La
ricerca cinematografica tra le due guerre
La ricerca cinematografica tra le due guerre
La teoria
Divenuta fenomeno sociale non più solo rivolta al consumo
delle classi subalterne, business ma anche riciclaggio per le professionalità
prima minori legate al teatro e al varietà , il cinema comincia
a essere considerato arte e dunque sottoposto all'attenzione dell'elaborazione
estetica. Tra i primi a occuparsi esteticamente del cinema è
in Francia Ricciotto Canudo (morì nel 1923) che nel 1911
espone le sue idee nel "Manifesto della settima arte" (Manifeste
de la Septième art): per la prima volta si argomenta sul
cinema inteso come arte, e come arte totale sull'esempio del modello
wagneriano. "la settima arte concilia tutte le altre". E' una attività
teorica che si intensifica esponenzialmente dopo la guerra. Lo stesso
Canudo fonda nel 1921 il Club des Amis de la Septième Art.
Scrive saggi e articoli raccolti nel 1927 nel volume "L'officina
delle immagini" (L'usine aux images). Negli anni '20 sono le elaborazioni
teoriche di Louis Delluc , che vengono
messe in pratica attraverso la realizzazione di films d'avanguardia
e non, da lui e dai suoi amici Germaine Dulac, Marcel L'Herbier
ecc. A partire dalla metà degli anni '20 la teorizzazione
sul cinema non è più esclusiva di pochi intellettuali
"coraggiosi" o stravaganti, ma diventa patrimonio comune. Scrivono
e discettano sul cinema un po' tutti gli intellettuali del tempo:
da Colette a Cocteau, da Cendrars a Apollinaire, da Mac Orlan a
Elie Faure ecc.
La produzione sperimentale
Nel campo sperimentale, i risultati maggiori si ebbero a partire
dal 1925; Eggeling aveva cominciato ad animare dei rulli realizzati
da lui e da Richter; Hans Richter li
trasformò in tre cortometraggi, Ritmo 21, 23 e 25 (Rhthmus
21, 23, 25), secondo l'anno d'origine; "Ritmo 25" era colorato a
mano. Nel 1926 è la volta di Filmstudie, sulla base della
"Creazione del mondo" di Milhaud, con sequenze surrealiste; Fantasmi
del mattino o Fantasmi degli oggetti (Vormittagsspuck, Spuk der
Gegenstände, 1927; traducibile anche con: Apparizioni prima
di colazione) sceneggiato da Graeff includeva in una sequenza memorabile
una serie di cappelli a bombetta fluttuanti nell'aria, ma anche
uomini che marciano contro se stessi, tazzine in movimento e altri
trucchi fotografici: tante sequenze per additare "l'oggetto in libertà":
nei dieci minuti prima di mezzogiorno gli oggetti si ribellano,
per riprendere poi la routine. Seguirono altri lavori analoghi,
come "Rennsymphonie" (1928); nel 1929 fu invitato a far parte di
un laboratorio d'avanguardia a London; all'improvviso gli venne
di fare "un film sociale con un contenuto sociale" che intitolò
Quotidianamente, ma lo lasciò in un laboratorio svizzero
dove fu ritrovato nel 1966: tra l'altro mostra Ejzenstejn che interpreta
un poliziotto londinese.
Gli incontri
Gli ambienti della sperimentazione erano allora come sempre internazionali:
i film sperimentali circolavano non tramite circuiti commerciali
ma grazie alla diffusione degli appassionati e degli stessi sperimentatori.
Quando capitava ci si riuniva assieme, come nel settembre 1929 allo
Chateau de La Sarraz, sotto gli auspici di Madame de Mandrot che
si interessava allora di cinema, quando si trovarono assieme Richter,
Ruttmann, Balász, Moussinac, Robert Aron e due rappresentanti
della London Film Society, Ivor Montagu e Jack Isaacs, e Ejzenstejn
con i suoi amici Eduard Tissé e Grigorij
V. Aleksandrov, oltre a Cavalcanti. La riunione fu definita
pomposamente "primo congresso del cinema indipendente", e ci si
diede appuntamento per l'anno successivo. Ejzenstejn indusse il
consesso a partecipare a un cortometraggio in 16 mm (perduto poi
dallo stesso Ejzenstejn) in cui si dava vita a una rappresentazione
allegorica- burlesca: in essa l'arte del cinema era liberata per
merito dell'avanguardia dal demone del commercio.
