Storia della letteratura europea - Torna in homepageLa Germania dell'est, 1945-1989


La Germania dell'est, 1945-1989


La costituzione di un regime filo-URSS nella Germania orientale (RDT) genera una letteratura segnata dalla forte ingerenza ideologica del partito di governo, che detta linee estetiche e contenuti, e attua nei confronti dei "dissidenti" la censura o la repressione. La censura dei libri rei di apologia di fascismo o di altra complicità con il regime, che si attua a partire dal 1945, segue la duplice via del ritiro dalla distribuzione nelle librerie e l'archiviazione (in RDT si usò contraddistinguere questi testi negli archivi con un punto rosso), o la semplice eliminazione. Lo stesso sistema lo si attua nei confronti dei testi occidentali e verso quelli dei dissidenti interni. Anche con strane incongruenze per cui si potevano ad esempio leggere i romanzi di Sartre e di Böll, ma non i loro saggi ecc. Dominano all'inizio gli scrittori rientrati dall'esilio: Brecht, Johannes R. Becher, Friedrich Wolf, Anna Seghers. Si costituisce poi una produzione indigena, dominata dall'estetica del realismo socialista-sovietico. La narrativa grava sul tema del nazismo con Ludwig Renn, H. Türk, Bruno Apitz. Dagli anni '60 la ricostruzione socialista del paese fanno polarizzare l'attenzione di E. Strittmatter, E. Neutsch e Hermann Kant.
Vai inizio paginaLa rivolta operaia del 1953 diventa un tabù: il tentativo di S. Heym di rappresentarne la storia non viene pubblicato. Più aperto il regime sembra essere sui temi della divisione tedesca e del muro di Berlin: in questo modo uno scrittore del dissenso come Christa Wolf riesce a essere pubblicata. Con Christa Wolf siamo davanti a uno dei maggiori scrittori europei del secolo.
La lirica ha all'inizio due figure vicine all'ermetismo europeo: E. Arendt e J. Bodrowski. In odor di critica al regime è il brechtiano Günter Kunert. Con la censura del regime si scontra l'opera polemica di Wolfgang Biermann, che si rivolge con le sue canzoni a un pubblico ampio.
Vai inizio paginaL'ascesa al potere di E. Honecker (1971) porta all'inizio un allentamento della sorveglianza del regime sulla cultura. Sono pubblicati alcuni drammi di Volker Braun, Peter Hacks, Heiner Müller, e un romanzo di Ulrich Plenzdorf che criticano il socialismo burocratico.
Pochi anni dopo, l'espulsione di Reiner Kunze dall'"unione degli scrittori" reo di aver pubblicato le sue pungenti prose nella RFT, è il primo avviso di un nuovo irrigidimento. I letterati più critici sono costretti a lasciare il paese (Sarah Kirsch, Biermann, Kunze, Kunert ecc.). Coloro che si occupano di letteratura, quando non sono ancora alle dipendenze dell'apparato accademico o di potere, sono visti con sospetto. I più giovani si riuniscono in case private, sottoposti all'attenta osservazione dell'apparato di "sicurezza", nella povertà di mezzi e di possibilità di comunicazione di un paese che si muove razionando risorse e destinando gran parte delle proprie energie nel sistema di controllo sociale.

Vai inizio paginaUn'altra storia

Dopo l'euforia per la riunificazione (1989), ovvero l'assorbimento delle regioni dell'est alla Germania occidentale, che durerà poche settimane, l'improvviso aprirsi dei nuovi problemi. Gli intellettuali che erano stati asserviti dal potere sono mandati in pensione. Gli intellettuali che avevano costituito la fronda interna vivono alcuni anni di estremo disagio: la nuova società si manifesta nei suoi aspetti più devastanti, nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, mentre si sviluppano chiari segni di razzismo dei cittadini occidentali rispetto a quelli orientali. Le condizioni economiche tendono nel breve periodo ad aggravarsi, tanto più che sono immessi direttamente sul mercato tutti i prodotti della società di consumo occidentale che i cittadini orientali non sono in grado di acquisire. I cittadini orientali diventano cittadini di serie B, si scatenano forti tensioni sociali, anche nelle forme più accentuatamente razziste (la "guerra tra poveri") ad esempio nei confronti delle larghe comunità turche e di cittadini dei paesi europei che lavorano in Germania.
Dopo alcuni anni di silenzio, riprende la produzione degli intellettuali delle regioni orientali. E' una nuova storia, che si trascina molti dei residui della storia appena trascorsa e non dimenticata, e si pone davanti il problema drammatico dell'oggi. Tanto più che gli ideali che avevano animato le generazioni di intellettuali nell'epoca precedente sono a pezzi, né il "modello occidentale" ovvero il sistema capitalistico riesce a porsi come modello esaustivo e soddisfacente per la risoluzione dei problemi reali delle popolazioni e degli individui. Si rinizia con un ripiegamento su sé stessi, sulle proprie storie personali. Così Christopher Hein in Von allem Anfang an scrive una storia autobiografica centrata sui ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza. Nel 1997 esordisce Julia Franck (Der neue Koch) nata a Berlin nel 1970. E.E. Sebald in Emigrants scrive storie di esilio dalla Germania durante l'ultima guerra mondiale. Johannes Goebel e Christoph Clermont scrivono Die Tugend der Orientierungslosigkeit. Esce la raccolta di poesie (1997) del poliedrico Robert Gernhardt.

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