Storia della letteratura europea - Torna in homepageProduzione culturale jiddish 1939-1989


Produzione culturale jiddish 1939-1989


La produzione jiddish europea è stata in pratica eliminata con gli stermini nazisti e stalinisti: prima dello scoppio della guerra esistevano nel mondo 18 milioni di ebrei, di cui 11 milioni parlavano jiddish: circa 5 milioni di parlanti jiddish sono stati sterminati da Hitler e dai suoi collaboratori. In URSS gli ultimi grandi scrittori jiddish, poeti e romanzieri, David Bergelson (1884) e P. Markish (1895), Der Nister, D. Hofstein, L. Kvitko e I. Fefer furono fucilati nell'agosto 1952. In USA hanno operato gli ultimi scrittori jiddish del nostro secolo: J. Opatoshu (1886\1954), Sholem Asch (1880\1957), e l'ultimo grandissimo Isaac B. Singer.
La produzione jiddish posteriore al 1945 può essere raggruppata in tre filoni: la produzione degli emigrati dall'europa orientale; la letteratura della shoà; la cultura post-shoà in Palestina.
Al primo gruppo appartengono intellettuali di primo piano come I. Manger, A. Sutzkewer, H. Grade, il maggiore di tutti Isaac Bashevis Singer e il fratello Israel Joshua Singer. A. Sutzkewer ha pubblicato numerose raccolte poetiche fin dalla giovinezza a Vilnius, che lo pongono tra i maestri della poesia ebraica moderna, con una lingua ricca di creazioni sonore e immagini audaci; durante la guerra fu attivo tra i combattenti del ghetto di Vilnius e partigiano antinazista; la sua opera posteriore è segnata dalla memoria della shoà. H. Grade è cantore della Vilius ebraica e degli ambienti ortodossi. In Der shulhoyf (1958) o in Tsemach Atlas (1967-1968) descrive le yeshivot, il movimento dei "mitnagdim" oppositori allo chassidismo, tentando una sintesi tra tendenza tradizionaliste e moderniste.

Gli scrittori jiddish della Shoà

Un gran numero di scritti in jiddish videro la luce nel cuore dell'orrore hitleriano, all'interno dei ghetti dove i nazisti avevano segregato gli ebrei prima della deportazione nei campi della morte. E' una produzione scritta da autori per la maggior parte morti nei campi di sterminio. Abbiamo romanzi- verità (L. Goldin, P. Opoczynski), cronache (I. Bernstein, colme di amara ironia come Churbn Varshe 4580 di Y. Perle; E. Ringelblum autore di Scritti del ghetto (Ksovim fun geto) cronaca quotidiana a Varsavia e iniziatore di una raccolta di archivi clandestini. I suoi archivi furono ritrovati dopo la guerra tra le macerie della sua casa: vi si racconta dell'atroce agonia dei ghetti, la fame, la povertà, la malattia, il sadismo dei nazisti, l'organizzazione eroica della resistenza ebraica. Poeti e cantori composero ballate, filastrocche, ninnenanne (L. Rudnitsky), canzoni: Y. Herszkowicz ne fu interprete per le strade del ghetto, H. Glick autore di Noi siamo qui (Mir zeynen do) che divenne un inno dei combattenti ebrei contro il nazismo. S. Kaczerginski raccolse, dopo la guerra, i canti dei ghetti e dei campi in Lider fun di getos un di lagern (1948). Tra i tanti autori si ricorda anche M. Gebirtig che, prima di essere ucciso nel giugno 1942 a Cracovia fu, con Z. Berditshever, M. Warshavski e A. Reizen autore prolifico di poesie che ispirarono la canzone popolare ebraica. Attraverso le sue poesie, le canzoni e i drammi biblici, I. Katzenelson ha espresso l'esperienza umana religiosa e politica del popolo ebraico nel momento in cui secoli di storia stavano per essere annientati. Il canto del popolo ebraico massacrato (Dos lid fun oysgehargetn yidishn folk) terminato a Vittel, nel campo di concentramento per stranieri prima che Katzenelson fosse ucciso nelle camere a gas di Auschwitz nell'aprile 1944, è il capolavoro della letteratura jiddish sul tema della Shoà. Lungo poema epico di lamentazioni, canto del cigno della cultura ebraica dell'europa orientale, unisce a una straziante intensità di emozioni una struttura poetica estremamente raffinata, che fanno di questo canto un testo classico all'interno della lunga tradizione del martirologio ebraico.

Nel dopoguerra gli scrittori sopravvissuti alla Shoà e alla lotta armata hanno scritto romanzi-verità (M. Mann, M. Shtringler, H. Rozenfarb, Y. Elberg, K. Tzetnik, Y. Spiegel) e si sono dedicati alla conservazione della memoria su quanto accaduto.



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