui è ricordato come Ebles de Ventadour), di cui ci è giunta solo questa fama di caposcuola, come testimoniano alcune cronache (che lo chiamano "Ebolus cantor" e parlano di una "escola d'Eblo") e altri trovatori (Marcabrun, Bernart de Ventadour), ma purtroppo nessun testo.
Nello sviluppo successivo, l'amore cortese diventa l'elemento centrale, non senza dissensi come quello di Marcabrun (attivo negli anni 1133-1148) che elaborò le linee del "trobar clus".
Sulla linea di un impegno formale forte sono Raimbaut d'Aurenga, Peire d'Auvergne, Guiraut de Bornelh e Arnaut Daniel.
In questi trobadori è altissimo il senso della dignità dell'arte poetica intesa come disciplina rigorosa, accostabile solo al prezzo di uno sforzo intellettuale e di non facile iniziazione. Siamo nell'ambito di una civiltà feudale e cavalleresca: come per "fare un cavaliere" occorrono lunghi esercizi, e non tutti possono accedervi, così per "fare un trobadore" occorre lungo esercizio e maestria letteraria.
A testimoniare l'alto livello civile e culturale raggiunto dai provenzali è anche il fatto che la regione diventa centro di riferimento per trobatori provenienti anche dalle regioni limitrofe. E' il caso di Cossezen, che scrive in provenzale ma è di origini italiche. Per diventare poi centro di irradiazione culturale verso le regioni confinanti.
Più accessibile l'opera di alcuni poeti anteriori ad Arnaut Daniel. Jaufré Rudel che poetò sul motivo dell'amore lontano; e Bernart de Ventardon. Apprezzabili alcune composizioni nel genere dell'epistola amorosa, di Arnaut de Mareuil. Mecenate e poeta fu Dalfi d'Auvergne.
Attivi tra XII e XIII secolo sono Raimbaut de Vaqueiras, Peire Vidal, Gaucelm Faidit, Peire de la Caravana, Bertran de Born che trasse ispirazione soprattutto dalle imprese guerresche dandoci testimonianza delle lotte che agitarono la Francia alla fine del XII secolo.



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