Camilo
José Cela
Camilo José Cela
Camilo
José Cela è nato a Iria-Flavia [Galizia] nel 1916,
è morto a 86 anni il 17 gennaio 2002. In giovinezza ebbe
una vita variegata. Fu studente, attore, torero, pittore, soldato.
In una rissa in Venezuela fu ferito al sedere. Durante la guerra
civile spagnola si arruolò tra i franchisti, e si offrì
come spia della polizia francista. Fece parte della commissione
di censura sui libri. Raggiunse la notorietà letteraria
nel 1942 con "La famiglia di Pascual Duarte". Nell'ottobre
1989 gli è stato assegnato il nobel
per la letteratura. E' stato un letterato ironico, narcisista.
Girava in rolls royce con una autista nera. Chiamato a commentare
una manifestazione in onore di Garcia Lorca non esitò a
criticarne l'omosessualità del poeta e dei suoi celebratori.
Amava molto i premi: spazientito per non aver ricevuto il rpemio
Cervantes, aveva commentato: "Il premio è pieno di
merda". Aveva il vezzo di ricevere i giornalisti in bagno.
Sotto Juan Carlos fu fatto senatore. Usava dormire durante i dibattiti:
quando il presidente del senato lo rimproverò apertamente:
"Lei si sta addormentando", lui replicò: "Non
mi sto addormentando: sono addormentato!". Dopo il nobel
divorziò dalla moglie con cui aveva vissuto per trent'anni
e si mise con Marina, di 40 anni più giovane di lui. Le
sue ultime parole prima di morire pare siano state: "Marina
ti amo. Viva Iria Flavia". La sua vasta produzione letteraria
comprende tutti i generi: romanzo, racconto, cronaca giornalistica
e cronaca di viaggio, teatro, poesia.
Il suo romanzo più importante è
forse La famiglia di Pascual Duarte (La familia de Pascual
Duarte, 1942), che ha determinato la rinascita del romanzo spagnolo
di tipo realista. Il romanzo è stato tradotto nel 1960
in italiano dal filologo Salvatore Battaglia per Einaudi. Il romanzo
esce quando la guerra civile spagnola è da poco conclusa
- in quegli stessi mesi moriva in una galera franchista uno dei
maggiori poeti spagnoli, Miguel Hernandez, nell'indifferenza del
mondo occidentale travolto dalla seconda guerra mondiale. Nei
fatti si contrapponeva alla retorica del regime, raccontando la
cupa vicenda di un contadino condannato a morte per assassinio.
Non era in Cela alcun intendimento programmatico, nella direzione
politica e di opposizione al regime. Eppure, rispetto alla letteratura
edificante e retorica del franchismo, Cela in questo romanzo compie
delle scelte nella direzione del realismo che contraddicono le
linee guida di quel regime: sceglie il suo protagonista tra i
reietti della società (ricollegandosi alla tradizione realista
spagnola), trasforma il suo protagonista - che racconta in prima
persona la propria cupa vicenda, senza ombra di riscatto - in
un portavoce delle angosce esistenziali del suo tempo. "Proprio
in questa combinazione inedita tra un personaggio umile e incolto,
legato a una precisa realtà locale, e gli echi di una condizione
umana più universale, sta forse l'originalità più
profonda di quel testo. In uno dei periodi di massimo isolamento
culturale della Spagna, il suo Pascual Duarte si trova così
in una singolare sintonia con altre figure 'maledette' del romanzo
europeo contemporaneo" (*Melis).
Di tipo realista è anche L'alveare
(La colmena, 1951) storia della gente di un grande casamento di
Madrid. La scena, rispetto al primo romanzo, si sposta dalla profonda
provincia rurale alla città. Cela intreccia nella sua trama
brulicante una molteplicità di vite umane, che si incontrano
in maniera precaria nella vita anonima di Madrid. Il punto di
osservazione scelto è quello di un caffè sordido,
ribadendo la tendenza a privilegiare una visione dal basso di
vite prive di ogni slancio ideale. Cela insiste con ossessività
sulla fisicità di quelle esistenze, legate ai bisogni e
agli impulsi più elementari. Di grande efficacia la tecnica
narrativa, che aderisce con la sua struttura frammentistica, pulviscolare,
alla disgregazione della vita metropolitana. Cela screverà
poi, soddisfatto, che si tratta di un "romanzo orologio,
in cui tutti i personaggi vivono immersi nella loro nullità".
Dopo queste prove, Cela ha dato inizio a un nuovo
corso narrativo, più movimentato e ameno: Undici racconti
di calcio (Once cuentos de fútbol, 1963), Mazurca
per due morti (Mazurca para dos muertos, 1983). La sua maestria
verbale si è riversata anche in alcune opere spregiudicate
e erudite, come il Dizionario segreto (Diccionario secreto,
1968) in tre volumi, una specie di vocabolario di parole oscene
tratte sia dal repertorio classico spagnolo che dal castigliano
parlato in America latina. E' stato protagonista di diverse imprese
editoriali, tra cui la bella rivista letteraria "Papeles
de Son Armadans" pubblicata per molti anni a Palma de Mallorca.
Tra gli altri titoli della sua vasta produzione: Divieto di
accesso ai non addetti ai lavori, Cristo versus Arizona.
Cela è stato scrittore narcisista. Dopo
le maggiori opere giovanili non sembra sia stato capace di ripetere
la freschezza e la limpidezza delle prime prove. Nel quarantesimo
anniversario del romanzo che veniva indicato come suo capolavoro,
"La famiglia di Pascual Duarte", ha espresso insofferenza
per questa sua opera che aveva finito per identificarsi con la
sua persona fino a soffocarlo (artisticamente). Ha scritto molto,
spesso ai confini tra diversi generi letterari, la sua ricerca
linguistica ha avuto spesso un carattere auto-compiaciuto, linguaiolo
più che sperimentale. Ha avuto, nella maturità,
un forte senso dell'umorismo, ma non auto-ironia.
Le motivazioni del premio nobel: "for a rich
and intensive prose, which with restrained compassion forms a
challenging vision of man's vulnerability".
Bibliografia: critica
La Spagna di Camilo José Cela / Antonio Melis, in: Il manifesto,
18 gennaio 2002, p. 14.
Sincero fino all'indecenza / Giuseppe Scaraffia, in: Il Sole 24
ore, 20 gennaio 2002, p. 36.
[1997]
[Up] Inizio pagina | [Send]
Invia questa pagina a un amico | [Print] Stampa
questa pagina | [Email] Mandaci
una email | [Indietro]
Europa: Antenati - la storia della letteratura europea online
-
© Antenati 1984-2006, an open content
project
|
|