Al "secondo congresso del cinema indipendente", che si tenne
a Bruxelles tra il 27 novembre e il 1 dicembre 1930, c'erano buona
parte di quelli già ospiti a Sarraz, oltre a un gruppo
nutrito di francesi: Germaine Dulac, e i giovanissimi Joris Ivens,
Jean Vigo , Jean Lodz, il ventitreenne
Jean-Georges Auriol fondatore e direttore
della ĞRevue du ciné mağ (1928-31, che riprenderà
nel dopoguerra per alcuni anni), Bourgeois, Henri Storck ecc.
Le sedute di discussione erano dedicate alla ricerca di strumenti
di lotta contro la censura, e per le proiezioni. Tra l'altro furono
proiettati "Zemlja" di Dovzenko, "Hallelujah" di Vidor, "Më
lodie der Welt" di Ruttmann, "L'uomo con la macchina da presa"
di Vertov, "Drifters" di Grierson ecc., oltre ai lavori dei più
giovani. Fu decisa la creazione di una associazione del cinema
indipendente, che non ebbe seguito.
Gli impressionisti sperimentali francesi
In Francia il cinema d'avanguardia ha un grosso impulso con la realizzazione,
nel 1917, di "Ames d'hommes fous" di Germaine
Dulac . Della Dulac si ricorda anche Festa spagnola (La fete
espagnole, 1919) sceneggiato da Louis Delluc. Dulac, Delluc, L'Herbier
e altri vengono oggi accomunati sotto la denominazione di "impressionisti
francesi". Si tratta di un gruppo avente caratteristiche eterogenee:
dominano e convivono assieme due linee apparentemente inconciliabili,
quella melodrammatica e quella sperimentalista.
Marcel L'Herbier realizza El Dorado
(1921), film ricco d'idee e di trovate, in cui sono usati specchi
concavi e convessi, per deformare l'immagine. L'Herbier fu presidente
nel 1937-1945 dell'Association des auteurs de films, e fondatore
nel 1941 dell'Institut des hautes é tudes ciné matographiques
(IDHEC). Tra i collaboratori di alcuni films di L'Herbier è
Alberto Cavalcanti . Del gruppo 'impressionista'
fanno parte Jean Epstein ,
Jacques de Baroncelli e uno dei maggiori registi del cinema
muto francese, Abel Gance .
Interessante l'attività filmica di
André Antoine , d'avanguardia anche se secondo una prospettiva
di ricerca diversa da quella degli "impressionisti" Dulac, Delluc,
L'Herbier, Gance, Epstein ecc..
Mentre con gli impressionisti le innovazioni si innestavano in una
solida struttura narrativa, gli sperimentalisti dell'avanguardia
a partire dalla metà degli anni '20 in Francia mirano a scardinare
le strutture narrative e le aspettative di linearità e conferma
degli spettatori. Si ricercano effetti plastici fondati su ritmi
visivi o audio-visivi. Si incanala la ricerca verso prospettive
di protesta sociale (Vigo, Buñ uel) o si trasportano sullo
schermo esperienze astratte, pittoriche e fotografiche (Lé
ger, Man Ray). Le tecniche usate sono le più diverse:
dall'animazione all'uso dei trucchi, il ralenti, l'accelerazione,
le sovrimpressioni, le ottiche deformanti, il montaggio usati in
maniera spasmodica e ipertrofica. Si vedano Balletto meccanico (Ballet
mé canique, 1924) di Fernand Lé ger, ma anche Intermezzo
(Entr'acte, 1924) di René Clair girato assieme e interpretato
tra gli altri da Picabia, Man Ray, Marcel Duchamp, Erik Satie (autore
anche delle musiche di accompagnamento), Georges Auric ecc.
Surrealisti tanto da essere definiti anti-surrealisti dai loro autori
sono La conchiglia e l'ecclesiastico (La coquille et le clargyman,
1926) di Germaine Dulac con sceneggiatura di Antonin Artaud, e Il
sangue di un poeta (Le sang d'un poète) di Jean Cocteau.
Il film della Dulac e quello poi di Buñ uel sono presentati
allo Studio des Ursulines, una delle sale d'avanguardia di quegli
anni, assieme al Vieux Colombier e allo Studio 28.
Dal gruppo surrealista le cose migliori provengono da
Luis Buñ uel che nel 1928, insieme a Salvador Dalì
, realizza Un cane andaluso (Un chien andalou). Buñ uel dopo
la laurea in lettere era venuto a Paris per studiare regia teatrale,
aveva esordito ad Amsterdam nella regia teatrale (con una commedia
musicale di De Falla, 1926). Dopo "Un cane andaluso" realizzò
L'età d'oro (L'age d'or) sempre in collaborazione con Dalì
, cui seguì il documentario "Las Hurdes" (1932) realizzato
in Spagna. Diventerà nel dopoguerra tra i maggiori cineasti
del secolo (anche se un po' diseguale).
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