Storia della letteratura europea - Torna in homepageDal Sesto al Settimo secolo



Dal Sesto al Settimo secolo


[Scheda cronologica] [Biforcazioni europee] [L'Impero bizantino] [L'europa occidentale] [Forme di resistenza culturale] [Paesi extraeuropei: tra VI e VII secolo: Siria, Armenia, mondo arabo]

Vai a inizio pagina Biforcazioni europee

La letteratura di produzione greca imperiale si considera convenzionalmente conclusa nel 529+, quando l'imperatore Giustiniano ordina la chiusura della scuola neoplatonica di Atene. Questa data noi la possiamo accettare come conclusione del processo di biforcazione che la storia continentale e dunque anche la cultura europea conosce, tra una parte occidentale e una orientale. Biforcazione non solo linguistica, con l'uso del greco nelle zone bizantine e del latino nelle aree occidentali; ma anche culturale, proprio per la diversa storia sociale e politica che le due aree conoscono e conosceranno nei secoli successivi.

Vai a inizio pagina Impero bizantino

Nell'Europa del sud-est, l'Impero bizantino tra Giustiniano e Eraclio (527-641) è il cuore culturale europeo, a fronte di un resto dell'Europa del sud e occidentale spazzata dai processi di immigrazione di popolazioni provenienti dal nord.
Figura importante è Romano il Melode (vissuto nel V-VI secolo) autore di inni religiosi. Romano portò a perfezione il contacio; secondo la tradizione ne avrebbe composti un migliaio: nei manoscritti ne restano circa 85, ma molti sono apocrifi.
Il contacio è una omelia lirico-drammatica, con la struttura di un inno diviso in stanze e accompagnato dalla melodia. Le stanze sono uguali tra di loro, e così ogni verso, per numero di sillabe e per gli accenti ritmici: significativo risulta il fatto che la metrica è trasformata da quantitativa in accentativa. Il contacio si sviluppò in ambiente bizantino nel VI secolo, ma ha avuto precedenti nella poesia siriaca dei secoli IV e V. Tutta la produzione bizantina sarà sempre caratterizzata da una grande abbondanza di scritti religiosi, teologici e agiografici, e da cronache ecclesiastiche.
Il maggior storico, al di fuori della produzione legata a intenti devozionali o teologali, è Procopius. Alla cronaca (perduta) si dedica Esichio da Mileto. Interesse per la storia ecclesiastica ha Evagrios Skolastikos.
In poesia dominano i componimenti scolastici e retorici, sul genere dell'epica di Nonno di Panopoli.

Vai a inizio pagina Europa occidentale

A partire dal VI secolo, l'Europa occidentale conosce la crisi prodotta dal collasso delle strutture imperiali unitarie e dall'invasione delle popolazioni nordiche e orientali asiatiche. Un periodo che gli storici hanno chiamato "medioevo" posizionandolo con varia estensione ma sempre all'incirca tra caduta ufficiale dell'impero romano occidentale e XIV secolo circa. Noi, per varie ragioni eviteremo quanto più è possibile l'uso di questo termine, divenuto equivoco e inutilizzabile, preferendo uno spezzettamento più "fine", "a secoli" o ad archi ristretti di secoli.
Ciò che interessa segnalare è che a partire da questo periodo non si ha solo uno scardinamento di istituzioni e cultura latina, cui tenta di porre rimedio il cristianesimo occidentale, quanto soprattutto l'ampliamento culturale, geografico, che si verifica: l'invasione significa sì un abbassamento del livello generale culturale dell'occidente, ma anche un ampliamento della "mappa" dell'europa: centro, estremo occidente e nord europa (Inghilterra, Irlanda, Germania, Boemia, Ungheria, Polonia, Scandinavia...) non avevano finora interessato, a livello culturale (diverso il discorso sui rapporti economici), l'europa mediterranea. L'impero romano aveva "conquistato" la Gallia; ora popoli nordici si affacciano sul mediterraneo e si avvia un processo che richiederà alcuni secoli, di "mediterraneizzazione" del nord europa, espansione delle culture e idee elaborate sulle rive del mediterraneo che avrà un punto di arrivo nel XV secolo.
Vai a inizio pagina Per ora è la crisi, il rimpasto genetico della popolazione e della cultura. Ampie zone subiscono un processo di "desertificazione" (a livello paesaggistico corrisponde a una forestazione) e di arretramento culturale oltre che demografico. Gli stessi intellettuali usano in occidente una lingua latina barbarizzata. In un quadro non confortante, estremo rilievo assumono i pochi che riescono a "limitare le perdite", le poche isole che riescono a coagulare cultura e continuità di una "tradizione". Ci si riferisce soprattutto all'opera di Anicius Manlius Torquatus Severinus Boetius [Boezio] e Flavius Magnus Aurelius Cassiodorus. Tra gli autori di carmi cristiani, da segnalare Ennodius Magnus Felix da Pavia.

Vai a inizio pagina La resistenza culturale

Tra la fine del VI e l'inizio del VII secolo opera Isidoro da Siviglia (morto nel 636, le sue Etymologiae servirono da enciclopedia per l'europa occidentale cristiana). Importante in occidente l'influsso di Priscianus, autore di una grammatica scritta a Costantinopoli.
Opera di riorganizzatore culturale ha Gregorius I "magnus", che nonostante le proclamate istanze anticlassiciste, mantiene salde basi tradizionali e tradizionaliste. Tra gli intellettuali di questo periodo di crisi in occidente, sono Gregorius da Tours, Onorius Clementianus Venantius Fortunatus, Martinus da Braga.

Indice medioevo

[1996]

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