Storia della letteratura europea - Torna in homepageAree extraeuropee nel III secolo


Aree extraeuropee nel III secolo

Siria

In siriaco scrisse il riformatore religioso Mani (216\277) fondatore del manicheismo.
Nell'ambito della produzione siriaca cristiana sono da menzionare gli Atti dell'apostolo Tommaso. Certamente in siriaco è il celebre Canto della perla, inserito in questi "Atti".
La regione siriana in effetti mostra di essere in quei secoli una regione culturalmente molto produttiva e aperta a vari influssi. Una regione in cui le ideologie religiose dell'oriente, che hanno già investito o che sono sul punto di diffondersi in occidente e in europa trovano sviluppi applicazione diffusione: un vero melring-pot religioso. Non solo la cultura 'pagana' né quella cristiana, ma anche quella giudaica. E' un momento di estrema fioritura culturale, un momento di equilibrio dinamico in cui le tre matrici religiose non sono in crisi ma mostrano forti elementi di mutazione. Da questo punto di vista è indicativa la cultura ebraica siriana: vivace, con punte non solo di reazione conservatrice o di elaborazione dell'ortodossia in senso legista, ma anche di elaborazione di forti spinte al rinnovamento e all'apertura verso le altre realtà culturali, e con intellettuali non ebraici che si avvicinano al giudaismo e verso cui le autorità religiose mostrano disponibilità.

Cina

Nel 220 si assiste in Cina al crollo della dinastia Han, a causa delle rivolte contadine e delle invasioni barbariche. Seguono secoli di conflitti, guerre civili, frazionamento dell'ex impero (il periodo dei Tre Regni, 221-280; dinastia Chin, 280-420; dinastie del nord e del sud, 420-589). Tra III e VI secolo in Cina si attenua il peso del confucianesimo a causa dell'indebolimento delle strutture statali e per la rapida diffusione del buddhismo a partire dalla prima metà del I secolo (+); si verifica una ripresa del taoismo.
Appartengono al III-IV secolo i commentari a Lao Tzu di Wang Pi (226\249), e quelli a Chuang Tzu di Hsiang Hsiu (morto nel c.290) e di Kuo Hsiang che, con il Lieh Tzu, danno una formulazione più organica a quel pensiero.
Nel III secolo è il gruppo dei poeti del 'Chu lin ch'i hsien' (i sette saggi del bosco di bambù ). Ne facevano parte: Hsi K'ang, Hsiang Hsiu, Juan Chi, Liu Ling, Juan Hsien, Shan T'ao, Wang Jung. In un periodo di frazionamento dell'impero, di crisi delle istituzioni, di decadenza politica, l'impalcatura confuciana, saldamente costruita dalla dinastia Han, è scossa. Rifiorisce il taoismo, insieme con l'opposizione poltica dei letterati. L'aspirazione alla libertà e alla non responsabilità individuale induce a rifugiarsi nella vita semplice e agreste, nelle eterodosse pratiche alchemiche, nell'ebbrezza del vino. Nelle espressioni letterarie il ritorno all'arcaico e la ripresa, sotto forma imitativa, del linguaggio antico, con l'inevitabile gioco formale che ciò comporta, si intrecciano con la ricerca della semplicità e dell'immediatezza. Il tono prevalente è quello elegiaco.
Dei sette, oltre a Hsiang Hsiu (l'esegeta di Chuang-tzu), i più apprezzati poeti sono Juan Chi (210\263) e Hsi K'ang (223\263). Del primo ci restano 82 poesie in versi di 5 piedi, metro che nella versificazione regolare sostituisce generalmente (all'inizio della nostra era) quello di 4 piedi; vi dominano il senso dell'incostanza di ogni cosa e l'amore per la natura. Hsi K'ang, filosofo taoista, era un oppositore politico, si dedicava a ricerche alchemiche, famoso per aver affrontato l'esecuzione capitale in nome delle proprie idee; di lui ci sono pervenuti versi (shih) e yüeh-fu. Il metro prevalente è di 4 piedi, ed è più accentuato il gusto per gli arcaismi.

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