Editoria
nell'Italia post 1945
Editoria nell'Italia post 1945
All'indomani della Liberazione e dei primi anni di ricostruzione
si determinerą per l'editoria italiana una situazione del tutto
nuova rispetto alla precedente, anche per la sempre pił prepotente
affermazione, gią iniziata nel corso degli anni Trenta, dei nuovi
mezzi di comunicazione di massa. Ma soprattutto per il mobilitarsi
di energie culturali, ideologiche e sociali provenienti dai diversi
ambiti culturali: cattolicesimi, marxismi, liberali sono le tre
matrici principali da cui si sventagliano le più diverse
proposte e prove. Il processo di industrializzazione dell'editoria
si avviava decisamente su una strada di consolidamento, si rafforzava
e si rinnovava il sistema distributivo e di vendita, nascevano
nuovi generi di libri ancor pił accessibili, come i tascabili,
venduti anche in edicola. Si determinava insomma una nuova "geografia
dell'industria culturale": eppure, ancora alla fine degli anni
Cinquanta, il rapporto tra libro e pubblico non era affatto generalizzato,
dal momento che solo il 7% della popolazione italiana leggeva
libri. Nonostante la rivoluzione apportata dal "pocket" e, nel
corso degli anni Sessanta, il diffondersi della saggistica, gli
editori italiani dovranno sempre continuare a fare i conti con
questa anomalia, resa peraltro ancor pił difficile dalla concorrenza
dei mass media. Questa la "fotografia" che davamo della
situazione dell'editoria italiana alla metà degli anni
Ottanta:
A parte il caso di Eco che con il suo
"Il nome della rosa" si colloca ai vertici delle classifiche mondiali,
l'industria editoriale italiana non sembra conoscere uno sviluppo.
Il mercato resta sostanzialmente fermo a basse vendite, mentre
si moltiplicano i piccoli editori e i medi editori tradizionali
sono via via assorbiti in conglomerati editoriali sempre più
vasti. L'editoria di qualità resta appannaggio della Feltrinelli
guidata da Inge Feltrinelli, e da Garzanti a Milano, e dalla torinese
Einaudi che però negli anni '80 viene travolta dalla crisi
e sopravvive solo al prezzo di un duro ridimensionamento. Il mercato
di consumo è dominato soprattutto dal gruppo editoriale
Arnoldo Mondadori che mantiene solo il nome del fondatore. A Roma
sono gli Editori Riuniti, azienda
editoriale legata al PCI, specializzata in classici del marxismo
e non solo. Al settore specialistico saggistico appartengono una
casa editrice 'storica' come quella dei Fratelli Laterza di Bari,
e Il Mulino di Bologna vicina agli ambienti universitari; nel
campo delle pubblicazioni d'arte è la Electa di Milano.
Tra i piccoli editori di qualità si pone Sellerio di Palermo,
grazie soprattutto al contributo consultivo di Leonardo
Sciascia e guidata da Elvira Sellerio. La maggior parte delle
case editrici sono concentrate a Milano, e il settentrione resta
la zona del paese dove sono concentrate più librerie e
dove si vendono (e leggono) più libri e giornali.
Negli anni Novanta, lo smantellamento delle strutture culturali
legate al PCI va di pari passo con processi di omogenizzazione
culturale, accorpamento di case editrici che persistono ancora
quali semplici sigle editoriali. Hanno consistenza culturale case
editrici che veicolano culture e ideologie che rompono la sostanziale
bipartizione degli anni precedenti al 1989: così la destra
con Adelphi.
Bibliografia:
* Un secolo di libri. Storia dell'editoria in Italia dall'Unitą
al post-moderno / Giovanni Ragone. - Torino : Einaudi, 1999.
* Gli archivi degli editori: studi e prospettive di ricerca /
a cura di Gianfranco Tortorelli. - Pątron, 1998
* recensioni di A. Vittoria, in: L'Indice del 1999, n. 07.
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