Storia della letteratura europea - Torna in homepageLa Plèiade


La Plèiade


Intorno alla metà del secolo si costituisce una "brigade" (come si chiamò all'inizio) di giovani poeti che passerà alla storia come "la Pléiade"; dominante è la figura di Pierre Ronsard che divenne ben presto poeta ufficiale di corte, e di Joachim du Bellay che nel 1549 firma il manifesto teorico del gruppo, la Difesa e illustrazione della lingua francese (Défence et illustration de la langue française) in due libri. In essa si afferma la necessità di scrivere in francese portando questa lingua all'altezza del latino. E' la risposta vibrante e appassionata all'"Arte poetica" (Art poétique, 1548) di Thomas Sébillet ancora legato alla tradizione dei grands rhétoriqueurs e alla pratica poetica della scuola di Marot. Il trattato di Sébillet preannunciava temi e problematica della "Difesa", che si pone su un piano nettamente più avanzato. Anche se tradotta, in parte, da un "dialogo" di Speroni, la "Difesa" ebbe il merito di proporre con giovanile entusiasmo la rivalutazione apologetica della lingua nazionale contro le lingue antiche, dettando i princìpi su cui costruire una grande letteratura francese autoctona, sul modello di ciò che era avvenuto per la produzione italica. Nonostante alcune debolezze di metodo e di contenuto, la Pléiade segnò una data importante nella tradizione letteraria francese. Influenzò largamente la tecnica poetica, le fonti di ispirazione, e il pensiero degli scrittori del tempo. Non fu una vera scuola, ma un centro di influenza. Portò all'abbandono definitivo dei metri e dei generi precedenti, la diffusione di una idea di poesia sublime, altamente ispirata, frutto di assiduo lavoro. Modelli canonici divennero Pindaro, Anakreon, Horatius, Petrarca e i petrarchisti italici. Il petrarchismo, già presente nei poeti precedenti, produce ora la moda dei canzonieri in sonetti, come l'Olive di Du Bellay (1549-1550) e gli Amori di Ronsard (1552-1578); l'imitazione di Horatius e di Pindaro produce le Odi e gli Inni di Ronsard. Al pléiadista Etienne Jodelle si deve il primo esempio di tragedia classica, la Cleopatra prigioniera (1553). Il genere sarà poi ripreso da R. Garnier (1545\1590). Alla Pléiade appartennero sette poeti, così come sette le stelle dell'omonima costellazione e sette i poeti della scuola di Alessandria da cui la Pléiade prese il nome: Ronsard, du Bellay, de Baïf, Belleau, Jodelle, Pontus de Thyard , Dorat. Per brevi periodi ne fecero parte anche Des Autels, La Péruse, Peletier du Mans.



[1997]

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