| Per mare, per sirene  
                    
                    a. 
                  "Lago del cor", morte per acqua, 
                    per consunzione 
                    verso il navigare lieto e struggente, il colare a picco 
                    per gorghi e flutti, per gomene ridotte a fili a lame. 
                    L'acqua par frantumarsi, in alcool, in ibride molecole, 
                    schiume, disposte su chiglie ossute di trincea. 
                    Ad essa la vita nulla concede, piuttosto si concede 
                    si libera, s'immola, si disperde. 
                    Dall'onda emerge il campanile, aspro fuso d'ore, 
                    occhi tra grigio e giallo vapore e azzurro di tenebra. 
                    Sul cuore, sulle mani, tra i vortici del corpo 
                    oltre le piaghe, il fiotto di capelli, grumi, 
                    lance di silice, voci. 
                  b. 
                  Ecco, dunque, 'le camere del mare' 
                    abitate da correnti, deboli respiri ittici, popolate 
                    da corpi vagoli di annegati, da soffi inquieti 
                    di sirene appena cosparse di scaglie malachite 
                    e frammenti cerosi di arti, implumi conchiglie, 
                    fragori di relitti. La vela si disperde oltre le coste maltesi 
                    una linea di livori, piatta, sommerge tutto: 
                    colori, frange, disordini del cuore. 
                    E non c'è altro cui aggiungere 
                    oltre il canto sanguinoso di queste sirene notturne 
                    impavide allo scoglio su cui lacerare carni, parole. 
                  
                   
                    Aldo Gerbino 
                     
                   
                 | 
                  |