Jean
Vigo
Jean Vigo
Con Jean Vigo siamo nel campo dell'avanguardia cinematografica di
stampo realista. Morto a 29 anni di tisi nel 1934 (era nato nel
1904), è uno dei nomi mitici della storia del cinema nonostante
l'esiguo numero di opere e l'accanimento censorio di politici e
produttori contro i suoi film. Importantissimo il suo ruolo nella
nascita di un cinema sociale. Figlio dell'anarchico e giornalista
pacifista Almereyda ucciso in carcere nel 1917, il cinema di Vigo
è tutto sotto il segno della rivolta e della poesia. A proposito
di Nice : punto di vista documentato (A propos de Nice : point de
vue documenté , 1930) è un violento pamphlet sul mondo
borghese e la sua corruzione.
Per renderci conto di qual era il clima cinematografico del tempo,
si pensi che il primo documentario di Vigo fu presentato nel giugno
1930 nell'ambito di una rassegna sul giovane cinema francese (a
cura del Groupement des Spectateurs d'Avant-Garde), in cui erano
presenti: "Naissance d'un illustré " di Pierre Chenal, "Autour
de l'argent" di Jean Dré ville, "Histoire de dé tective"
di Charles Dekeukeleire, "Les Champs-Elysé es" di Jean Lodz
e Kaufman, "Nogent, Eldorado du dimanche" di Marcel Carné
, "La nuit é lectrique" di Eugè ne Deslaw, "La zone"
di George Lacombe. Nello stesso mese erano queste le proiezioni
cinematografiche a Paris: "La petite marchande d'allumettes" di
Jean Renoir, "Mennschen am Sonntag" di Robert Siodomack e Edgar
G. Ulmer, "Terror" di Roy Del Ruth (con May Mac Avoy), "Un chien
andalou" di Buñ uel, "Lady Windermere's fan" di Ernst Lubitsch,
"A Woman of Paris" di Charlie Chaplin, "La souriante M.me Beudet"
di Germaine Dulac, "Finis terrae" di Jean Epstein, "Castelli in
aria" di James Cruze, "Janseits der Strasse" di Leo Mittler, "La
glace àtrois faces" di Jean Epstein ecc. Nello stesso mese
fu presentato uno spettacolo su Mé liès, una serata
di gala su Alberto Cavalcanti, i film di Jean Painlevé alla
Sorbona. Durante la conferenza di Ejzenstejn, non si lasciò
proiettare "La linea generale".
"A proposito di Nice" fu possibile grazie ai soldi regalategli dal
suocero. Vigo si comprò una macchina da presa di seconda
mano e potè ingaggiare l'operatore Boris Kaufman, fratello
di Dziga Vertov: l'apporto di Kaufman sarà decisivo anche
nella stesura della sceneggiatura. Il film fu presentato il 14 giugno
1930 a un pubblico scelto di persone vicono all'avanguardia, nella
sala Vieux-Colombier. Due settimane dopo fu proiettato allo Studio
des Ursulines. Nel documentario, la fatuità della vita turistica
di Nizza: il casinò, il carnevale, la spiaggia, i bar con
i tavolini al sole, viene messa in rilievo da un montaggio incalzante,
in cui si accostano immagini provocatorie grottesche e irreali:
donne sedute al bar improvvisamente denudate. Il film, secondo Vigo,
vuole mostrare "quanto siano diffuse quelle volgari voluttà
poste sotto il segno del grottesco, della carne e della morte e
che costituiscono gli estremi sussulti di una società che
rinnega sé stessa fino a provocare in te la nausea e la voglia
di una soluzione rivoluzionaria".
Dopo un documentario su commissione, d'ambiente acquatico (Il nuoto
: per Jean Taris campione di Francia, La natation : par Jean Taris
champion de France, 1931. Realizzato per la Gaumont, che allora
era Gaumont-Franco-Film-Aubert: GFFA), lavoro ottenuto grazie a
Germaine Dulac, per Vigo è la volta di Zero in condotta (Zé
ro de conduite, 1933) girato con i soldi di finanziamento di un
aspirante produttore, Jacques-Louis Nounez, vero poema sul mondo
dell'infanzia costretto in collegi-prigione da una società
di adulti che ha dimenticato di essere stata giovane e che quella
infanzia tradisce. Direttore del collegio è un nano barbuto
e supponente (interpretato dal nano Delphin), coadiuvato da odiosi
carcerieri-sorveglianti. Vigo, per cercare di contrastare la cattiva
qualità del sonoro del tempo limita la battute il più
possibile, e usa l'espediente di far ripetere più volte le
parole agli interpreti, tutti non professionisti per ragioni finanziarie.
