La
produzione latina nel XII secolo
La produzione latina nel XII secolo
Il latino è la lingua di cultura principale
nell'europa occidentale. Scrivono in latino e si servono del latino
per comunicare religiosi e re, amministratori e notai.
Tra la fine dell'XI secolo e soprattutto
nel corso del XII secolo robusta è la produzione in latino
di autori attivi nella Francia settentrionale. Poeti sono
Alain de Lille, Adam de Saint-Victor;
Hildebert de Lavardin,
Marbodo da Rennes, Balderico da Bourgueil,
in latino, usano l'esametro e il distico elegiaco con rima leonina.
Le loro rime e i canti amorosi perduti di
Abelardus (morto nel 1142) sono contemporanei al sorgere
della poesia trobadorica.
La lirica profana in latino continua con i testi goliardici legati
alle "universitates".
Il sorgere delle produzioni nelle lingue
nazionali si pone in un quadro di rafforzamento complessivo della
cultura e della società europee occidentali. In questo
quadro, la produzione latina tende a rafforzarsi rivitalizzata
proprio dagli apporti provenienti dalle produzioni locali nelle
lingue non latine, oltre che dagli apporti provenienti per i contatti
con il mondo culturale arabo, in seguito e in margine alle crociate.
Si innescano dibattiti culturali nuovi. C'è chi vuole reagire
all'erotismo profano (Guglielmo da Saint-Thierry
con la Natura dell'amore, De natura amoris), e al razionalismo
(Bernardus da Clairvaux); si studiano
il Talmud e si traduce il Corano; è un periodo in cui si
tentano le "conciliazioni" tra sistemi e filosofi: tra Aristotele
e Tolomeo, tra Bibbia e "Timeo" di Platon.
Il più raffinato umanista occidentale
del tempo è Giovanni da Salisbury (morto nel 1180), proveniente
dalla scuola di Chartres e dalle lezioni di Abelardus.
Di storia si occupa Orderic Vital.
A Paris si afferma la mistica speculativa con Ugo e
Riccardo da Saint-Victor.
Con Petrus Lombardus si avvia l'uso delle
"Summae". In filosofia si affermano istanze razionalistiche, si
tenta la sistematizzazione intellettuale della realtà.
E accanto a questo, quella che è una nuova sensibilità
fantastica, influenzata dai racconti orientali.
La narrativa animalesca ha intenti allegorico-morali
ma anche satirici: Nivardo da Gand è autore dell' Ysengrimus
(1148) antecedente al Roman de Renart. L'"Ysengrimus" è
uno straordinario poema in 6500 versi. Protagonista ne è
Isengrimo Lupo che rivive 12 nuove farsesche fatiche d'Ercole
con esito sempre per lui negativo. A giocargliele è la
vole Reinardo suo nemico giurato, ma anche altri come le suore-scrofe
guidate dalla badessa-scrofa Salaura. Un poema epico, favolistico,
satirico: una satira monastico-ecclesiastica. L'inglese Nigelle
Wireker è autore delle storie dell'asino Burnellus nello
Specchio degli stolti (Speculum stultorum, c.1180).
La storiografia anglo-normanna sfrutta e
riusa antiche leggende: Goffredo da Monmouth
con la sua Storia dei re di Britannia (Historia regum
Britanniae, 1136), che sarà fonte per i cicli arturiani.
L'agiografia usa le leggende delle canzone
di gesta (Vita sancti Willelmi).
Andrea Cappellanus con L'amore
(De amore, o: De arte honeste amandi, c.1185) sistematizza l'erotismo
cortese.
Dalla liturgia derivano ludi drammatici (Sponsus,
Lazarus). Nella seconda metà del XII secolo si diffondono
le commedie elegiache di Vitale (Geta e Aulularia), Matteo da
Vendôme (Milo), oltre che vari autori anonimi (Lydia, Babio
ecc.), che conservano i titoli della commediografia antica mentre
in realtà hanno origini orientali (es il "Milo") o inglesi
(es. il "Babio"), appartenenti al genere dei fabliaux.
Nel 1175 cominciano a circolare le "artes poeticae" grazie a Matteo
da Vendô me, Gervaso da Melkley ecc.: si applica l'ars dictandi
nata a Montecassino e passata dall'ambito giuridico-notarile alla
letteratura.
L'area europea più creativa è
quella francese, rispetto a Germania e Italia. Le universitates
francesi hanno carattere più teoretico (teologia, filosofia
e arti: Paris e Orléans), quelle italiane più pratico-sociale
(medicina a salerno, diritto e ars dictandi a Bologna).
In Francia si producono cronache universali e storie ecclesiastiche
in latino (Sigeberto da Gembloux, Pietro
Mangiatore), mentre in Italia si scrivono annali cittadini o cronache
locali (oltre la quale non va neppure quella di Ugo
Falcando).
In Germania da non dimenticare una mistica
come Ildegarde da Bingen.
Il secolo si chiude con voci decisamente
pessimistiche: di Innocenzo III è il De contemptu mundi,
mentre non allegre sono le profezie di
Gioacchino da Fiore (morto nel 1202), o la danza macabra
de "I versi della morte" di Hélinand
de Froidmont.
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