Il Cyberpunk nella letteratura
Il Cyberpunk costituisce il primo tentativo di riflessione
sui fenomeni che hanno evidenziato un cambiamento di sensibilità
estetica. Sono le tecnologie che simulano automaticamente
lattività mentale a mutare la percezione quotidiana
dellambiente e la forma delle relazioni sociali. Le
opere evidenziano un carattere doloroso estatico e visionario.
Il principale referente in proposito è William Burroghs,
ma i nomi da segnalare sono tanti: Philip Dick, Norman Spinrad,
Ballard per la letteratura di fantascienza. Burroghs sembra
intuire il carattere virale del segno [4], la
potenzialità di un linguaggio che agisce come un
virus interferendo, invadendo in continua mutazione.
Le tecnologie diventano allora un mezzo per espandere
il contagio del virus-linguaggio. Loperazione stilistica
avviene sulla lingua e sulla struttura narrativa: gli avvenimenti
non avvengono più in successione e non si svolgono
sullo stesso piano di realtà. Dobbiamo abbandonare
lidea di una realtà sequenziale se vogliamo
comprendere un racconto come Neuromante, in cui gli eventi
si svolgono su terreni di referenza diversi con un passaggio
cibernetico, il linguaggio diventa macchina e funziona come
protesi informatica e telematica. Gibson parla di "neuromanzia",
la divinazione telematica e informatica per comprendere
e interpretare i segnali provenienti dalla rete neuronica
come se fossero presagi, anticipazioni di quello che sta
per accadere. Nella musica i riferimenti sono da ricercare
nel punk anni settanta e nella sperimentazione elettronica
come lambient-music. I nomi: Brian Eno, Philip Glass,
Laurie Anderson, Jon Hassel.
Note
4) Franco Berardi, Cancel & più cyber che punk,
Bologna, Synergon, 1992, p. 63.
Contesto
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