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                    Nel nord e centro Italia proliferano i comuni, città 
                      -stato in lotta tra di loro ma anche portatori ognuno di 
                      proprie istanze libertarie e indipendentistiche capaci di 
                      coagulare forme di alleanza quando gli interessi comuni 
                      vengono minacciati. Una vitalità che si riflette 
                      anche sul piano culturale, soprattutto in campo didascalico 
                      (Bonvesin da Riva ;  
                      Giacomino da Verona ; Uguccione 
                      da Lodi;  Girardo Patecchio ; 
                       Pietro da Bescapè ), e 
                      cronachistico ( Salimbene da Parma 
                      , morto nel 1288). 
                     
                     Anche le lingue locali postlatine ricevono una grossa 
                      spinta. A rafforzare il livello qualitativo delle scritture 
                      nelle lingue locali interviene la maggiore coscienza letteraria 
                      degli intellettuali, grazie all'opera delle Universitates 
                      che sfornano quadri amministrativi e dirigenti pił preparati 
                      rispetto al passato. Una maggiore diffusione culturale, 
                      che significa anche l'elaborazione di una prosa in lingua 
                      postlatina influenzata dalle dottrine del "cursus" 
                      e dalla retorica. Uno dei maestri di retorica punto di riferimento 
                      è il bolognese Guido Faba 
                      (o Fava).  
                      Vi è un numero sempre pił crescente di traduzioni 
                      dal latino, accanto a quelle dal francese e provenzale. 
                      Le traduzioni pił antiche conservate provengono da Roma 
                      (Storie de Troia e de Roma, Le miracole de Roma) e dal Veneto 
                      (Panfilo e Cato), ma pił importante è l'opera di 
                      traduzione avviata in campo giuridico e retorico in Toscana 
                      e Emilia:  Brunetto Latini  con 
                      la sua Rettorica, volgarizzamento di parte (i primi 17 libri) 
                      del "De inventione" di Cicero vuole fornire un 
                      modello di retorica, di bel parlare, per tutti coloro che 
                      operano a vario livello nei Comuni.  
                      Si traducono opere religiose e morali come i trattati di 
                      Albertano da Brescia L'arte di dire e di tacere (De arte 
                      loquendi et tacendi, 1245), Libro di consolazione e consigli 
                      (Liber consolationis et consilii, 1246). Albertano era giudice 
                      a Brescia, fu legato di Brescia presso la Lega Lombarda, 
                      consigliere del podestà di Genova (1243). Nei suoi 
                      numerosi trattati convergono una notevole erudizione enciclopedica, 
                      profana ma anche religiosa, insieme a austeri dettami etici 
                      derivati dai testi biblici e dagli scrittori latini, pervasi 
                      anche di spirito francescano. Il "Libro di consolazione" 
                      era conosciuto anche da Chaucer (che lo usò nei "Racconti"). 
                       
                      Dal francese si traducono i romanzi bretoni (Tavola rotonda, 
                      la storia di Tristano), e compilazioni storiche come I fatti 
                      dei romani (Li fes des romains) che ebbe grande fortuna. 
                       
                      Dal punto di vista degli esiti pił originali è possibile 
                      individuare una differenziazione in due aree culturali: 
                      quella settentrionale pił influenzata dagli influssi provenienti 
                      dalla Francia; quella centrale in cui si avviano produzioni 
                      pił autonome dal punto di vista linguistico.  
                      In Italia settentrionale grande successo ha l'epica francese; 
                      i poemi sono adattati nelle lingue locali formando linguisticamente 
                      un ibrido (franco- veneto). A Genova, Mantova, Treviso, 
                      Venezia è frequente l'uso del provenzale come lingua 
                      poetica:  Lanfranco Cigala ,  
                      Bonifacio Calvo ,  Bartolomeo Zorzi 
                      ,  Sordello  sono in pratica 
                      dei sopravvissuti di una moda culturale che ha enorme importanza 
                      in Europa per il risveglio delle attività poetiche. 
                       
                      In Toscana grazie agli inputs modellistici provenzali e 
                      della corte federiciana, dopo la metà del secolo 
                      ci si dedica alla poesia lirica con esiti per ora mediocri: 
                       Bonagiunta Orbicciani ,  
                      Chiaro Davanzati  (morto dopo il 1303), e il maggiore 
                      di questi, il volenteroso  Guittone 
                      da Arezzo . 
                     In prosa cominciano verso la fine del secolo a prodursi 
                      i primi tentativi di opere pił originali, indipendenti da 
                      modelli francesi o latini. In campo culturale-scientifico 
                      interessante è il trattato Della composizione del 
                      mondo (1282) del monaco Ristoro da Arezzo: si tratta della 
                      prima opera astronomico-geografica in volgare italiano. 
                      Rivela un certo spirito d'osservazione e una perfetta conoscenza 
                      delle teorie di Aristoteles e degli scienziati arabi.  
                      In campo narrativo è il  Novellino. 
                    
                     
                     Mentre nell'area franco-veneta si preferisce la materia 
                      carolingia attraverso la serie di poemi popolareggianti, 
                      in centroitalia le classi signorili gradiscono maggiormente 
                      le leggende bretoni, elaborate anche in maniera originale: 
                      si veda il Tristano in prosa toscana del XIII secolo, conservato 
                      alla Biblioteca Riccardiana di Firenze. E' un processo che 
                      confluisce nel 1270 nel "Meliadus" e nel "Gyron 
                      le Courtois" di Rustichello da Pisa. Il Meliadus è 
                      un poema cavalleresco in franco-veneto che sviluppa temi 
                      del ciclo bretone, che Rustichello aveva appreso nel corso 
                      di un lungo soggiorno in Francia. Si deve a Rustichello 
                      la stesura in francese de Il milione: prigioniero dei genovesi 
                      nel 1298, conobbe in carcere Marco Polo, e sotto dettatura 
                      di questi scrisse uno dei pił famosi libri di viaggi della 
                      nostra storia. Di suo vi aggiunse qualche artificio letterario 
                      e alcune descrizioni di battaglie, ma si mantenne sostanzialmente 
                      fedele, per quanto è possibile capire, alla dettatura 
                      di Polo.  
                      Persiste intanto l'opera dei cantastorie che diffondono 
                      in maniera anonima le leggende carolinge, bretoni e "classiche", 
                      attraverso i cantari. 
                     
                    
                     
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