 Cinema 
              tedesco dopo il 1945  
            
             
             
             Cinema tedesco dopo il 1945 
             
             La Germania occidentale si allinea presto alla produzione europea 
              occidentale, anche se rimarrà sempre un po' in ombra. Solo 
              a partire dagli anni Settanta mostrerà una progressiva egemonia 
              sul resto delle cinematografie occidentali.  
              Negli anni Cinquanta, la produzione tedesca sembra fissarsi attorno 
              a due filoni principali: l'interpretazione e riabilitazione del 
              passato recente, e la critica politico-sociale. Al primo filone 
              rimanda Pabst (Der letzte Act, 1955; Es geschah am 20 Juli, 1955). 
              Al secondo rimandano una serie di registi che usano la satira e 
              il grottesco in maniera molto efficace: R.A. Stemmle (Berliner Ballade, 
              1948), K. Hoffman (Wir Wunderkinder, 1961), e soprattutto W. Staudte 
              (Kirmes/Storia di un disertore, 1960), H. Käutner, S. Dodow. 
               
              Negli anni Sessanta un momento di rinnovamento si ha con l'adesione 
              di alcuni giovani cineasti alla nouvelle 
              vague. Negli anni Settanta il più dirompente autore del 
              cinema tedesco è Rainer W. Fassbinder. 
               
              Alla cinematografia degli anni Ottanta rimandono due autori fondamentali 
              della cinematografia europea come Werner Herzog 
              e Win Wenders. 
             
            
             
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