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Spiriti umani e spiriti guerrieri

di sergej, pubblicato sul n.3 di Bancarella (3/2000)

E' appena uscito il nuovo romanzo di Stefano Benni, "Spiriti" (Feltrinelli, 28 mila lire) e ha già avuto l'onore di una stroncatura da parte del maggior critico de "Il Sole 24 ore", Ermanno Paccagnini. Non poteva essere altrimenti. La distanza tra i difensori della società così come è - il "migliore dei mondi possibili" del Candide di Voltaire - e la lettura che ne dà Benni è inconciliabile. Quello di Benni non è solo un romanzo, ma è descrizione di parte di ciò che siamo, la nostra società occidentale dominata da tv e potere fine a se stesso.

L'arma utilizzata è la parola, nella forma della satira, del grottesco, e della costruzione del mito. Impietoso nell'analisi, Benni vuol dare tuttavia una nota positiva - risparmiamo il finale a "sopresa" - se non altro nell'affermazione che, nonostante tutto, è ancora possibile la lotta contro le "forze del male". Il manicheismo di Benni torce la parola attraverso il rutilare linguistico, l'onomatopea, il paradosso. Romanzo davvero "più vicino alla fine del mondo che al suo inizio", che mette insieme una mitologia del Passato contrapposta alla nuova micidiale mitologia del Presente - il cantante rock, il militare, il Presidente, il coreografo, l'impresario ecc. - perché quelli che viviamo sono tempi speciali, tempi in cui lo scontro sociale e culturale è davvero epocale, tempi che prevedono che "ci sarà piangianza e gran ridanza" (come dice uno dei riuscitissimi personaggi concretizzati dalla scrittura di Benni). Un libro da leggere, che diverte, da rileggere.

"Spiriti" / Stefano Benni (Feltrinelli, 2000)

Contesto

Stefano Benni

 


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