Citazioni della cultura cinematografica (i ragazzi sull'attenti
al passaggio del sorvegliante cfr "Mädchen in Uniform" di Leontine
Sagan, la scena dei cuscini sventrati cfr "La febbre dell'oro" di
Chaplin, la rivolta nel refettorio cfr "Big House" di George Hill
ecc.) e ricordi personali (della sua infanzia di collegio, ma anche
della vita di suo padre: come il "vi dico merda" messo in bocca
a Tabard contro il professore grasso e contro il rettore, la frase
pubblicata da Almereyda contro il governo durante la sua lotta politica)
si uniscono a un fondo polemico risentito. Nel creare i suoi personaggi
di adulti, Vigo parte dalla realtà, ma una realtà
vista attraverso gli occhi di un bambino ribelle e offeso che, diventato
uomo, si vendica con la satira. Le scene migliori sono quella della
rivolta, con i ragazzi che sbrindellano i cuscini, un ragazzo che
fa la ruota e atterra magicamente sulla sedia tolta a un sorvegliante:
la sequenza è al rallentatore ed è accompagnata da
un brano musicale di Jaubert registrato all'incontrario; e il finale
liberatorio, la fuga verso il cielo dei quattro rivoltosi. Film
che i critici del tempo accostarono a Cé line. Il film fu
vietato dalla censura in Francia, proiettato in Belgio, accolto
con gli entusiasmi degli ambienti d'opposizione di sinistra (soprattutto
a causa della censura) che del resto non costituivano un vero pubblico,
per cui commercialmente il film fu un fallimento.
L'Atalante (1934) è una storia d'amore intensissima,
piena di humor e poesia. Indimenticabile la scena della visione
subacquea: il capitano del battello L'Atalante (da cui il titolo
del film), Jean (interpretato da Jean Dasté ), abbandonato
dalla giovane moglie Juliette (interpretata da una bravissima Dita
Parlo) si tuffa nel fiume per seguire la credenza secondo cui nell'acqua
si vede il volto della persona amata: e infatti in sovraesposizione,
la figura angelica della donna. Film di intensissimo realismo. Particolarmente
riuscita la figura di Père Jules (interpretata da Michel
Simon), un po' ciarlatano un po' buffone, circondato da decine di
gatti che saltano dapertutto, e con la sua cabina piena di meraviglie
provenienti da tutto il mondo (una specie di vittoriale marinaresco),
compreso una boccia in vetro contenente sotto spirito ciò
che è rimasto di un suo amico: delle mani... Sarà
père Jules a ritrovare Juliette in città e a riportarla
nella chiatta. Nel finale, un'altra inquadratura rimasta famosa:
lo stacco tra il primo piano dei due sposi abbracciati e il campo
lunghissimo, dall'alto della chiatta in controluce. Importante risulta
anche qui l'apporto alla fotografia dell'operatore Boris Kaufman,
con cui ha collaborato in tutti i suoi films.
Nounez aveva investito quasi un milione di franchi, s'era assicurato
che Vigo seguisse una sceneggiatura per evitare scarti, mentre la
Gaumont fornì studi, pellicola e distribuzione. Entrò
nella selezione francese per la Biennale di Venezia, che però
allora non aveva la rinomanza artistica che ebbe poi nel dopoguerra.
Il film di Vigo fu giudicato alla fine dai distributori assolutamente
non commerciale. Si cercò di "salvarlo" dal punto di vista
commerciale, mentre Vigo era ormai malato, tagliando alcune scene
e inserendo una canzone allora popolare, "La chaland qui passe"
lanciata da Lys Gauty: si trattava del rifacimento francese di "Parlami
d'amore Mariù " lanciata in italia da De Sica, con le musiche
di Bixio ma il testo cambiato. Il titolo del film divenne "La chaland
qui passe", e le canzoni originarie di Jaubert eliminate. Il nuovo
film fu lanciato alla fine del 1934: fu un insuccesso di pubblico.
Pochi giorni dopo la proiezione di "Le chaland qui passe" Vigo,
ignaro dei mutamenti fatti al film, moriva di tubercolosi assistito
dalla giovane moglie.
Vigo è tra i primi registi a occuparsi di quello che diverrà
negli anni successivi uno dei filoni più importanti della
produzione europea: il filone realistico-sentimentale. Sopravvissuto
nella conoscenza di pochi intimi, negli ambienti della sinistra
politica, dopo il 1945 comincia a essere considerato un cult, e
si procede al restauro dei suoi film. "Cineasta esteta e cineata
realista, Vigo evita sia i trabocchetti dell'estetismo che quelli
del realismo" (*Truffaut).
Jean Vigo : filmografia completa
A propos de Nice : point de vue documenté (1930)
La natation : par Jean Taris champion de France (1931)
Zéro de conduite (1933)
L'atalante (1934)
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