Fëdor
M. Dostoevskij
Fëdor M. Dostoevskij
Partito dall'iniziale influsso gogoliano ma anche da Balzac
e Dickens, Fëdor M. Dostoevskij (1821\1881) giunse, sotto
l'impulso di una profonda crisi religiosa e una fortissima tendenza
all'in trospezione, a risultati altissimi. Anche in contrasto
con l'ori ginale matrice realistica. E che lo pongono all'inizio
del moderno romanzo europeo psicologico e di idee. Indagando sulla
libertà, sui suoi scandali e paradossi, e sulla coesistenza
tra l'uomo e il suo doppio spirituale, Dostoevskij si congiunge
con la pro blematica dell'esistenzialismo kierkegaardiano, precorre
Freud, schiude nuove vie al romanzo che saranno continuate in
direzioni divergenti da autori come Gide e Kafka. All'interno
della tradizione russa invece Dostoevskij è isolato, episodio
eccentrico e deviante, a causa di una radicalità di fondo,
nichilistica, con cui pone alcuni problemi centrali. Problema
centrale in Dostoevskij è quello del male, e di dio: «ciascuno
di noi è colpevole di tutto e per tutti. E non solo a causa
della colpa comune, ma cia scuno, individualmente». La sua posizione
è quella di un credente radicale: prima delle analisi di
Heidegger, Dostoevskij coglie l'essenza spirituale del nichilismo
in personaggi come Ivan Karamazov, Smerdjakov, Kirillov, Stavrogin:
quest'ultimo, credendo in Satana senza credere in Dio, raggiunge
l'apice di una negazione che coerentemente sbocca nel suicidio.
I personaggi di Dostoevskij sarebbero stati impossibili in un
ambiente diverso, ad esempio nel mondo ellenico: il suo universo
è infatti essenzialmente cristiano. Ma la validità
di Dostoevskij è nell'aver voluto affrontare i problemi,
dal suo orizzonte è assente qualsiasi ele mento di edificante
o evasivo. La sua validità sta nell'essere un autore tragico,
che pone la vita dell'uomo nella lotta tra il bene e il male:
«Satana lotta contro Dio, e il loro campo di batta glia è
il cuore dell'uomo». In questo senso i suoi sono racconti teologici,
dipingono il male più che il bene, sono una continua ricerca
di Dio.
© Antenati - 1994-1997
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