George Mackay Brown
Il Premio Nobel per la letteratura Seumas Heaney scrisse:
"Auden una volta chiamò la poesia un modo di accadere
e nell'opera di Mackay Brown il modo è favoloso; trasforma
ogni cosa facendola passare attraverso la cruna dell'ago delle
Orcadi. Il suo senso del mondo e il suo modo di utilizzare
le parole sono potentemente un tutt'uno. La sua visione ha
qualcosa dell'ordine inevitabile del poeta scaldo, qualcosa
della suscettibilità del maestro haiku per il delicato
e momentaneo, e sin dall'inizio della sua carriera ha aggiunto
in modo unico e costante alla ricchezza della poesia in lingua
inglese."
George Mackay Brown nasce, ultimo di sei figli, a Stromness
il 17 ottobre 1921. Suo padre, John Brown, svolgeva il doppio
lavoro di sarto e postino e aveva una grande abilità
nel raccontare e cantare. George lo ricorda sempre pronto
a intrattenere gli amici ma anche malinconico quando dava
voce ai propri pensieri e preoccupazioni. Sua madre, una Mackay
originaria di Strathy, nella regione del Sutherland, discendeva
da quella popolazione di lingua gaelica che venne decimata
dalle feroci clearance nel XVIII secolo (una pagina nera di
cui non si parla volentieri in Gran Bretagna: una sorta di
"pulizia etnica" messa in atto dagli inglesi per
liberarsi di quegli scozzesi contrari all'unificazione delle
corone di Inghilterra e Scozia).
George Mackay Brown non ha ricordi memorabili della scuola.
E' lo studio della Storia a dargli le maggiori emozioni: le
imprese di Robert Bruce, di William Wallace (Braveheart),
di re Kenneth MacAlpine; le lotte contro l'Inghilterra; la
tragedia di Maria Stuart. Ogni evento storico gli provoca
un groppo alla gola. Prende atto della lenta e inarrestabile
estinzione della lingua e della cultura gaelica provocata
dalla feroce pax britannica instaurata dalla classe politica
inglese dopo il tentativo fallito di Bonnie Prince Charlie
(le cui spoglie riposano a Roma) di riconquistare l'indipendenza
nel 1745. Non si lascia conquistare da Shakespeare ma s'innamora
delle fiabe dei fratelli Grimm e della poesia di Keats e Shelley
(mentre detesta Byron). Legge con grande passione Robert Burns,
il poeta più rappresentativo e amato in Scozia. Stevenson
e John Buchan non lo entusiasmano. Scopre il fascino del latino.
Le sue letture preferite, tuttavia, rimangono quelle dei fumetti.
Finita la scuola, George non ha un'idea precisa di che cosa
voglia fare. I suoi coetanei si affannano alla ricerca di
un lavoro; lui, invece, prova un inspiegabile timore della
vita, si chiude in sé. Ogni volta che la madre esce
per fare la spesa, prova un profondo senso di abbandono, come
se non dovesse mai più tornare. A diciott'anni il fumo
e l'alcol minacciano seriamente la sua salute già minata
dalla tubercolosi. L'amore non lo sfiora, forse a causa della
sua angoscia di vivere. Non s'innamora di nessuna ragazza
e nessuna ragazza s'innamora di lui. Solo negli anni degli
studi universitari proverà un sentimento profondo per
una giovane donna considerata la musa di tutti i poeti di
Edimburgo.
Allo scoppio della guerra, un grosso contingente di soldati
è di stanza alle Orcadi per proteggere le basi navali
di Scapa Flow. Nello stesso anno muore suo padre e George
viene ricoverato in sanatorio. Con amara ironia si consola
dichiarandosi orgoglioso di entrare di diritto a far parte
di un gruppo di prestigiosi personaggi che soffrirono dello
stesso male come Keats, Stevenson, D.H. Lawrence, Emily Brontë.
Nel 1941, appena uscito dal sanatorio, fa un giro per la città
di Kirkwall e visita la cattedrale. Su una parete vede targhe
commemorative intitolate a scrittori e studiosi nativi delle
Orcadi e si augura di avere, un giorno, il suo nome inciso
tra quell'illustre compagnia. Comincia a scrivere poesie grazie
all'incoraggiamento di un insegnante di latino, John Cook,
e del capitano Francis Scarfe che alloggia in casa sua. Scarfe,
autore di due raccolte di poesie, gli offre preziosi consigli
e lo introduce anche alla musica classica. Da allora George
inizia anche a scrivere articoli e recensioni di libri per
il giornale locale, l'Orkney Herald. Dopo aver spedito una
sua commedia a Eric Linklater, legge l'autobiografia di Edwin
Muir, The Story and the Fable.
