Edmond Moore Hamilton
Edmond
Moore Hamilton nasce nel 1904 a Youngstown, nell'Ohio, da
una famiglia di origini scozzesi-irlandesi e di religione
presbiterana lì trasferitasi nel 1820. Il padre,
proprietario di una piccola acciaieria, è disegnatore
professionista e lavora per numerosi quotidiani, la madre,
prima di sposarsi, era stata maestra di scuola.
Poco dopo la nascita di Edmond gli Hamilton sono costretti,
da avversità finanziarie, a trasferirsi a Poland,
in una fattoria priva di elettricità, gas e acqua.
E' quindi nella sicurezza dell'ambiente di campagna che
il futuro scrittore trascorre la propria infanzia.
Nel 1911 la famiglia si trasferisce a Newcastle, dove il
padre trova lavoro presso un quotidiano locale.
Come studente, il giovane Edmond è un ragazzo prodigio:
entra al liceo nel 1914, all'età di 10 anni, e si
diploma, senza difficoltà, all'età di 14.
I genitori, convinti di avere un genio tra le mani, lo iscrivono
al Westminster College di New Wilmington, nell'autunno del
1919. Edmond supera con risultati d'eccezione gli esami
attitudinali d'ammissione ed il suo quoziente d'intelligenza
risulta il primo tra tutti i nuovi allievi. Porta a termine
gli esami del corso di Fisica in un solo anno, ma con l'inizio
del secondo anno la differenza d'età tra lui e gli
altri studenti produce ben presto i suoi effetti: Edmond
inizia ad annoiarsi della scuola, comincia a chiudersi sempre
più in sé stesso, inizia a disertare le lezioni...
e alla fine del terzo anno viene espulso dal college. Lavora
allora come impiegato presso la Pennsylvania Railroad Company.
Nel 1924 tale lavoro termina, ed Edmond - già lettore
appassionato di Abraham Merrit ed Edgar Rice Burroughs -
decide di sedersi davanti ad una macchina da scrivere per
elaborare i suoi primi racconti fantastici. Da quel giorno
non avrebbe lavorato più in altri campi.
Esordisce come narratore sul numero di agosto del 1926
di Weird Tales, col racconto The Monster-God of Mamurth.
In quello stesso numero venivano pubblicati anche un racconto
di Abraham Merritt ed uno di H.P. Lovecraft, allora gli
indiscussi maestri della narrativa fantastica. Nelle preferenze
dei lettori, il racconto di Hamilton si piazzò immediatamente
dietro quello di Merritt, precedendo largamente quello di
Lovecraft.
Dal 1928, con l'uscita di The Crushing Suns - primo racconto
del ciclo di Interstellar Patrol (1928-1934) - e soprattutto,
nel corso degli anni Quaranta, col ciclo imperniato sul
personaggio di Captain Future - serial dal quale verrà
tratta nel 1978 una fortunata serie animata realizzata dalla
Toei - Hamilton si conquista una solidissima fama di scrittore
vulcanico. Scrive anche storie per serie a fumetti della
DC Comics, quali Batman e Superman.
Anche se di indiscutibile interesse, le opere giovanili
di Hamilton risultano in verità oggi abbastanza limitate,
ingenue ed eccessivamente schematizzate nello sviluppo della
trama. Certo, lo scrittore riusciva a trasmettere, con esse,
al lettore il suo entusiasmo e la sua speranza nei confronti
della Scienza e del futuro, ma in quegli anni Hamilton si
premurava principalmente di sfornare nuove idee a getto
continuo, senza preoccuparsi troppo della validità
letteraria dei suoi scritti, che risultavano tutti ricalcati
sul medesimo modello: una scena che permette di inquadrare
l'ambiente e i protagonisti, l'annuncio di qualche terribile
minaccia cosmica, una spedizione lanciata verso l'ignoto,
quasi sempre con pochissimo tempo a disposizione, per salvare
la situazione, lo scontro finale con l'immancabile vittoria...
La disinvolta abilità con cui riusciva a trovare
una soluzione alle terribili minacce che l'Umanità
doveva fronteggiare nei suoi racconti, lo resero comunque
il più popolare ed amato tra i giovani scrittori
americani, e gli valsero il soprannome di World-Saver Hamilton
(Hamilton Salvatore del Mondo).
Ma un lento processo di maturità letteraria sarebbe
avvenuto in lui da lì a pochi anni...
La profonda amicizia che lo legava infatti a Jack Williamson,
altro famoso scrittore di fantascienza di quegli anni, li
porta a trascorrere insieme una lunga vacanza in un ranch
del Mississippi... entrambi ne usciranno notevolmente trasformati:
Hamilton fornisce infatti a Williamson la capacità
di inventare in continuazione idee nuove, mentre Williamson
aiuta Hamilton a portare alla luce spunti che già
esistevano, in forma ebrionale, nelle sue opere.
E nel 1940 incontra Leigh Brackett, giovane scrittrice che
quello stesso anno aveva debuttato su Astounding Science-Fiction,
col racconto The Martian Quest. Si sposano nel 1946 e rimarranno
uniti per più di trent'anni, fino alla morte di lui.
