Il
libro di Benjamin, di Bo Carpelan
Il libro di Benjamin, di Bo Carpelan
Il
libro di Benjamin (Benjamins bok, 1997)
– Traduzione dallo svedese di Carmen Giorgetti Cima
– Introduzione di Massimo Ciaravolo
I edizione: Febbraio 2003, Iperborea editore.
pp. 288 – Euro 15,00 ISBN 88-7091-110-1
Il sessantaduenne Benjamin Trogen, traduttore finno-svedese,
ha dedicato tutta la vita alla devota trascrizione di testi
scientifici e storici. Una notte si sveglia d’improvviso
in preda all’angoscia; è una frase in finlandese
che ha tormentato il suo sonno: “Ota Olli pitkä
reissu - Olli prendi un lungo viaggio”, ovvero “Va’
a quel paese”. La frase gli fa tornare in mente un
episodio accadutogli quando aveva sette anni: l’incidente
capitato al compagno di giochi d’infanzia Olli in
riva al lago, il tuffo da un pontile che procurò
all’amico-rivale un danno psichico permanente, poco
dopo che Benjamin gli aveva lanciato una violenta imprecazione,
“Ota Olli pitkä reissu” per l’appunto,
e lo aveva malmenato durante una delle solite discussioni
tra i due. Il romanzo di Carpelan non è altro che
il diario di Benjamin, il diario di un anziano traduttore
impegnato da sempre a lavorare su opere altrui, che sente
ora la necessità di scrivere, di riflettere sulla
sua esistenza, “ogni volta che scrivo, scrivo da solo,
come se gli anni da traduttore fossero una sorta di maggese,
sottobosco e fossati vengono adesso alla luce in tutta la
loro sgradevolezza”. Tormentato dal senso di colpa
per quel che è accaduto a Olli, Benjamin trova nel
diario uno strumento per conoscere se stesso, per recuperare
un passato a lungo rimosso. Il diario è scandito
in 164 quadri caratterizzati da un’intensa vena lirica,
ricchi di pensieri, ricordi e meditazioni esistenziali:
l’io narrante ripercorre episodi della propria vita
familiare, le immagini dei parenti stretti ora scomparsi
si susseguono incessanti, Benjamin interroga e scandaglia
il proprio io, sono i suoi stati d’animo a emergere
dalla narrazione. La parte centrale del diario è
invece occupata dal resoconto del breve viaggio che Benjamin,
spinto dalla moglie Lena, decide di intraprendere in estate,
il viaggio catartico che lo allontana dai sobborghi di Helsinki
dove vive e lo riporta nei luoghi della propria adolescenza
e della propria memoria. Benjamin riallaccia così
relazioni bruscamente interrotte a causa del conflitto mondiale
e dell’incidente di Olli: con la cugina Mirjam e il
marito Harald, con Kaisa, sorella di Olli, e il marito Matti.
Benjamin ritrova però soprattutto Olli: la sauna
e la lunga passeggiata nei campi con il vecchio amico sono
i momenti che segnano il difficile avvicinamento tra i due.
Benjamin confessa a Olli più volte il suo senso di
colpa, cerca di instaurare con lui un rapporto che sembra
impossibile per la condizione di malato dell’amico;
ma alla fine, nonostante l’apparente sordità
di Olli, si stabilisce una sorta di comunicazione tra i
due. Dopo essere tornato dal suo viaggio, Benjamin viene
a sapere che Olli l’ha cercato, è fuggito nella
notte e ha intrapreso un viaggio verso la “città”,
verso Benjamin. Se però l’amico handicappato
è riuscito a salvare Benjamin (che si è forse
liberato del suo senso di colpa, del famigerato uccello
del malaugurio Otaoli che ha inquietato il suo sonno), il
traduttore non può far nulla per aiutare Olli, per
venire incontro ai suoi segnali di richiesta di vicinanza.
Olli così muore, solo ai piedi dell’albero
dove i due si erano seduti insieme durante la passeggiata
estiva. Il percorso catartico di Benjamin è simboleggiato
dal ritrovamento nel finale di un vecchio cipollone d’argento
che il traduttore aveva smarrito: il diario e il viaggio
estivo di Benjamin, in quanto momenti significativi di autoriflessione,
hanno forse permesso al traduttore di ritrovare una difficile
serenità interiore.
(Scheda a cura di Iperborea.com)
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