Produzione
italica nel corso del Seicento
Produzione italica nel corso del Seicento
Il fenomeno più macroscopico che interessa
l'Italia dal punto di vista socio-economico è il tracollo
economico (e culturale). Dopo una certa resistenza nei primi del
XVI secolo, nel corso di due generazioni l'Italia diventa un paese
di periferia, caratteristica che manterrà fino alla metà
almeno del XX secolo. Le regioni italiche esportano uva, olio,
seta greggia in cambio di stoffe, pesce salato, piombo e manufatti:
è una bilancia commerciale tipica di un paese (ma non dobbiamo
dimenticare che non è possibile parlare di un "unico" paese
in quanto non esisteva una unica compagine amministrativa e politica
nella regione) sottosviluppato. Pur con diversità da zona
a zona, e isole di resistenza, un po' tutta la penisola è
interessata dal fenomeno della baronizzazione, la variante del
XVII secolo del feudalesimo.
La Spagna, grazie all'argento americano, aveva giocato nel XVI
secolo il ruolo di grande potenza: ora sperimenta un processo
involutivo che la porta alla fine del secolo alla baronizzazione.
L'Impero turco che per secoli aveva minacciato il mediterraneo,
s'era sfasciato. La Germania recava ancora le ferite della guerra
dei trent'anni (1618-1648). La Francia si era dissanguata nelle
guerre di religione, nel XVII secolo si dissangua con Richelieu
per distruggere l'egemonia degli Asburgo di Spagna e Austria,
ma riesce nella seconda metà del XVII secolo a riprendersi
(ciò la porterà a un grande balzo in avanti nel
XVIII secolo). I Paesi Bassi settentrionali sono quelli che più
brillano dal punto di vista economico e culturale. L'Inghilterra
che fino alla fine del XV secolo è rimasta un paese di
periferia, nel XVI secolo si risveglia grazie all'importazione
di artigiani stranieri e a una vivace attività navale (anche
di pirateria), nel XVII secolo svolge una attività commerciale
sull'esempio olandese.
In Italia domina il marinismo in poesia e
nella prosa, con la ricerca e l'esasperazione di procedimenti
sorprendenti e ingegnosi. L'italiano è lingua comune in
una realtà politica che non solo resta estremamente frammentata
ma perdippiù soggiacente a centri di potere dominanti che
non si trovano in Italia ma in Spagna e Francia, ma che si appoggiano
a gruppi e potentati locali che esprimono, a volte, una propria
attività culturale locale.
Saggistica
In campo storico è l'opera di
Pietro Sforza Pallavicino, che interpreta la storia del concilio
di Trento in maniera antitetica rispetto a Paolo Sarpi, anche
dal punto di vista stilistico.
Trattatisti di critica letteraria sono
Alessandro Tassoni e Emanuele Tesauro.
In campo scientifico la tradizione instaurata da
Galilei produce le cose di Francesco
Redi, e di Lorenzo Magalotti.
Ancora più imponente la saggistica
religiosa e le opere di precettistica cattolica. Nella Milano
interessata dal tentativo educativo-religioso di Federigo Borromeo,
tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, vi è una
attività editoriale frenetica, che ingolfano monasteri
e confraternite di opere come "Leggendari delli santi", "Soliloqui
di Agostino", "Discorsi morali delli evangelii" di Visdomini,
"Pratiche della oracion mentall" dell'allora celebre Bellintani
da Salò, i vari "Tesauri della sapienza", fino a opere
non proprio ortodosse come la "Confessione del reverendo messer
Hieronimo" cioè di Savonarola, e al grande best-seller
della "Guida de' peccatori" di Granada.
Ma si pensi anche alla produzione diretta di un religioso cattolico
come il francese Francesco di Sales (1567\1622) che operò
per convertire i calvinisti della regione alpina, e a cui si debbono
"Le esortazioni", collezionate dalle Figlie della Visitazione:
si tratta di istruzioni tenute alle suore del monastero, con un
linguaggio chiaro e concreto, il tono familiare.
Alla cultura agostiniana e all'ambito locale (Pavia), va accostata
la figura e l'opera di Filippo Lachini
che alla metà del Seicento mise sù una biblioteca
pubblica, tra le poche del tempo in Italia.
Sul fronte più laico diffusissimi
sono invece opere come i trattati di vita militare, o "Dell'ufficio
del marito". Ma anche un testo come il "Libro contro gli spettacoli
et altre vanità del mondo". E la manualistica contro la
peste ecc.
Sono tutte opere che danno il clima di un'epoca.
Produzione letteraria italica
La produzione letteraria italica del resto
è molto abbondante, in tutti i campi. Un nuovo genere è
quello del poema eroicomico, la cui prima opera è data
dal "Secchio rapito" di Alessandro Tassoni.
In campo drammaturgico sono tragedie come l'"Aristodemo" di
Carlo Dottori. Nel campo della commedia
Michelangelo Buonarroti jr che fa sfoggio della sua cultura
linguistica per le parlate locali e del popolino.
Le cose maggiori e più numerose naturalmente provengono
dalla commedia italiana dell'arte e dal melodramma. Accanto all'uso
dell'italiano e delle lingue regionali e locali della penisola
italica, si sperimenta il plurilinguismo. Si giunge a fissare
l'uso plurilinguista in forme stereotipate, così come i
personaggi delle commedie diventano tipi fissi e ricorrenti (le
maschere). Un rinnovamento si avverte con
Carlo Maria Maggi, che subordina la caratterizzazione linguistica
a quella sociologica e morale.
Numerosi i narratori, che compiono alcune
delle sperimentazioni più rilevanti del secolo. Essi ebbero
larga diffusione anche grazie a numerose traduzioni nelle lingue
europee.
Mentre le cose che noi oggi avvertiamo come più vivaci
e interessanti riguardano le opere narrative nelle lingue regionali:
soprattutto i napoletani Giulio Cesare
Cortese, sobrio e realistico, e Giovan
Battista Basile che manipola in maniera originale la lingua
napoletana.
Valore interessante di documento ha l'opera
poetica di Ludovico Lepòreo
che accentuò il virtuosismo verbale del marinismo al massimo.
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