Storia della letteratura europea - Torna in homepageIntroduzione: Caratteri generali


Introduzione: Caratteri generali

Studio storico cioè ricerca, esame, analisi effettuata sulla tradizione culturale mondiale (ma con una attenzione europea, giacché questo testo si rivolge soprattutto a un pubblico europeo, ma senza gli eurocentrismi che oggi non hanno pił ragion d'essere) e puntando l'attenzione sulle produzioni letterarie, seguendo i metodi propri alla storiografia. E' quanto cercheremo di fare con questo saggio.


Ogni ricerca e ogni analisi è "figlia del suo tempo", come tutti i tentativi di verità. Ogni studio allora è il tentativo di giungere quanto pił è possibile vicini a quella verità che lo storico ritiene di aver individuato tenendo presente che gli occhi sono i suoi e non possono essere di altri e sperando che ciò che vede possa servire, anche solo in parte ad altri: a quelli del "proprio tempi" e per "le generazioni future".


Lo studio si appunta soprattutto sulle produzioni che storicamente si sono avute in terre "continentali" europee. E dintorni, perchè i fatti culturali non vivono certo rispettando regole geografiche astratte. Dunque l'insieme eterogeneo delle tradizioni culturali europee all'interno di un "sistema" di interconnessioni estremamente dinamico e vario nel tempo. Gli stati europei hanno conosciuto, nel loro periodo di espansione politica e culturale - tra 1500 e 1900 - una face di etnocentrismo tipico del resto anche di altri popoli ma non per questo giustificabile. Oggi che tali stati europei conoscono un periodo di arretramento, la perdita delle forme di eurocentrismo non può che essere salutare. L'apertura verso le altre realtà culturali, verso le letterature e le storie letterarie degli altri popoli non può che essere un salutare salto, una apertura di orizzonti capace di stimolare posizioni e coscienze. Per gli storici la possibilità di analizzare i fenomeni comparativamente, cioè nell'ambito di un sistema-mondo che ci permetta finalmente di comprendere l'unità nella diversificazione propria delle culture umane. Uno studio sulle letterature europee non può che essere inquadrato all'interno di riferimenti comparativi con le produzioni provenienti dal resto del mondo.


Non stiamo usando a caso il termine "letterature europee", al plurale: uno studio che abbia come riferimento tali produzioni deve tener conto di un fattore importante quale l'eterogeneità delle culture e dei fenomeni. E ciò non vale solo per le letterature europee. Fare di tutta un'erba un fascio e quanto di pił falsificante possa avviare uno storico.


Nelle varie fasi dell'evoluzione e dei mutamenti storici vi sono momenti in cui circolano all'interno di aree geografiche vaste e interetniche fenomeni culturali che possiamo definire "comuni" e tale da dar vita a movimenti pił o meno "europei". Ma vi sono anche sviluppi culturali autoctoni di cui occorre tener conto. E vi sono fenomeni di resistenza, opposizione al "nuovo" che non necessariamente risulta essere buono o cattivo. Vi sono fenomeni di sviluppo a varie velocità: zone "arretrate" e zone "avanzate" che spesso convivono assieme, e anche di questo occorre tener conto. E a definire una cosa "arretrata" rispetto ad un'altra anche di questo occorre stare attenti, essendosi nel passato fatto un uso tutto politico e legato a un particolare momento culturale, di queste definizioni.


Al momento di questa ricerca non esiste ancora una entità politica veramente unificatrice, europea. Conviviamo tra impulsi unificatori e tendenze centrifughe. Vorrei che questo studio possa servire a unire chi è diviso ma anche non far dimenticare quali sono le specificità culturali, la ricchezza delle differenze, che sarebbe un peccato perdere. Per un europeo le differenze sono importanti perchè legate all'identità. In USA già da tempo tutto ciò che proviene dai popoli e dalle culture europee viene livellato con il termine "europeo" e con questo si fa tabula rasa della complessità dei fenomeni e delle provenienze. Tra "i" popoli arabi si individua come "occidentale" tutto ciò che proviene dagli USA e dagli stati europei.


Lo sviluppo degli stati nazionali tra 1500 e 1900 in Europa ha portato anche allo sviluppo di ricerche storiche letterarie improntate al nazionalismo: ricerca sulle caratteristiche e sviluppi della produzione che ha riguardato un certo popolo o almeno quello che era divenuto "un" popolo dopo aver passato varie fasi in cui di quel popolo esisteva solo la geografia. Si tratta ora non di azzerare come inutili e "antiquate" tutte queste ricerche nazionali, ma di connetterle al fine di avere un quadro pił vasto e completo.


