Produzione
portoghese nel XVI secolo
Produzione portoghese nel XVI secolo
Nella prima metà del XVI secolo fiorisce anche in Portogallo,
come nel resto dell'europa, il romanzo cavalleresco. Francisco
de Morais con il suo Palmerino d'Inghilterra contribuisce
alla diffusione del genere. Bernardim
Ribeiro è uno dei primi cultori dello stile italico,
anticipa il gusto per il romanzo sentimentale. La sua biografia
leggendaria è intessuta di episodi pittoreschi e drammatici:
i suoi amori per l'infanta Maria, il presunto giudaismo, la
pazzia. Non esistono riscontri nella realtà storica:
unica certezza è l'opera poetica. Ribeiro ha scritto
cinque Egloghe (Éclogas) tra le migliori della
produzione portoghese, dense di allegorie e giochi verbali.
Suo è anche il romanzo in prosa e in versi Nostalgie
(Saudades) che fu edito a Ferrara nel 1554, noto anche con il
titolo di "Bambina e piccolina" (Menina e moça)
dalle parole con cui inizia la narrazione.
Non di Ribeiro ma attribuito ad anonimo è la pensosa
egloga Crisfal, edita sempre nel 1554
dall'editore ferrarese (attribuendola, falsamente, a un inventato
Cristóvão Falcão).
L'influenza italica raggiunge l'apice con Francisco
de Sá de Miranda che introduce nella lirica forme
(endecasillabo, sonetto, canzone) e sensibilità petrarchesche.
Nella prima metà del XVI secolo il Portogallo, sotto
il re don João III, è interessata a una intensa
opera di riorganizzazione culturale. Don João III incarica
il suo 'feitor' Diego de Azevedo, alla metà del secolo,
di reclutare studiosi anche se sono già in servizio presso
altri atenei, per utilizzarli nell'Università di Coimbra
(presso cui si era trasferita nel 1308 l'Università fondata
a Lisbona nel 1290, a causa dei violenti contrasti sorti tra
borghesi e studenti), rafforzandone la notorietà europea.
Quasi contemporaneamente giunge a Lisbona il tipografo ed editore
Giovan Pietro Bonomini, e il retore
palermitano Giovanni Cataldo Pariso.
Ai due soprattutto si deve la diffusione della cultura umanistica
in Portogallo.
Nella prima metà del secolo vive Gil
Vicente (1465\c.1536), che creò il teatro portoghese,
seguito da numerosi imitatori.
Storiografia coloniale portoghese
Con l'espansione coloniale, decade l'interesse per il romanzo,
e primeggia la storiografia: le imprese degli scopritori suggestionano
la fantasia dei poeti e stimolano storici e cronisti, tra cui
Fernâo Lopes Castanheda, Gaspar Correia, Damiâo
de Góis, e soprattutto Joâo
de Barros che per la sua attività fu definito "il
Tito Livio portoghese". Si tratta dei migliori all'interno
di una storiografia e cronachistica moderata. Così Fernâo
Lopes de Castanheda (1500\Coimbra 1599) dopo una permanenza
a Goa scrisse l'ampia e documentata Storia della scoperta
e conquista delle Indie (Historia do descobrimento e conquista
da India pelos Portuguezes, 1551-1561) in cui denunciò
le ingiustizie del governo coloniale. Mentre l'interesse per
le opere di Joâo de Barros è
ormai tutta solo a livello stilistico. A mostrare l'altra faccia
di questa gloriosa medaglia, la cronaca antieroica dell'avventura
solitaria, come nella Peregrinazione di Fernâo
Mendes Pinto, e la relazione impietosa dei naufragi subiti
dalla flotta portoghese, raccolta nella Storia tragico-marittima.
Essa fu pubblicata a Lisbona in due volumi nel 1735-1736 da
Bernardo Gomes de Brito : si tratta di 12 relazioni di naufragi.
Essa divenne prototipo di un genere letterario, antieroico e
realistico.
Il punto più alto raggiunto dalla letteratura portoghese
è però senz'altro Luis Vaz
de Camôes con il suo poema epico I Lusiadi.
Produzione brasiliana
I portoghesi sono tra le punte iniziali più avanzate
della serie di scoperte americane. Inizia a prodursi così
una letteratura extraportoghese in portoghese, proveniente dalle
"nuove" terre. Soprattutto il Brasile rappresenterà
il territorio più proficua mente capace di elaborare
una propria cultura letteraria. Fu Pero Vaz de Caminha (lui
era un retore e cronista, nato a Porto, morì in India
nel 1501), scrivano a bordo dell'armata di Cabral, a dare notizia
al sovrano portoghese Emanuele I della scoperta della nuova
terra: la sua Lettera del ritrovamento (Carta do achamento)
del 1 maggio 1500 fu pubblicata solo nel 1817. Come per i territori
spagnoli, anche in Brasile i primi "in tellettuali"
inviati furono soprattutto religiosi.
José de Anchieta scrisse la prima grammatica della
lingua tupí, testi teatrali plurilingui (latino, portoghese,
tupí), e liriche religiose.
Accanto a lui tutta una serie di cronisti, religiosi e laici,
tra cui il francescano Vicente do Salvador (Storia del Brasile).
Il primo letterato del Brasile, nato qui, è considerato
Bento Teixeira Pinto (1545\1620), autore di un poema apologetico
di 750 versi, Prosopopea, ispirato a Camôes.
[1997]
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