Nei suoi primi passi come poeta, trae ispirazione dal mondo
rurale e dei pescatori senza i quali, confesserà negli
ultimi anni della sua vita, non avrebbe mai potuto scrivere
un solo verso. Il sentirsi parte viva della comunità
orcadiana attenua persino la sua paura di vivere. Il suo primo
romanzo, Un'estate a Greenvoe, sarà un segno della
sua gratitudine verso quella gente che lo ha aiutato a trovare
uno scopo nella vita: cantare e narrare il mondo delle Orcadi.
Osservando con amore e partecipazione le sue isole, ed elevandole
a nobile oggetto letterario su scala internazionale, George
riceve in cambio affetto e amorevole protezione da parte di
tutta la popolazione di Stromness.
Nel 1951, grazie all'interessamento di Edwin Muir, il celebre
poeta suo conterraneo, ottiene una borsa di studio e frequenta
il Newbattle Abbey College of Further Education di Dalkeith
(Edimburgo) di cui Muir era appunto direttore. Purtroppo nel
1953 la tubercolosi lo assale di nuovo, ancora più
virulenta. Nel sanatorio gli viene chiesto di dirigere un
piccolo giornale su cui scrivono i degenti. Viene dimesso
nel 1954.
Nel 1956 muore di infarto il fratello Hugh. Il suo stato depressivo
raggiunge livelli preoccupanti ma, fortunatamente, ricorda
di avere diritto alla borsa di studio a Newbattle ancora per
un semestre e decide di tornarvi. Quella stessa estate fa
domanda per essere ammesso al Dipartimento di Letteratura
inglese dell'Università di Edimburgo e riceve un sussidio
dall'Orkney Education Committee. Si laureerà in Letteratura
inglese nel 1960 e, nel 1964, conseguirà il dottorato
con una tesi su Gerald Manley Hopkins, il poeta che tanta
influenza avrà sul suo lavoro.
Nonostante la nostalgia per le sue isole, gli anni a Newbattle
Abbey prima, e all'università poi, sono di grande stimolo
e soprattutto gli consentono di formarsi un'idea precisa di
quello che intende fare con la scrittura creativa.
L'università lo guida alla scoperta di testi in Old
English e Middle English. Scopre il piacere di leggere Chaucer,
Pope, trattati di filosofia morale. Non gli piace molto Jane
Austen. Forster, invece, lo entusiasma. Prova irritazione
nel leggere alcuni critici, in particolare Leavis. Scopre
la letteratura del Settecento grazie al professor Butt e,
durante le lezioni tenute da Winifred Maynard, impara ad apprezzare
Donne, Herbert, Marvell.
In quegli anni George Mackay Brown assiste casualmente a un
paio di comizi di John McCormack, un predicatore che fin dagli
anni Trenta, ogni domenica pomeriggio, teneva discorsi demenziali
semi-fascisti e anti-cattolici nella zona del Mound. Probabilmente
sono proprio quei discorsi a convincerlo a convertirsi, nel
1962, al cattolicesimo l'evento, nonostante giunga
solo nella mezz'età, più significativo della
sua vita privata e artistica.
Non c'erano cattolici a Stromness, a parte un gelataio italiano
e un barbiere irlandese. George non ricorda se a scuola ci
fossero, da parte degli insegnanti, atteggiamenti ostili verso
il cattolicesimo. Vi era, però, un radicato autocompiacimento
nel sostenere che i presbiteriani erano più illuminati.
Dopo aver letto il saggio di Lytton Strachey, Eminent Victorians,
in cui vengono messe a confronto le posizioni dei cardinali
Manning e Newman, George non può fare a meno di osservare
che partiti, fazioni, regni, ideologie nascono e spariscono;
la Chiesa cattolica, invece, dura da circa duemila anni e
questa sua continuità è il segno di una forza
misteriosa che la protegge dall'erosione del tempo.
La conseguente lettura della storia delle Orcadi al tempo
dei Vichinghi, la Orkneyinga Saga, gli pare una rassegna di
eroismi in cui, tra vicende violente, il martirio di Magnus
si erge luminoso su una civiltà barbara.
