La passione secondo Thérèse, di pina la villa


La passione secondo Thérèse, di pina la villa

La passione secondo Thérèse / Daniel Pennac. - Milano : Feltrinelli, 1999. - (I Canguri Feltrinelli).

Si parla di Thérèse, la sorella di Benjamin Malaussène, della sua passione per un uomo, passione finita male (o bene secondo i punti di vista). C'è un giallo, un intrigo, un intreccio. E poi le frasi, le leggere e profonde riflessioni. Come la citazione/dedica iniziale “Diluvio di baci: quindici morti” (Christian Mounier).
L'oggetto del libro è infatti la passione d'amore, così irrazionale che solo la famiglia Malaussène poteva affrontarlo.
E dunque... Thérèse, pallida e rigida cartomante, si innamora. La questione tormenta Malaussène, sa che l'amore porta solo guai... e bambini. E poi chi è il tizio di cui si è innamorata? Già il nome, Marie-Colbert de Roberval... e poi il mestiere, consigliere referendario di primo livello... Malaussène, capro espiatorio per vocazione, non può che attendersi il peggio. Tenta di dissuadere la sorella, ma è inutile, il suo pallore si è ormai tinto di rosa. Malaussène spera nella tubercolosi, ma è amore. Forse si è sbagliato, il consigliere è un benefattore. Il matrimonio si celebra senza la tribù ma con tutti i clienti di Thérèse, diretta Tv l'indomani. Viaggio di nozze a Zurigo (Zurigo? Pensa il povero Malaussène). Due giorni dopo Thérèse ritorna. Dorme tutto il giorno, la sera esce e subito dopo la sua roulotte va a fuoco, una donna in cenere. Malaussène nel dolore, poi però, di fronte alle ceneri di Thérèse, Thérèse appare, felice, morbida, finalmente donna. Non sa nulla degli eventi, la donna saltata in aria con la roulotte, Marie-Colbert saltato dalle scale al quarto piano della sua casa. Malaussène si prepara le valigie per il carcere, i libri li aveva già preparati prima. Ma arrestano Thérèse. Arrestata, Thérèse dice che non può rivelare il suo alibi, è una questione d'onore. Malaussène però deve scoprirlo, deve scoprire con chi Thérèse ha fatto l'amore quella notte mentre suo marito cadeva dalle scale.
Non può scoprirlo, per quanto faccia, povero Malaussène! Glielo racconterà Thérèse, appena scarcerata.
Il fatto è che dopo la prima notte di nozze Thérèse scopre che lui non l'ama, usa il preservativo (lo aveva già previsto Julie, moglie di Malaussène). Torna a casa, esce, piena di rabbia torna da lui, scopre che sta fuggendo con un'altra donna, la cognata. Scopre anche che non era un benefattore, quello che Thérèse credeva aiuti in medicine ai paesi di mezzo mondo era in realtà un traffico d'armi. Marie-Colbert si era servito di lei, della sua roulotte, e voleva continuare a servirsene, ma lei gli aveva detto che con la prima notte di nozze ha perduto le qualità divinatorie, lui ha fatto il muso e Thérèse è andata via. Ora sta per fuggire con le valigie piene di danaro. Thérèse fugge di nuovo, e dove può rifugiarsi se non da Thèo, l'amico di famiglia omosessuale, la vecchia zia alla quale ci si confida? Trova Théo a far l'amore con Hervé. Entrambi la consoleranno, entrambi faranno l'amore con lei, ecco spiegato il miracolo della felicità di Thérèse, il miracolo della vita. Nove mesi dopo nasce Maracuja, frutto della passione, dal nome dell'asilo gestito da Gervaise, dove si trovano i figli delle prostitute.

