Storia della letteratura europea - Torna in homepageTra il Decimo e Undicesimo secolo


Tra il Decimo e Undicesimo secolo


[Scheda cronologica] [Costantinopoli e l'Impero bizantino] [La corte ottoniana e il Sacro Romano Impero] [Gli apocalittici dell'anno mille] [L'area slava] [L'area inglese] [L'area iberica] [Centri culturali ebraici] [Aree extraeuropee]

Vai a inizio pagina Centri culturali: Costantinopoli

L'Impero bizantino conosce un periodo di risveglio. Sono attivi Fozio e Costantino Porfirogenito.
Predomina un certo gusto enciclopedico. In questo periodo sono raccolte l'Antologia palatina e il Lessico Suida (o Suda ).

Vai a inizio pagina Sacro romano impero: corte ottoniana

In occidente l'opera delle abazie del sud della Germania. Le invasioni normanne tagliano la testa ai centri culturali situati in Inghilterra e nell'estremo occidente, ma la vita monastica si rafforza. E' fondata Cluny (910). A San Gallo si adotta la "sequentia cum prosa" nel canto dell'alleluia, e in questo convento opera Ekkehard. Sono rinnovate le strutture liriche; con i "tropi" si inserisce nella liturgia un dialogato che ha efficacia drammatica.
Proliferano le "vitae" leggendarie, e i "miracula" più legate al quotidiano. Abbondante rispetto ai secoli precedenti la poesia, in forma anonima: Imprese di Berengarius (Gesta Berengarii) prodotto a Verona, una prosa ritmica del canto dei vigilantes prodotta a Modena, le strofe paganeggianti di O admirabilis Veneris Ydolum (prodotto a Verona). Poemetto è il Within piscator. La Navigazione di san Brendanus (Navigatio Sancti Brendani) narra in prosa di un fantastico viaggio con visioni dell'inferno e del paradiso terrestre, compiuto dal monaco irlandese Brendanus; è stato considerato uno delle fonti della "Commedia" di Alighieri.
Interessanti nel percorso letterario che dalla storia porta al romanzo volgare sono le opere di Leone da Napoli

Centro culturale diventa la corte othoniana, che si pone in rapporto e concorrenza con quella bizantina. Vi operano Ratherius da Liegi , Liutprando da Cremona, Hroswitha.


Alla corte othoniana sono composti poemi epici (il solenne Waltharius dalla forte mano ), narrativi ( Ruodlieb , testo frammentario che per alcuni aspetti anticipa l'epica cortese), e allegorico-favolistici (nel 940 circa un monaco lorenese è autore di un poemetto come l' Ecbasis captivi, prototipo dell'epos che ha come protagonisti gli animali). In essi l'ascetismo cupo cede a un sereno compiacimento per le opere e le gioie del mondo.
Il più dotto autore occidentale del tempo è forse Gerberto d'Aurillac, un aquitano diventato papa (Silvestro II, morto nel 1003), che fu matematico, astronomo, filosofo.
Vai a inizio pagina Dopo il Mille, la cultura delle abazie continua con Fulberto da Chartres che, vescovo nel 1006, diresse la scuola di Chartres (ha lasciato tra l'altro 128 lettere in latino considerate un modello di stile), ed Egberto da Liegi; accanto a loro, cronisti, storici, scrittori epici, musicisti (Guido da Arezzo, Alfanus da Salerno ). E decine di autori di vite e "passio": Theodoricus da Fleury, Theodoricus da Saint-Trond autore anche di poesie e ritmi latini di carattere non esclusivamente religioso, Theodoricus da Tholey che fu tra i filo-imperiali e contro Gregorius VII, Theodoricus da Treviri, il pomposo Theofridus da Echternach ecc.
Si sviluppano i "tropari", in cui alcuni hanno visto germi del canto profano.
Alla metà dell'XI secolo rinasce Montecassino. Presso l'abazia di Bec (Normandia) operano Lanfranco da Pavia e Anselmus da Aosta, che si occupano di problemi che saranno molto dibattuti nei decenni successivi, all'interno della scolastica: la "questione degli universali" e quella connessa all' "eucarestia".
I Carmina cantabrigiensia (c.1050), raccolta di poesie sacre e profane, hanno una struttura ritmica sequenziale, preannunciano la poesia goliardica.