Mackay Brown ricorda con piacere quando s'immergeva nella
lettura della History of England di Bede o di Beowulf in un
pub specialmente il Greyfriars Bobby piuttosto
che nella biblioteca dell'università. Comincia a frequentare
anche i pub di Rose Street "The Abbotsford"
e "Milne's Bar" dove s'incontrano i poeti
più celebri di quel tempo: Hugh MacDiarmid, il grande
promotore del rinascimento culturale scozzese, Norman McCaig,
Sydney Goodsir Smith. George Mackay Brown si limita ad ascoltarli
seduto a un tavolo vicino. Sarà Sydney Goodsir Smith,
una sera, a invitarlo a unirsi a quel gruppo di artisti e
intellettuali. Poco per volta, diventa parte attiva di quegli
incontri e viene invitato anche a ricevimenti nelle case dei
vari poeti, soprattutto quella di Norman McCaig in Leamington
Terrace. Ricorda anche le polemiche in particolare
quella tra Hugh MacDiarmid e Edwin Muir. MacDiarmid, ispiratore
di una nuova coscienza nazionale scozzese, sosteneva che Edwin
Muir non poteva dichiararsi scozzese ma soltanto orcadiano.
Muir, ferito, replicò debolmente al giudizio di MacDiarmid.
Mackay Brown, solidale con Muir per le origini e le radici
comuni, avrebbe risposto con durezza. In seguito, durante
una conversazione con l'autore di A Drunk Man Looks at the
Thistle, scoprirà che Hugh MacDiarmid, uomo ricco di
stimolanti contraddizioni, in realtà sa essere cortese
e rispettoso delle idee altrui e confiderà a George
di essere stato espulso dal partito comunista per il suo nazionalismo
e di essere stato respinto dai nazionalisti per le sue idee
comuniste.
L'incontro con Stella rappresenta un periodo di cui Mackay
Brown parlerà sempre con grande dolcezza e tenerezza.
Stella era una musa per tutti i poeti di Rose Street, bella,
intelligente, di una spontaneità rassicurante, totalmente
incapace di assumere pose. Sempre pronta a dare il suo disinteressato
incoraggiamento, Stella era in realtà una donna fragile
e George sente di avere molto in comune con lei. Troppo tardivamente
le dedicherà una poesia: Stella morirà pochi
giorni prima di leggerla, nel maggio del 1985, provocando
in Mackay Brown un rimpianto inconsolabile.
Dopo la laurea, decide di iscriversi al Moray House College
of Education (una specie di Provveditorato agli Studi) per
conseguire l'abilitazione all'insegnamento. Il tirocinio dura
solo mezza giornata. Lasciato solo con gli studenti, perde
il controllo della situazione e abbandona immediatamente il
corso.
La tubercolosi, "provvidenzialmente", torna a tormentarlo.
Viene ricoverato in un sanatorio di Aberdeen e quando viene
dimesso, decide di rinunciare definitivamente alla carriera
di insegnante ma fa domanda per un dottorato su Gerald Manley
Hopkins che risulterà in una tesi dal titolo Inscape
in the Poetry of Hopkins (Il paesaggio interiore nella poesia
di Hopkins). Gli piace la concezione di Hopkins di una poesia
nata dalla gioia di vivere in contrasto con la malinconia
vittoriana. Lo affascina anche il suo riferirsi continuamente
a Dio non con un atteggiamento ottusamente mistico.
Negli anni del dottorato vive in un appartamentino in affitto
nel quartiere di Stockbridge che divide con Edward Gaitens,
uno scrittore originario di Glasgow.
Il drink preferito dalla classe operaia scozzese, all'inizio
del secolo, era mezza pinta di birra corretta con una misura
di whisky: Mackay Brown fa presto questa scoperta. I vicini
ne sono scandalizzati e questo ferisce la madre che, in numerose
occasioni, lo deve trascinare a letto dopo averlo trovato
sul pavimento della cucina. Quando pubblica la sua prima raccolta
di racconti, A Calendar of Love, la madre commenta: "Parla
solo di bevute".
Mackay Brown non ha mai avuto l'ipocrisia di nascondere il
problema del bere. Nella sua autobiografia (For the Islands
I Sing) racconta alcuni aneddoti divertenti. Negli anni Cinquanta,
i pub erano chiusi la domenica ma, in Scozia, vigeva una curiosa
consuetudine: se si dimostrava di essere "in viaggio",
il proprietario apriva il pub per dare al viaggiatore un "cordiale"
chiedendogli di mettere la propria firma su un registro e
indicare il luogo di partenza e il luogo di arrivo. La domenica,
pertanto, George partiva per i paesi limitrofi (South Queensferry,
Bathgate e altri) fingendo di essere in viaggio per farsi
una bella bevuta. Un altro aneddoto, che ha anche una sfumatura
"religiosa", è quello di quando, dopo la
sua conversione al cattolicesimo, viene arrestato in Hanover
Street, nel centro di Edimburgo, per ubriachezza e schiamazzi
insieme ad altre persone. Durante l'attesa per gli accertamenti
delle generalità, uno dei fermati viene a sapere che
George è cattolico e si mette a urlare ai poliziotti
che quell'individuo potrebbe ucciderlo.
