In ricordo di Salvo Basso
di mauro mangano (pubblicato sul n. 95/2002 di Girodivite)
"A moriri semu tutti sperti"
L’aveva scritto Salvo Basso in una delle sue lapidarie
e straordinariamente precise poesie.
E lui è stato "spertu" un po’
prima di noi. Ce li ricordavamo spesso, questi versi, nei
mesi della sua malattia, nell’altalena tra speranza
e disperazione che scandiva i giorni.
Salvo è morto il 29 aprile e un mese dopo, nell’auditorium
della facoltà di lettere di Catania, presso il monastero
dei Benedettini, si è svolto un incontro per ricordarne
l’opera e la personalità.
L’auditorium era gremito, perché agli amici
ed ai familiari si sono uniti molti studiosi, scrittori,
editori, lettori che in modi diversi hanno conosciuto Salvo
Basso ed alcuni che vorrebbero conoscerlo, anche ora, attraverso
le sue poesie.
Sono intervenuti il fratello, l’editore "Prova
d’autore", ed alcuni amici e colleghi, hanno
sottolineato aspetti diversi della sua opera letteraria
e della sua attività culturale.
Il sentimento, si capisce, non può che essere
quello mesto di quando si ricorda un amico appena scomparso,
ma il tono è stato sempre mantenuto un punto sopra
la retorica facile della commozione. Nessuna indulgenza
al sentimento, alla commemorazione. Infatti non si tratta
affatto di una figura da "commemorare".
Salvo Basso è stato un grande poeta, e questo tocca
farlo dire a quelli che verranno dopo. A noi, che abbiamo
avuto la fortuna di conoscerlo, tocca invece ricordare l’uomo.
I primi interventi hanno sottolineato proprio alcune
delle mille iniziative cui si è dedicato, e di quelle
che ha promosso. Iniziative che nascevano tutte dalla ferma
convinzione che la poesia e l’arte possono essere
per tutti, e devono essere messe a disposizione di tutti.
Ha svolto centinaia di attività, come assessore del
comune di Scordia, portando nella sua città, una
media città della provincia di Catania, autori contemporanei,
poeti, filosofi, pittori, fotografi, promovendo dibattiti.
E quando capitava di guardare il pubblico e contarlo in
poche decine, riaffermava la sua convinzione: "anche
quindici, anche venti, la città crescerà così,
a poco a poco".
Ci credeva, Salvo, e ci costringeva a crederci, che qualunque
iniziativa culturale nelle nostre città sarebbe servita,
le avrebbe rese migliori, perché l’amore del
bello contagia, la cultura si trasmette anche col contatto
fisico, con la presenza. Qualunque atteggiamento di sfiducia,
o volontà di chiudere l’ambito dell’arte
agli specialisti, per Salvo era un tradimento personale,
ti dimostrava di offendersi personalmente, come se mancassi
di fiducia in lui stesso.
Così è stato una guida ed uno stimolo per
gli assessori alla cultura di mezza Sicilia, e per gli altri
poeti e molti studiosi, e tanti giovani di Scordia, di tutto
il calatino e di Catania.
Perciò non si è trattato di una commemorazione,
ma di una sorta di dialogo con Salvo fatto tutti insieme,
nel quale ci siamo detti e gli abbiamo promesso che continueremo
a lavorare, che sarà istituita una fondazione con
il suo nome, che porteremo i suoi libri in tutte le biblioteche
possibili, che cercheremo di portare con onore il titolo
di suoi amici.
Il poeta, poi, è nei versi, che sono stati letti
alla fine dell’incontro, e che restano, per tutti.
Versi in italiano ed in dialetto, profondi, ironici e taglienti
come Salvo, affilati, rapidi e sottili come la sua intelligenza,
e la sua esistenza.
Contesto
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