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Cinema: Il comico, dalla commedia brillante alla satira


Cinema: Il comico, dalla commedia brillante alla satira


La commedia hollywoodiana

Alla commedia hollywoodiana dà il suo contributo una serie di autori e professionisti nati in europa e che trovano fortuna all'interno dell'industria statunitense, cui danno un apporto decisivo. Si pensi ai registi Capra, Billy Wilder che continua la tradizione di Lubitch, ed ad attori come David Niven.

Tra demenziale e provocazione

Negli anni '70 arriva nel cinema la ventata eversiva che aveva scatenato il '68 studentesco. Un esempio di eversione di costumi, di provocazione, ha l'inglese The rocky horror picture show (1975), diretto da Jim Sharman. Si tratta di una parodia del genere horror, con intromissioni di fantascienza. La struttura è quella della commedia musicale, solo che la musica (di Richard O'Brian) è qui quella rock, musica "eversiva" per eccellenza ancora in quegli anni. L'eversione del film, ciò per cui questo film suscitò disgusto e scandalo, non sta nel tema né nella presenza del rock, quanto nella sua miscela con il tema sessuale. Protagonista del film è un supertravestito doctor Würstel (Tim Curry) che accoglie una sprovveduta coppietta perbenista (Susan Sarandon e Barry Bostwick) nel castello dei misteri. Entrambi faranno la conoscenza dello scatenato bisessuale. Gusto della provocazione, in anni socialmente e politicamente non esaltanti: basti pensare che la coppietta sente alla radio della macchina, sotto l'acquazzone prima di giungere al castello, il discorso di Nixon di rinuncia al mandato presidenziale a causa dello 'scandalo watergate'. Si tratta di un gusto "anti" che investe tutti i canoni del perbenismo borghese: la dichiarazione del giovane alla sua Janet avviene, all'inizio del film, sotto il grande cartello pubblicitario che inneggia alla cittadina, tra le tombe del cimitero del paese.
Il filone comico riceve un decisivo rinnovamento in USA, dopo un periodo di stasi e conformismo, grazie a John Belushi con il filone laido-demenziale, e con l'inglese Peter Sellers (indimenticabile ma con meno fortuna, Martin Feldman) con il filone neo-keatoniano.
Su un livello più interessante, anche per il valore di critica sociale, di satira tendente a svelare le falsificazioni dell'ipocrisia borghese e del potere, sono i films degli inglesi Monty Python.
Tra psicopatologia della vita quotidiana e battuta sottile si muove invece uno dei maggiori autori del genere, Woody Allen, il più "europeo" e ebraico autore comico degli anni Settanta e Ottanta.

La commedia all'italiana

Tra i comici francesi, dopo Fernandel è il buffonesco Louis De Funès (lo si ricorda nella serie di filmetti a basso costo di Fantomas, negli anni '60, in cui interpreta il suo personaggio di poliziotto presuntuoso e pasticcione). Tra i comici italiani, l'unico capace di reggere un pubblico non regionale (cui stanno Totò e altri minori), è Roberto Benigni, mentre simpatica risulta sempre l'attrice Monica Vitti anche se si muove sul piano della commedia.
Tra gli anni '50 e gli anni '60 domina il fenomeno commerciale della commedia all'italiana. Nei migliori film di questo filone (ad es. quelli del regista Mario Monicelli, e nelle interpretazioni di Alberto Sordi), si riflette una intera società, quella italiana dimidiata tra straccioneria, velleità piccolo-borghesi e pressapochismo ingenuo. Sono documenti sociologici ma anche brandelli di realtà in cui il malessere sociale passa attraverso il mezzo della satira sociale.
All'interpretazione di Totò si devono almeno due film gradevoli come I due marescialli (1943) regia di Sergio Corbucci, insieme a Vittorio De Sica. Anche I due colonnelli (1961, con Walter Pidgeon) di Steno è ambientato durante la seconda guerra mondiale: ancora una volta lo stereotipo è quello degli "italiani brava gente": films che servono a rendere meno pressante e a rimuovere in Italia il problema morale della partecipazione degli italiani a fianco dei nazisti.
Il maggiore interprete della comicità della commedia all'italiana è Alberto Sordi. Numerosi i films da lui interpretati, ambientati nel contemporaneo ma anche in costume ("Il marchese del Grillo" regia di Mario Monicelli con Paolo Stoppa) ecc.
Paolo Villaggio è il creatore del personaggio di Fantozzi, protagonista di una serie di filmetti in cui sono descritte le gesta di questo impiegato alle prese con i problemi quotidiani del lavoro, la sottomissione ai capi, della famiglia. La comicità di Villaggio è tragica. "Superfantozzi" (1986, regia di Nini Parenti) è poco riuscito, ma ripercorre la storia dei fantozzi dalla creazione del primo uomo al futuro spaziale. La saga continua ancora con "Fantozzi in paradiso" (1993).

Il comico negli anni '80 e '90

Su un livello meno clownesco, un umorismo della vita quotidiana, è la generazione dei nuovi comici-satirici. Se essi riescono meglio negli spettacoli teatrali e di cabaret, qualcosa anche a livello cinematografico è permesso loro (dalle "leggi di mercato" che privilegiano altri film, qualitativamente orridi ma più remunerativi). Tra questi piccoli film, realizzati spesso da registi esordienti, un posto occupa La settimana della sfinge (1990) diretto da Daniele Lucchetti: la storia di una camerierina svagata e appassionata di rebus enigmistici (splendidamente interpretata da Margherita Buy), che si innamora di un antennista (Paolo Hendel) donnaiolo. Tra fumetto e umorismo quotidiano, il film si svolge con ottimo ritmo fino alla conclusione: lui alla fine cede, ma stavolta è lei a andarsene, ad aver maturato la propria indipendenza e maturazione.
A una professionalità milanese è il mimico, keatoniano, Maurizio Nichetti.
A Roberto Benigni alcuni dei migliori piccoli films comici degli anni '80. Il filone continua con i films di Pieraccioni (Il ciclone, 1996; Fuochi d'artificio, 1997), e con Virzì (Ovosodo, 1996). A parte è il caso di Roberta Torre che con Tano da morire (1997) costruisce un musical grottesco, comico, tragico, che ruota attorno al degrado della mafia nella periferia di Palermo: un film possibile solo dopo la lezione di Fassbinder, Almodovar e soprattutto dopo il mutamento politico e sociale successivo al 1989. Questo film è il primo film della nuova storia.

 

Contesto

Il cinema dopo il 1945


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