Un incontro decisivo è quello con Norah Smallwood della
mitica casa editrice The Hogarth Press la quale aveva letto
alcune sue poesie inviatele da Edwin Muir. Nella prima raccolta
di poesie, Loaves and Fishes (Pani e pesci, 1959), Mackay
Brown celebra tutto ciò che rischia di essere dimenticato.
Le Orcadi del petrolio e dei depositi di uranio decisamente
non suscitano nessun interesse in lui. Nel 1965, dopo che
Cecil Day Lewis gli ha suggerito di rivedere alcune poesie,
pubblica una seconda raccolta, The Year of the Whale (L'anno
della balena). Dopo la pubblicazione di alcune raccolte di
racconti, A Calendar of Love (Calendario d'amore, 1967) e
A Time to Keep and Other Stories (Tempo da trattenere e altre
storie, 1969), Norah Smallwood lo incoraggia a misurarsi con
il romanzo. Norah è un esempio di editore ideale che
dialoga con gli scrittori per trovare insieme la soluzione
migliore. Mackay Brown non avrebbe potuto lavorare per nessun
altro editore. Il risultato è Un'estate a Greenvoe,
un commosso e partecipe affresco ricco di vicende e personaggi
(che lui stesso, anni dopo, giudicherà tratteggiati
secondo un monocorde stile dickensiano) tra cui spicca quello
di Elizabeth McKee con la quale egli ama intrattenersi quando
gli accade di rileggere alcuni brani di quel libro. Le recensioni
sono positive e salutano questo suo primo romanzo come un'opera
che si colloca nello stesso filone elegiaco di Under Milk
Wood di Dylan Thomas. Dopo gli anni a Edimburgo George Mackay
Brown fa definitivamente ritorno a Stromness. Alla fine degli
anni Sessanta l'editore Victor Gollancz chiede a George Mackay
Brown di scrivere un libro sulle Orcadi. Escluso categoricamente
il genere della "guida turistica intelligente e intellettuale",
Mackay Brown prende come punto di riferimento l'opera più
celebre e rappresentativa della cultura e storia orcadiana,
la Orkneyinga Saga. Il risultato è An Orkney Tapestry
(Un arazzo orcadiano) che Gollancz pubblica nel 1969. In questa
miscellanea (articoli, poesie, frammenti teatrali) Mackay
Brown include, oltre a un saggio sul poeta dialettale orcadiano
Robert Rendall, uno studio sulle vicende politiche e religiose
che condussero Magnus al martirio l'evento più
significativo di tutta la storia delle Orcadi avvenuto
nel 1117. Mackay Brown aveva peraltro già affrontato
questo tema in due poesie della raccolta The Storm (La tempesta,
1954) e in due racconti nella raccolta A Calendar of Love
(Calendario d'amore, 1967). Nel 1972 viene aperta una sottoscrizione
per raccogliere fondi per il restauro della cattedrale di
San Magnus di Kirkwall. In quell'occasione Mackay Brown, riprendendo
il saggio pubblicato in An Orkney Tapestry, scrive un testo
teatrale, The Loom of Light (Il telaio della luce) da cui
il celebre compositore Peter Maxwell Davies comporrà
l'opera intitolato The Martyrdom of Saint Magnus (Il martirio
di san Magnus).
Infine, il testo teatrale, rielaborato in forma narrativa,
diventa il romanzo La croce e la svastica (Magnus)
il libro a cui il poeta di Stromness si è sempre sentito
più legato nonostante, alla sua uscita, il pubblico
lo avesse trovato molto difficile.
