Antonin
Artaud
Antonin Artaud
Nato a Marsiglia nel 1896 (morto a Ivry-sur-Seine nel 1948),
precocemente affetto da disturbi nervosi che lo accompagneranno
tutta la vita, dopo anni di pellegrinaggio in case di cura, si
stabilì nel 1920 a Paris dove fu attore di teatro e di
cinema: notevole la sua interpretazione del monaco Massieu in
"La passione di Giovanna d'Arco" di C. Dreyer. Avvicinatosi ai
surrealisti se ne separò polemicamente nel 1926; fondò
con R. Vitrac il teatro Alfred Jarry
inaugurato nel 1927 con una sua pochade, Il
ventre bruciato o la madre folle (Le ventre brulé
ou la mère folle). L'esperienza si chiuse nel 1929 dopo
due intense stagioni durante le quali furono dati testi di Paul
Claudel, M. Gor'kij, A. Strindberg, Roger Vitrac.
Negli anni seguenti elaborò la sua concezione teatrale
(il "teatro della crudeltà") in una serie di articoli raccolti
ne Il teatro e il suo doppio (Le théatre
et son double, 1938), in cui è notevole anche l'influenza
del teatro balinese conosciuto in occasione dell'esposizione coloniale
del 1931. Contrastato fu il suo primo e unico tentativo di realizzare
il suo ideale teatrale, con I Cenci (Les
Cenci, dato al Théatre des Folies- Wagram nel 1935).
Nel 1936 partì per il Messico alla ricerca di una condiziona
umana primordiale, un mondo non contaminato dalla cultura occidentale.
Il racconto del viaggio è in Viaggio
nel paese dei Tarahumaras (1937): vi si dice degli indios
dediti all'uso cultuale del peyotl, un fungo allucinogeno. Rimpatriato,
fece un nuovo viaggio in Irlanda, in condizioni psichiche alterate.
Al suo ritorno fu internato in manicomio e poi nella clinica di
Rodez (1943-46).
La "rivoluzione" teatrale di Artaud consiste nel ripudio della
tradizione occidentale, in nome di un'azione immediata e violenta
della rappresentazione. Una specie di esperienza cerimoniale primitiva,
o di esorcismo magico, volto a creare, con la comunione di autore
e pubblico, un linguaggio superiore alle parole, capace di liberare
l'inconscio e di sovvertire pensiero e logica. L'esempio di Artaud
ha profondamente influenzato il teatro successivo (si pensi alle
esperienze del Living Theatre e di P. Brook) risultando determinante
per le neoavanguardie degli anni Sessanta e Settanta. In effetti,
i suoi scritti teorici hanno avuta più influenza delle
sue pièce realizzate o rappresentate.
Il suo lirismo convulso, tenacemente fisiologico, si esprime anche
nel romanzo Eliogabalo o l'anarchico incoronato
(Héliogabale ou l'anarchiste couronné, 1934), nel
saggio Van Gogh, il suicida della società
(Van Gogh, le soucidé de la societé, 1947), nelle
lettere (Corrispondenza con J. Rivière,
1924; Lettere da Rodez, 1946), e nelle poesie. Nel 1956-67 sono
state raccolte le opere complete.
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