Vai a inizio pagina Gli apocalittici dell'anno mille

La storiografia (soprattutto post-romanticista) ha individuato negli anni immediatamente precedenti al 1000+ il fenomeno dell'apocalitticismo. Teorici e annunciatori di una fine del mondo sono esistiti anche nei secoli precedenti, oltre che in quelli successivi. Non sembra che negli anni precedenti il 1000 ci sia stato un particolare aumento di questi scrittori. Essi costituiscono non solo un aspetto particolarmente pittoresco all'interno della cultura e della produzione mistica cristiana, rispondono a una parte delle stesse esigenze e paure cui il cristianesimo come religione doveva rispondere, soprattutto connessa con la crisi sociale (economica politica e culturale) delle società europee dopo la caduta dell'impero.
Sventagliare la prospettiva apocalittica, funerea, di una fine del mondo imminente aveva tutta una serie di motivazioni, non sempre consce. Il bisogno di giustificare in un certo senso la difficoltà sociale che si viveva; quello di terrorizzare le masse e coagularle attorno alla chiesa-protettrice e assicuratrice di una speranza di salvezza; essendo la paura un ottimo sistema per tenere insieme una compagine sociale non altrimenti compattabile.
Nell'ambito della tradizione culturale dell'apocalisse, i mistici cristiani hanno via via posto sempre diverse date per la fine (annunciata, paventata e forse anche sperata) del mondo. Quella del 1000 fu una delle date. A contribuire alla candidatura, il carattere "tondo" del numero. Per Odone, seguendo una tradizione che si fondava sul capitolo 20 dell'"Apocalisse", il mille era simbolo di perfezione e pienezza. Numero perfetto, dunque in quell'anno poteva avvenire l'incarnazione di Cristo: ma, prima, l'avvento dell'Anticristo e la fine del mondo. Per gli scrittori cristiani in genere, la fine del mondo era immaginata come un periodo più o meno lungo di tribolazioni, di prova. In età carolingia ne scrive Agobardo da Lione (intorno all'826-7), Aimone da Auxerre (c.855-860). Nel 954 la regina di Francia Gerberga chiedeva dell'apocalisse all'abate di Montier-en-Der, Adsus: la sua risposta divenne testo base per le successive speculazioni apocalittiche: «Cristo è venuto umile, [l'Anticristo] verrà superbo. Cristo è venuto a sollevare gli umili e rendere giusti i peccatori, quello al contrario scaccerà gli umili, farà grande i peccatori, esalterà gli empi e insegnerà sempre i vizi, cioè il contrario delle virtù . Dissiperà la legge evangelica, richiamerà nel mondo il culto dei demoni, cercherà la propria gloria e si chiamerà Dio onnipotente [...]. Chiunque, laico canonico o monaco, vive contro la giustizia e si oppone alla regola del proprio rango e bestemmia ciò che è bene, è un Anticristo, ministro di Satana». Adsus, come tutti i buoni scrittori apocalittici, si dilunga sulle imprese e caratteristiche di questo Anticristo. Ma il discorso di Adsus è anche interessante per un motivo. Nella conclusione alla risposta alla regina Gerberga, Adsus afferma che però non c'è da preoccuparsi: l'avvento dell'Anticristo avverrà quando tutto l'impero romano sarà distrutto: «questo tempo non è ancora venuto perché , benché vediamo che l'impero romano è distrutto per la maggior parte, tuttavia finché dureranno i re dei Franchi che debbono tenere l'impero romano, la dignità del regno romano non perirà [...]. Uno dei re dei Franchi terrà integralmente l'impero romano, sarà nell'ultimissimo tempo il più grande e l'ultimo di tutti i re [...]». Qui siamo alla parte più interessante, il motivo per cui abbiamo voluto prendere esempio dal brano di Adsus. Perché dietro ad alcune almeno delle visioni apo- calittiche vi sono finalità pratiche e politiche immediate. Adsus non era un monaco qualsiasi, era legato alle alte gerarchie politiche del tempo: il suo discorso è interno a queste gerarchie e pertiene ai legami tra chiesa cristiana e potere politico. La regina di Francia Gerberga era sorella di Ottone I, e vedova del duca di Lorena Giselberto. Adsus proveniva dalla Lorena e da una famiglia che fin dal 925 si era schierata con i re di Germania. Gerberga nel 939 era diventata sposa del re di Francia Luigi IV d'Oltremare, di stirpe carolingia ma privo di vero potere, chiamato dall'Inghilterra perché i grandi del regno non erano riusciti a trovare un accordo. Luigi IV rivendicava diritti sulla Lorena (la regine in cui si trovava Aquisgrana e il sepolcro di Carlo Magno) e spera nella corona imperiale. Ottone I da parte sua ha sposato Adelaide ed è diventato re d'Italia, ma gli Ungari lo tengono bloccato in Germania. Il 10 settembre 954 Gerberga rimane vedova: ciò mette in difficoltà la sua posizione. In questo contesto si rivolge ad Adsus, che per provenienza e posizione non può farle torto e personaggio abbastanza autorevole da far sentire la sua voce. Se, come dice Adsus, l'ultimo a detenere l'Impero romano sarà un re dei Franchi, i figli o il fratello di Gerberga potranno legittimamente aspirare a questo ruolo.