Citazioni

Non perdevo tuttavia il contatto con Thérèse. Lei non mi evitava e avevamo lunghe conversazioni sull'amore, le sue travi a vista e le sue dépendances.
“Lo ami, lo ami, come fai a sapere che lo ami, Thérèse?”
“Perché non posso leggere in lui. Non ci vedo attraverso. Vedo solo lui.”
“Il velo dell'amore?”
“Si, l'attrazione e la fiducia”
“Una fiducia basata su cosa, Dio santo?”
“Sull'attrazione” (pp. 41-42)

“Cosa sarebbe la vita di una donna se non mettesse un po' al mondo il proprio uomo? Ci vogliono molte donne perché un uomo riesca bene” (p. 74)

Il racconto di Thérèse (La passione secondo... le donne? Alcune donne?)
“ma la verità vera è che in tutto quel tempo, in tutte quelle parole, aveva pensato a una cosa sola: il momento in cui avrebbe spogliato Marie-Colbert, in cui avrebbe immerso quel corpo gigantesco in un bagno ben caldo, in cui l'avrebbe massaggiato lentamente, avrebbe ammorbidito quell'esistenza, avrebbe restituito quell'uomo a se stesso. Era stata la sua prima emozione. L'acqua di quel bagno la faceva fremere. Le pareva che la sua stessa rigidità vi si sarebbe sciolta, che quel calore sarebbe diventato il suo calore, e solo allora l'amore sarebbe stato possibile...
“Solo che, come ben sai, le cose non sono andate esattamente così.”
Forse per via di un dettaglio: c'erano due bagni nella loro suite della Bahnhofstrasse.
“Come affrontare l'amore dopo quella separazione?”
Quando si era infilato sotto le lenzuola, Marie-Colbert aveva assolto il dovere coniugale come si adempie un contratto. Senza eccessiva partecipazione. Preservativo. Lei non era riuscita a strappargli una parola dopo l'incontro con Altmayer per le firme. [Attraverso cui i soldi che Marie-Colbert aveva fatto affluire nel conto di Thèerèse, passavano a lui, per il regime della comunione dei beni]. Né una parola né una carezza. Quanto al bagno caldo l'aveva fatto da sola. Dopo. Per placare quel bruciore asciutto al centro del proprio corpo. E quando l'acqua si era completamente raffreddata intorno a lei, un blocco di ghiaccio e di vergogna aveva preso il treno del ritorno.
“No, Benjamin, non stare a consolarmi. Ascolta piuttosto il seguito. Dunque sono in piedi davanti alla roulotte, a rifiutatre di farmi commiserare, per l'appunto.”
Dove andare? Chi cercare? Louna? Louna è una soluzione. Per poco che Laurent sia a zonzo, il magone di Louna la distrarrà dal suo: da insonsolabile Thérèse diventerà consolatrice. La vita riprenderà il proprio corso, insomma. Ma no, Thérèse non ha voglia di consolare nessuno. Thérèse ce l'ha con il mondo intero. Con se stessa, per cominciare. Con la sua ridicolaggine. La storia del bagno, per esempio, che idiozia! Mesi interi a sognare quel bagno quando oggi è tutto il suo corpo a dirglielo: i bagni non giovano affatto all'amore. In amore, l'acqua inaridisce. E' un dato di fatto. Giovani che amate, non lavatevi. Prendetevi nel calore del desiderio che si scioglie. Lasciate perdere i preliminari del bagno. Non lavatevi neanche dopo, peraltro. Tenetevelo per voi il più a lungo possibile.
“A quel punto ho riso come una pazza.”
Sì, seduta nella metropolitana che schizza verso il centro, con la sporta ai piedi e due innamorati un po' preoccupati sui sedili di fronte, è presa da una di quelle risate folli che possono degenerare da un momento all'altro in una sfilza di singhiozzi o in un accesso di rabbia. Più la rabbia. La rabbia, piuttosto. Adesso sa cosa farà. Sa dove andare. Rotta su Marie-Colbert! Non trovandola al risveglio, sarà rimpatriato anche lui. Perché non si è fatto vivo? Perché non l'ha chiamata? Perché non è venuto? Non sa che la fuga di una donna è sempre un messaggio? Perché non le ha risposto? Ma a farsi troppe domande ci si espone alle risposte. Perché non valgo niente, ecco perché! Perché sono la regina delle sceme! Perché ho desiderato un bagno invece di un uomo, ecco perché. Perché quando si è infilato nel nostro letto ero muta e fredda come una pietra tombale, ecco perché! Perché ho letto troppo La donna, medico del focolare, e ho affrontato la contesa dell'amore come una zurighese d'anteguerra! Lo amavo e lo amo ancora! Lo amo e corro da lui! Corro da lui e stavolta lo prendo! Bando all'orgoglio e niente più ritegno! La diga è crollata! Schizzo da lui!” (pp.146-148)