Dal 1972 in poi segue un felice periodo di fertile creatività
che culmina nella pubblicazione dei romanzi Time in a Red
Coat (Il tempo in un mantello rosso, 1984 avvincente
storia fantasy di una misteriosa fanciulla senza età
che visita luoghi di battaglie sanguinose per contrastare,
con il dono dell'arte, la malvagità umana), Lungo l'oceano
del tempo (Besides the Ocean of Time), Vinland l'ultimo viaggio
(Vinland); di raccolte di racconti tra cui Hawkfall and Other
Stories (La fine del falco e altre storie, 1974), The Sun's
Net (La rete del sole, 1976), Witch and Other Stories (Strega
e altre storie, 1976), Andrina and Other Stories (Andrina
e altre storie, 1983), Winter Tales (Racconti d'inverno, 1995);
di raccolte di poesie tra cui Winterfold (Le pieghe dell'inverno,
1976), Fishermen with Ploughs (Pescatori con l'aratro, 1979),
Brodgar Poems (I poemi di Brodgar, 1992). Svolge inoltre un'intensa
attività di pubblicista per giornali locali per tutti
gli anni Settanta e Ottanta e di promotore delle arti nelle
Orcadi.
Nel 1990 viene sottoposto a una difficile operazione per estirpare
un tumore maligno che lo rende ancora più fragile.
Smette di bere e fumare e trascorre gli ultimi anni in un
dignitoso riserbo e circondato dagli amici più cari
su tutti Elizabeth e Archie Bevan che lo assisteranno
come un fratello fino alla morte.
Il dolore fisico causato dal male incurabile lo spinge a riflettere
sulle sofferenze dell'umanità intera, sullo spettro
dell'Aids, sui disastri ecologici, sulla guerra etnica nei
Balcani. George nutre la convinzione che l'unico modo per
comprendere il vero valore della giustizia sia quello di immedesimarsi
nel dolore di interi popoli, proprio come aveva fatto Cristo
e come avviene nella messa quando il sacrificio del figlio
di Dio si ripete, ogni giorno, in tutto il mondo.
Nella sua autobiografia, For the Islands I sing (Per le isole
canto, pubblicata postuma nel 1997) rivela che ogni giorno
della sua vita, almeno una volta al giorno, pronuncia, quasi
come una formula magica, l'invocazione: "San Magnus,
prega per noi" (proprio come fa Jock, il vagabondo, alla
conclusione del romanzo).
Muore, tra il sincero e profondo cordoglio di tutta la popolazione
delle Orcadi, il 13 aprile 1996 e una targa con il suo nome
viene posta, secondo un suo antico desiderio, nella cattedrale
di Kirkwall a immortalare il suo talento generato dall'amore
per le sue isole.
George Mackay Brown fa sicuramente parte di quel gruppo di
scrittori scozzesi che hanno esplorato la Storia al fine di
verificare quanto le tradizioni culturali siano ancora il
cemento dell'identità della nazione scozzese. La croce
e la svastica, per esempio, getta una luce particolare sulla
storia medievale delle Orcadi, in particolare sul periodo
in cui questo arcipelago era un earldom sotto il controllo
della Norvegia, e stabilisce un legame ideale tra quell'epoca
eroica e la vita odierna di pescatori e contadini che Mackay
Brown ha descritto nel romanzo, Un'estate a Greenvoe e in
raccolte di racconti come Hawkfall.
Si può ipotizzare che Mackay Brown abbia scritto La
croce e la svastica fondamentalmente per due motivi: il
primo riflette la sua visione della Storia nell'ottica di
una chiesa cattolica che crede nel valore spirituale ed educativo
del passato; il secondo riguarda le caratteristiche geografiche
e sociali delle Orcadi, un arcipelago esposto a un clima inclemente
e all'ingerenza di altre culture nordiche che suscitano nella
popolazione la sensazione di vivere in uno stato di perenne
transizione. Nei racconti di Mackay Brown, infatti, non esiste
nessuna garanzia di solidità: ogni epoca è testimone
di violenze e sofferenze.
Per tutta la sua vita Mackay Brown ha parlato e scritto in
nome delle Orcadi cercando di ricreare i suoni, le atmosfere,
le emozioni delle sue amate isole. Mackay Brown, per usare
il titolo del commosso tributo pubblicato sul quotidiano di
Edimburgo The Scotsman il giorno della sua morte, "Said
the most important things in the simplest words". In
fondo sta proprio qui la grandezza di George Mackay Brown:
pur scegliendo di rimanere legato a una terra lontana dai
grandi dibattiti culturali e politici, egli è riuscito
a diventare autore universale dando, tra l'altro, ragione
al suo illustre conterraneo, Edwin Muir, che più di
chiunque altro riuscì a vedere in quel giovane impaurito
dalla vita il genio del grande poeta.
(scheda a cura di Carmine Mezzacappa)
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