Il confronto con la prosa più raffinata, elegante
e fantasiosa della moglie porta Hamilton a migliorare il
suo stile, che mostra da questo periodo un arricchimento
d'inventiva, ed una più profonda caratterizzazione
Umana. L'ordinata vita del matrimonio spinge inoltre l'autore
a stemperare quell'irruento entusiasmo che aveva caratterizzato
la prima fase della sua attività letteraria, e a
scrivere più lentamente ed in maniera più
riflessiva. Inizia allora per Hamilton una seconda fase
di carriera, che lo porterà ad offrire alla fantascienza
i suoi testi di maggior valore: City at World's End (1951),
la trilogia Stars - The Star of Life (1959), The Haunted
Stars (1960) e Battle for the Stars (1961), tre opere in
pratica riunite dalla Doubleday solo per la presenza ricorrente
nel titolo della parola Star e che, invero, poco hanno in
comune - e Fugitive of the Stars (1965).
Di quegli anni è anche la sua opera più famosa,
il ciclo The Star Kings (1949-1970), definito dalla critica
come «il più fastoso, affascinante e sfrenato
di tutta la fantascienza avventurosa». Concepito all'inizio
degli anni Quaranta, rifinito negli anni Cinquanta e proseguito
negli anni Sessanta, può essere indicato come IL
manifesto della Space Opera. Hamilton ci offre infatti in
esso un affresco geniale del mondo futuro, che moltissimo
influenzerà la nascita di Star Wars, essendo George
Lucas grande ammiratore dell'opera hamiltoniana.
Nel 1966 pubblica Doomstar, probabilmente il suo capolavoro.
L'anno seguente inizia il ciclo di Starwolf (1967-1968),
incentrato sulle avventure di Morgan Chane, suo ultimo lavoro
nonché summa di tutta la sua produzione narrativa.
In Starwolf Hamilton riprende infatti, ma in una luce più
malinconica e disincantata, trascinante e commovente, tutti
gli archetipi classici della fantascienza.
Con queste opere Hamilton non solo migliora come scrittore,
ma guida anche l'evoluzione della Space Opera verso la sua
maturità letteraria, portandola ad un'apice di bellezza
e liricità, e facendole raggiungere quelle connotazioni
dell'Arte che pochissimi altri autori, dopo lui, riusciranno
ad eguagliare.
Muore nel 1977 a Lancaster, in California. La moglie lo
avrebbe seguito a breve distanza, poco dopo aver completato
la sceneggiatura di Empire Strikes Back, il secondo film
di Star Wars, ed il suo capolavoro letterario: il ciclo
di Eric John Stark.
Hamilton viene considerato, insieme a Jack Williamson,
A.E. Van Vogt ed E.E. «doc.» Smith, uno dei
maestri dell'avventura spaziale, nonché uno degli
autori che maggiormente hanno contribuito alla crescita
della moderna fantascienza.
Caratterizzato da una prosa semplice ma illuminata da squarci
descrittivi, è lo scrittore per il quale è
stata creata la definizione di sense of wonder: cioé
di quell'elemento epico-avventuroso (sempre presente nelle
sue opere) che cattura la componente favolistica, la radice
della fiaba e dell'avventura, la matrice del sogno, l'archetipo
dell'esplorazione e della parte creativa dell'intelligenza
Umana...
Pur «capace di giocare con i mondi e le costellazioni
come un bambino gioca con le biglie», nella produzione
di Hamilton s'innescano anche stupende e raffinate opere
fantasy... opere più pensose, di eroi crepuscolari,
come The Daughter of Thor (1942), The Valley of the Creation
(1948) ed A Yank at Valhalla (1950).
E' indiscutibile l'apporto di idee, di concetti e di invenzioni
che Hamilton ha portato alla fantascienza, che allora aveva
appena abbandonato le sue nobili origini ottocentesche,
per tentare, ai primi del Novecento, un linguaggio ed una
destinazione più universale, sfruttando il veicolo
di massa delle pulp magazines. Nel racconto The Moon Menace
(1927) lo scrittore usa infatti per la prima volta l'oscurità
totale come arma, ed ha per la prima volta l'idea di usare
la trasmissione della materia come mezzo di comunicazione
interplanetaria... nel ciclo di Interstellar Patrol per
la prima volta si parla di Federazioni Galattiche, di una
Polizia dello Spazio, di mondi uniti da una fitta rete di
comunicazioni, di un Universo divenuto "Villaggio Globale",
di armi scientifiche talmente prodigiose da poter distruggere
interi mondi e persino soli... nel romanzo Time-Raider (1928)
viene per la prima volta usata una Macchina del Tempo al
fine di reclutare una legione di guerrieri provenienti dai
più svariati periodi della storia... nel romanzo
Cities in the Air (1929) per la prima volta viene introdotto
nella fantascienza il concetto delle «Città
Volanti»... nel racconto The Earth-Owners (1931) per
la prima volta la Terra viene descritta come "proprietà"
di una razza aliena nascosta protettrice degli uomini...
nel ciclo di Captain Future per la prima volta viene fatta
una precisa distinzione tra i concetti di robot, androide
e cyborg... Hamilton è stato inoltre uno dei primi
scrittori ad aver postulato il superamento della velocità
della Luce e ad aver sviluppato la storia dell'Uomo non
più su piano planetario, bensì su scala intergalattica.
Tutti insomma contributi sensazionali e rivoluzionari, che
sarebbero poi diventati regole e convenzioni per gli autori
successivi, e per i quali Hamilton venne anche premiato
alla Sci-Fi World Convention del 1946. Senza Hamilton né
il ciclo Foundation di Isaac Asimov, né le fortunate
serie cinematografiche e televisive di Star Wars e Star
Trek sarebbero mai esistite.
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