Riprende il racconto:

“Una tale ironia nella voce... tutto quello che si scioglieva in lei si fossilizza. Così in fretta che crede il suo cuore imprigionato dai ghiacci. Uno di quei colpi per cui si muore.
“Cosa viene a fare qui?”
A rispondere è una mezza morta. Che si scusa. Che vuole spiegare la sua partenza da Zurigo. Quella fuga. Lui la interrompe.
“Non è una fuga, Thérèse. E' un insulto.”
Niente affatto, era solo panico. Disperazione. Lei si scusa. E' tornata. Eccola. Eccomi. E' lì. Sono qui. Oppone un tu ardente al lei glaciale. Tutto è ancora possibile.
“E' troppo tardi.”(p. 150)

[il dialogo continua con il disprezzo e l'arrivo della cognata-amante]
“Secondo te, Benjamin, dove posso essere andata uscendo da casa di Marie-Colbert?” ( p. 154 ) [...]
“era corsa da Théo per non andare a buttarsi nella Senna, donna perduta ancor prima di essere donna, in uno stato, Ben, non te lo puoi immaginare, confermò Théo, convinta, poverina, rincarò Hervé, che non avrebbe mai più amato né sarebbe stata amata, mentre noi eravamo in pieno amore, ricordò inutilmente Théo, e quindi l'avevano accolta entrambi d'un solo slancio, circondata con le loro braccia, riscaldata con il loro respiro, asciugate le lacrime, le avevano aperto il loro letto, scostate lenzuola e coperte sulla tragica nudità di quella disperazione, così tanta dolcezza, ammise Thérèse, così tanta dolcezza la restituiva pian piano alla condizione di donna che la sua passione per Marie-Colbert le aveva comunque fatto intravedere, nulla era perduto, cominciava a pensare, restava ancora qualche brace, oh appena rosseggiante, quasi prossima alla cenere, certo, ma che ancora brillava di una parvenza di scintilla, e avevano quindi soffiato su quelle braci come avrei fatto io al posto loro se Thérèse non fosse stata mia sorella, non era quella la loro vocazione, d'accordo, ma l'urgenza colmava quei divari, avevano sentito la missione primaria di non lasciar morire il fuoco dell'umanità, concordavano del resto con Thérèse su quel punto, la questione dei bambini [...] tanto che di braci in fiammelle e di fiammelle in gioiosa fiammata, di fiammata in incendio, avevano tutti e tre fatto divampare un fuoco che non si erano nemmeno immaginati, e tuttavia un fuoco concertato giacché pensavano solo all'avvenire di Thérèse, che non si era sposata per spassarsela, Thérèse, ma proprio per l'avvenire, che ha sempre la faccia di un bambino, un bambino che, tra parentesi, non sarebbe capitato nella peggiore delle famiglie, tirato su da Benjamin Malaussène, figuratevi, quanti bambini vorrebbero essere al suo posto, desidererebbero fregargli un papà del genere, e dopo aver risolto la questione decisiva dell'educazione si erano messi tutti e tre a plasmare l'avvenire, tutti e tre a fabbricare l'avvenire, gioiosamente, prima per dovere di consolazione, poi per pura allegria, giacché la felicità del bambino nasce nel piacere del suo concepimento, tutti i manuali di pediatria te lo confermeranno, Benjamin, un gioioso scatenarsi di buone volontà, dunque, tanto che gli altri inquilini del palazzo si erano svegliati, offesi, furibondi, picchiando contro tutte le pareti e con tutto l'ardore della loro frustrazione, urlando che avrebbero sporto ogni possibile denuncia a ogni possibile livello, come sempre quando la vita vera si manifesta, ma loro non se ne curavano, erano l'avvenire in cammino, non solo quello di Thérèse, il sontuoso avvenire della specie umana...
Finché Thérèse, la quale, sia detto per inciso, era più che dotata, altamente inventiva, come succede quando uno si dà anima e corpo a un progetto che merita, finché Thérèse non li lasciò lì, più morti che vivi i – nello stato in cui li avevo trovati – completamenti svuotati della vita di cui l'avevano riempita, li lasciò lì boccheggianti e corse via, sotto gli insulti che piovevano dalle finestre” (pp. 154-156).

agosto 2003

Contesto

Daniel Pennac

 


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