Ecco dunque i nomi
degli autori di quegli anni: A. Rosselli,
D. Bellezza e il suo epigono A. Veneziani, G. Manacorda,
R. Paris, F. Cordelli, M.Cucchi, N. Orengo, V. Cerami, V.
Zeichen, E. Spallanzani.
Essi, seppur legati in vario modo al tardo-moderno, contestando
il vuoto concettualistico della neoavanguardia, hanno ricostruito
attraverso la ripresa del soggetto una letteratura, interpretando
la società di allora e i suoi umori più inconsci, e talora
più estremi come il movimentismo, ed hanno nel contempo anticipato
elementi del postmoderno: dalla divisione o frammentazione
del sé, alla negazione,o meglio diniego, della storia e dellideologia,
al citazionismo, al metaromanzo soggettivo, alloggettivazione
del soggetto, alla riduzione a tracce dellio, al rifiuto
dellidea di progresso indefinito, alla visione della
generazione come opposizione unica, talora allindecidibilità [1] . E quindi opportuno tornare a studiarli,
per incominciare a storicizzare la letteratura che dal 70
giunge alla fine di questo millennio.
Insomma quella "coscienza" (di F. La Porta), proprio
prima di alleggerirsi completamente, subisce una iniziale
perdita, che non è certo quella della riduzione a corpo o
a metastoria.
Cerchiamo di chiarire: il problema non è di giustificare
gli anni 70 alla luce degli 80. Si tratta solo
di essere "storicisti sempre", come diceva Jameson
allapertura del suo Inconscio politico, e cioè di tentare
di interpretare con gli strumenti della filologia gli ultimi
30 anni e il postmoderno, partendo da quella rottura del 68-70,
laddove troveremo le radici delloggi.
[1] Per un esempio estremo, cfr. il racconto breve di E. Spallanzani
Io mento, dove lautore applica il teorema
dellindecidibilità di Goedel al mito della torre di
Babele. In Altri Crocevia,. p. 245 ss.
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La generazione invisibile: letteratura
dimenticata degli anni Settanta, di Imola Giannini
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