L'obiettivo è anche il costituire un milieu comune, la fornitura di un bagaglio di conoscenze comuni che servano anche per le ricerche nazionali oltreché per quelle comuni: europee ma soprattutto mondiali. A questo fine sarebbe ora che finalmente ci si decidesse a scegliere un alfabeto e una serie terminologica comune - una "lingua" -, ciò che produrrebbe indubbi vantaggi per tutti. In questa nostra ricerca faremo una serie di proposte operative, scelte di terminologie e di segni convenzionali con cui cerchiamo di razionalizzare una disciplina -lo studio delle letterature- che non sempre ha avuto il coraggio, se non forse negli ultimi decenni, di operare scelte unificanti come ad esempio le scienze matematiche.


Per questo abbiamo scelto di contrassegnare le datazioni con un segno (-) e un (+), al posto dei tradizionali riferimenti a.C. e d.C. (avanti Cristo, dopo Cristo) che francamente non si capisce bene perchè si continui a usare se sappiamo tutti benissimo che allo zero convenzionale non corrisponde affatto la nascita di Cristo. Continuare a usare alla datazione occidentale il segno a.C e d.C è un modo per impedire che questa datazione venga accettata anche da altri paesi e studiosi che seguono religioni non cristiane. E abbiamo cercato di optare, riguardo alla grafia dei nomi, per la scelta di traslitterazioni che siano il pił vicino possibili a quello che noi crediamo o sappiamo essere stati i nomi degli autori, delle correnti, o dei generi in uso, nei vari tempi e luoghi, anche in contrasto con abitudini e usi puramente localistici di riferirsi a quegli autori e/o generi. In appendice abbiamo inserito le grafie corrispondendi agli usi, ciò per facilitare quello che a nostro avviso deve essere un cambiamento normativo di abitudini non per continuare vecchi arbitri.


Ogni autore come ogni lettore vive nella storia, in un determinato momento che è unico, irripetibile. Ciò che egli nel proprio momento storico produce è però qualcosa che resta oltre la sua stessa epoca, e può essere usato cioè può servire per altri uomini viventi in altri momenti storici. Il dono che egli lascia è un dono prezioso, ed è compito della filologia averne cura, come compito dello storico è inquadrare il singolo testo nel momento storico preciso e questo nell'ambito del percorso che ha portato quel fatto culturale fino a noi, ciò per meglio rendere quel testo alla nostra lettura.


Ogni testo per il lettore che legge è un testo senza storia. Egli legge un testo, e questo ha importanza per la storia personale del lettore. "La storia" del lettore è fatta di testi letti in un certo arco di tempo - un mese, un anno, una cinquantina d'anni -, posizionati tra di loro a seconda del fatto di essere stati letti prima o dopo. Tutti i testi prodotti nei secoli giungono al lettore come azzerati dalla loro storia, dal loro tempo di partenza. Eppure una lettura che non tenga conto della storicità di un testo resta una lettura parziale.


Ogni epoca è caratterizzata da una o da una serie di movimenti, concezioni, filoni culturali. Anche di questo, nel fare la storia di una determinata epoca occorre tener presente. I testi sono costruiti anche in base a determinate concezione e categorie di valori e di idee. Spesso l'intento ideologico, per l'autore, ha pił importanza del testo stesso. Ci sono categorie e concezioni che per noi non hanno pił significato o quell'importanza che in quel determinato tempo, presso quei determinati gruppi sociali, si annetteva. E ci sono categorie che per noi mantengono una loro vitalità, sono compresenti in noi, nel nostro tempo. In genere siamo condizionati ad attribuire maggior valore a quei testi in cui per un motivo o per un altro ci riconosciamo per le concezioni che esprime, o che noi crediamo che esprima. Di questo, che può portare a storture interpretative, occorre stare attenti. La tendenza, riguardo al tempo che noi viviamo, è quella di possedere quadri concettuali del passato tutti compresenti. Noi siamo una commistione di illuminismo, romanticismo, classicismo, utopismo, conservatorismo passatismo e futurismo. Gli "ismi" in fondo ci appartengono tutti, altrimenti non saremmo in grado di comprenderli e di parlarne. Ma questo riguarda anche una lente deformante a cui dobbiamo apporre i necessari accorgimenti.

 


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