Vai a inizio pagina Mondo slavo

Nel 988-989 il principe di Kijev, Vladimir (soprannominato "il santo"), convertito al cristianesimo, promosse l'introduzione della liturgia slavo- ortodossa nei suoi domì ni. Il paleo-slavo di derivazione balcanica (creata da Cirillo e Metodio) si inserì così in una civiltà linguistica affine ma non identica. Gli slavi orientali avevano già elaborato particolarità fonetiche e linguistiche distinte da quelle delle regioni slave meridionali e balcaniche. Tra il paleoslavo adottato dalla chiesa dominante, diventato lingua letteraria, e le lingue locali, si stabilì un processo di osmosi. I copisti russi di testi paleoslavi fecero sempre più ricorso, con il passare dei secoli, ai "russismi": fino al XVIII secolo è così un processo di corruzione dello slavo-ecclesiastico e la progressiva affermazione di una letteratura locale.
Primo metropolita di Kijev fu Ilarion , eletto per volere del principe Jaroslav il Saggio nel 1051.
Al X secolo risale l'invasione magiara che travolse la Grande Moravia, la regione cristianizzata in prima persona da Cirillo e Metodio nel secolo precedente; ciò fece spostare la gravità politica verso ovest, nella regione di Praga. Il potente regno dei premyslidi si sviluppò così nell'ambito culturale del Sacro Romano Impero, accogliendo influssi germanici, italici, francesi.
Le traduzioni di Cirillo e Metodio aprirono, nel regno bulgaro (che durò tra il IX e l'XI secolo), la via a una serie di scritti edificanti, come la Vita di Metodio di Clemente di Ocrida, il Vangelo didattico di Costantino vescovo di Preslav, e soprattutto la Preghiera alfabetica, primo esempio di poesia bulgara.
Il mecenatismo dello zar Simeone (893\927) contribuì in modo determinante alla cultura nella regione. Nella scuola da lui fondata a Preslav lavorarono Giovanni Esarca autore dell' Esamerone, il monaco Chrabar che compose un'originale apologia delle lettere nazionali (Delle lettere), e il presbitero Cosma autore tra l'altro di un violento scritto contro la setta dei bogomili.
A partire dal X secolo nella regione rumena si coagula una certa unità linguistica. La regione viene gradualmente inserita nell'area culturale slavo- bizantina: la chiesa ortodossa locale usa come lingua il paleoslavo. Si comincia a sviluppare una produzione letteraria slavo-rumena, per ora limitata a materia religiose.

Vai a inizio pagina Inghilterra

Nel 1066-1087 i normanni conquistano la Britannia, favorendo il sorgere di una é lite di lingua e costumi francesi e accelerando lo sviluppo feudale. Le tradizioni locali, anglosassoni furono messe in ombra anche se non interrotte. Si avvia, con la conquista normanna, un processo di mutamento sociale e linguistico, che porterà , nel XIV secolo alla formazione di una lingua diversa dalla precedente (il middle-english, al posto dell'old-english).

Vai a inizio pagina Penisola iberica

Dalla penisola iberica provengono le prime produzioni in volgare. Intorno al X secolo circolano lunghe narrazioni, in genere epiche, che i "juglares" interpretano nelle strade e nei mercati; al "mester de junglarì a" non sono estranee influenze germaniche.

Ma la Spagna è soprattutto interessata dalla grande fioritura culturale data dall'islam, ciò che fa di queste regioni, in europa, i centri più culturalmente avanzati del tempo.
Nel X secolo cominciano ad apparire le nuove forme metriche: prima la muwashshah, caratterizzata da strofe e ritornello, riservata a soggetti eroici e amorosi, che esercitò grande influenza sulla nascente poesia popolare in lingua romanza; poi lo zagial, forma metrica in dialetto, che raggiunse livello letterario grazie al trovatore Ibn Quzman (m. 1160). A Ibn Hazm si deve oltre a una notevole produzione in vari campi, il trattato Il collare della colomba che divenne modello della trattatistica europea a sfondo platonico-erotico.
Il maggior poeta arabo spagnolo fu Abu al-Walid Ahmad Ibn Zaydun.

Vai a inizio pagina Centri culturali ebraici

In Spagna, nelle regioni dominate dall'islam, non c'è solo la cultura araba. Anche l'ebraismo conosce un periodo di grande rigoglio. A Có rdoba, sotto il mecenatismo di Chasdaj ibn Shaprut (X secolo), medico e ministro del califfo, nasce la filologia ebraica che ha il massimo esponente in Dunash ibn Labrat di Fez (920\990), filologo ma anche commentatore e poeta sacro e profano. In questo campo giganteggia Shelomoh ben Jehudah ibn Gabirol.
La fioritura ebraica sotto il mondo islamico non significa che l'ebraismo visse un periodo totalmente felice. Il massacro degli ebrei di Granada del 1066 mostra come le generalizzazioni debbano essere prese con prudenza. D'altra parte la fioritura ebraica spagnola va inquadrata nell'ambito della più generale ripresa ebraica musulmana (si veda quanto succede in Babilonia).
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