Karol Wojtyla
Karol
Josef Wojtyla nacque a Wadowice il 18 maggio 1920, da Emilia
Kaczorowska (figlia di un sellaio) e da Karol (figlio di
un sarto, sottoufficiale nell'esercito austriaco e poi polacco).
Studia tedesco e greco, inizia a occuparsi di letteratura:
partecipa alle recite teatrali della scuola di Wadowice:
più tardi entrerà nello Studio 38, un circolo
teatrale, e farà serate di reading poetiche alla
Casa Cattolica. Si iscrive all'Università jagellonica
(facoltà di Lettere e Filosofia). Nel 1940-1944,
sotto l'occupazione nazista della Polonia, lavora in una
cava di pietra e poi nella fabbrica chimica Solvay per guadagnarsi
da vivere ed evitare la deportazione in Germania. Nel 1942
comincia a frequentare i corsi di formazione del seminario
maggiore clandestino di Cracovia. Ordinato sacerdote nel
1946, si perfeziona a Roma. Nel 1958 è fatto vescovo
di Cracovia, nel 1964 arcivescovo. Partecipa al Concilio
Vaticano II, intervenendo sul tema della libertà
religiosa e della dignità della persona. Nel 1967
è cardinale. Nel 1969 pone la prima pietra della
chiesa di Nova Huta opponendosi al regime comunista che
si era sempre opposto alla costruzione di chiese di qualsiasi
culto. Il 28 settembre 1978 viene nominato papa e prende
il nome di Giovanni Paolo II. Guida la chiesa cattolica
fino al 2 aprile 2005, giorno della sua morte. Il suo è
stato uno dei pontificati più lunghi e intensi della
storia della chiesa cattolica romana.
Attività letteraria
I suoi primi scritti risalgono a quando aveva 19 anni,
nel 1939: sono i versi «Sulla tua bianca tomba»
per la madre e un Magnificat, mentre il dramma «David»,
andato perduto, e i testi teatrali «Giobbe»
e «Geremia» sono dell'anno successivo. Scrive
il suo primo libro (la “Ballata dei portici di Wawel”)
nel 1940. È' una produzione in gran parte pubblicata
sotto lo pseudonimo di Andrzej Jawien, usato ancora nel
1979 quando, papa ormai da un anno, esce in rivista il dramma
«Raggi di paternità», scritto molto tempo
prima, pochi anni dopo quello che è considerato il
suo lavoro creativo di più alta resa letteraria,
«La bottega dell'orefice», che è del
1960.
Quest'ultimo, è diventato anche un film con la
regia di Michael Anderson e Burt Lancaster nei panni del
protagonista, poi un radiodramma con Grassilli, Maestosi,
Buonaiuto e la Vukotic, oltre ad aver avuto varie realizzazioni
teatrali anche in Italia, ma non di primaria importanza,
come è invece capitato per il suo «Giobbe»,
messo in scena da Ugo Pagliai e Paola Gassman. Wojtyla partecipò
ed è rimasto segnato profondamente dall'esperienza
del «Teatro rapsodico» di Cracovia all'inizio
degli anni 40. Si trattava di creare spettacoli senza scene
e orpelli, perché «elemento fondamentale dell'arte
drammatica è la viva parola umana».
Nel 2003 con il titolo «Trittico romano»,
pubblicato dalla Libreria editrice vaticana, sono uscite
le sue meditazioni in forma poetica. Il «Trittico»
si chiude con la parte dedicata alla cappella Sistina, che
propone uno sguardo sul senso dei conclavi e sulla morte:
«La stirpe, cui è stata affidata la tutela
del lascito delle chiavi, si riunisce qui, lasciandosi circondare
dalla policroma Sistina, da questa visione che Michelangelo
ci ha lasciato. Era così nell'agosto e poi nell'ottobre,
del memorabile anno dei due conclavi [il 1978], e così
sarà ancora, quando se ne presenterà l'esigenza,
dopo la mia morte. (....) E' dato all'uomo di morire una
volta sola e poi il Giudizio. Una finale trasparenza di
luce. La trasparenza degli eventi. La trasparenza delle
coscienze».
Nel 2004 sono state pubblicate Le poesie
giovanili (edite da Studium, nella collana Quaderni
LUMSA) scritte a Cracovia, nella primavera-estate 1939.
Cura e traduzione di Marta Burghardt, presentazione di Paolo
Martino. Nel giovane Wojtyla, che ha già conosciuto
il dolore per la perdita della madre a dodici anni, la poesia
si nutre di sentimenti religiosi e patriottici e manifesta
una grande dedizione all'uomo semplice. La poesia diventa
in lui grazia di conoscersi e di conoscere Dio.
Testi e documenti
Contesto
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