Poesie,
di Salvo Basso
Poesie
di salvo basso
(da: Via Lattea : rivista semestrale di letteratura, n.7,
gennaio-giugno 1991)
GIA’
due quattro volte
ho arato il campo. Fra
luna e te ritaglio
del tempo con un cutter
vecchio, slamato.
La vista è debole, deboli
le cose guardate.
Ci sarà il match solare e
lo perderemo.
GIOCARE
a scacchi,
una frazione di re,
chiedimi Why Sky,
perché di un cielo di scotch.
Portami un golf erboso,
una notte di cachemere.
Poi smettiamola.
Le stelle/perle
al collo di galassie, prese
dal desiderio, umana
gazza umana.
FOTOGRAFAVA
il cielo, il cielo
e il cielo, l’eterno
uguale, diverso.
Reflexava in alto: è
l’occhio che vede,
l’occhio che riflette.
Sproporzionare il reale
non è gran sforzo, ma
rallentare le nuvole,
ma disazzurrare.
* * *
Divento ombra. Né contorni
o desideri nel vicolo assalito.
Né fantasma, tossisco. Il nano
del circo che venne e pioggia
distrusse si frattura la mano
nel doppio salto immortale.
Nessuna necessità l’amordisé.
L’equilibrio, al trapezio, è
dato dal cielo. Atteso e
attendato.
* * *
La
circolarità del
piatto e le tende
verticalissime.
L’insonnia caffè
accompagna l’azione
del raccoglimento.
al breve cibo. E alla
finestra pulita.
(Nota, 31 agosto 2003: Si ringrazia Renato Pennisi per averci
permesso la pubblicazione di queste Poesie)
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