Terzo
secolo
Terzo secolo: dall'anarchia militare alla divisione
tra occidente e oriente
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extraeuropee] [L'Impero
mediterraneo] [Il Cristianesimo]
L'impero mediterraneo: dall'anarchia militare alla divisione
Con i Severi si torna al principato dinastico. Si instaura una
profonda crisi che dura per tutto il III secolo (+). Diocletianus
(285/305+) riesce a porre alcune dighe, dilatando burocrazia ed
esercito. La riforma dioclezianea riesce da una parte a porre
un freno alla possibile degenerazione dell'Impero, ma dall'altra
accentua alcune tendenze che si manifesteranno pienamente un paio
di secoli dopo.
La divisione dell'Impero in una parte occidentale e una parte
orientale, se da una parte nasce dall'esigenza di un migliore
controllo del centro sulla periferia, dall'altra ufficializza
quella che è una divisione culturale e economica importante,
e porta ad accentuare quella divisione, con conseguenze alla lunga
catastrofiche.
Cultura e costumi si orientalizzano. Il cristianesimo usa in liturgia
il latino, mentre fino ad allora si era preferito usare il greco,
comincia ad assumere posizioni di potere soprattutto nel periodo
compreso tra l'editto di Gallienus (260) e la persecuzione di
Diocletianus (303+). Nel corso del III secolo il greco decade
nell'uso occidentale piuttosto considerevolmente. La cultura non
cristiana sembra esangue.
In letteratura il miglior scrittore in latino è il cartaginese
Marcus Aurelius Olympus Nemesianus.
Accanto a lui solo vari eruditi, grammatici e storici mediocri
(si pensi a un Claudius Aelianus, Terentianus
Maurus ecc.).
Oppianos di Siria all'inizio del
III secolo scrisse in greco un poema didascalico in esametri,
in cinque libri, su La pesca, opera piacevole e di buon
livello artistico.
Importanza centrale per la cultura occidentale del periodo e
successiva ha la figura di un filosofo, quella del neoplatonico
greco Plotinos. Discepolo di Plotino
è Porfirius.
Continua la produzione di romanzi greci. Tra III e IV secolo risale
Heliodoros.
La produzione cristiana
Tra la fine del II secolo e l'inizio del III secolo +, si ha un
inizio di produzione scrittoria in latino influenzata dal cristianesimo.
Il centro maggiore di questa produzione è l'Africa del
nord, una delle zone più ricche economicamente e culturalmente
dell'impero "latino", area in cui la cultura greca aveva avuto
un minor grado di penetrazione. Sono tradotti in latino i testi
biblici (le Veteres latinae di carattere popolare, mentre al secolo
successivo risale la Vulgata di Ierolamus), si producono "atti"
e "passioni" di màrtiri il più antico dei quali
pare siano gli Atti dei martiri scillitani (180+: Scillium
si trova in Numidia), in stile secco e "documentario", non ancora
con vestiture letterarie. Soprattutto agiscono scrittori polemisti
e organizzatori religiosi.
Quintus Settimius Florens Tertullianus
nel 197-213 compone 31 trattati che stanno alla base della produzione
latina cristiana. Usa un linguaggio oscuro, acceso, barocco; è
un apologista (Apologeticum), antieretico (se la prende contro
gnostici, valentiniani, ebrei ecc.), un teologo che si appoggia
a Seneca e combatte Plato sulla cui tradizione idealista si poggiano
gli "eretici". Le sue idee estetiche e ideologiche sulla produzione
letteraria avranno influenza nell'europa cristiana per diversi
secoli a venire. Si veda, tra le tante sue posizioni, quella riguardante
il teatro: esso era considerato da Tertullianus fonte di tutti
i vizi, condannava il mimo, la pantomima, ma anche la drammaturgia
tragica e comica greco-romana; una denuncia che due secoli dopo
sarà ripresa da Augustinus, Ierolamus, Paulus Orosius e
dai concili cristiani del V e del VII secolo ecc., a fronte di
un uso religioso che del teatro verrà fatto dai cristiani
in europa.
Accanto a Tertullianus è da inserire Marcus
Minucius Felix. Ruolo importante hanno Tascius Cecilius
Cyprianus, Novatianus,
e Commodianus.
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