Luciano
Erba
Luciano Erba
Luciano
Erba è nato a Milano nel 1922. A Milano, ad eccezione di
alcuni soggiorni all'estero -Svizzera, Francia, Inghilterra, Stati
Uniti -, è sempre vissuto. Professore di letteratura francese
all'Università Cattolica di Milano e negli Stati Uniti,
ha scritto saggi, traduzioni, e una antologia di poesia contemporanea
in collaborazione con Piero Chiara ("Quarta generazione" 1954).
E' autore di saggi: Magia e invenzione (1967), Huysman e la Liturgia.
E alcune note di letteratura francese contemporanea (1971); di
traduzioni di scrittori e poeti francesi, classici e contemporanei.
Come poeta, fu incluso da Luciano Anceschi nell’antologia Linea
lombarda (1952). Le sue raccolte di poesia sono caratterizzate
da una aristocratica ironia: Linea K (1951), Il bel paese (1955),
Il prete di Ratanà (1959), Il male minore (1960), Il prato
più verde (1977), Il nastro di Moebius (1980), Il cerchio
aperto (1984), Il tranviere metafisico (1987), L'ippopotamo (1989),
Variar del verde (1993), L'ipotesi circense (1995), Nella terra
di mezzo (2000).
Ha scritto *Maurizio Cucchi:
"[Erba] ha mantenuto fede nel corso di oltre mezzo secolo
a un’identità culturale e poetica che si era già ben manifestata
nella sua prima plaquette, Linea K (1951) e che si coglie inizialmente
in una vistosa equidistanza dall’ermetismo e dal neorealismo e
sempre, poi, in una lettura del reale aderente alle cose, ma spesso
ironica, e segnata da una grazia di pronuncia che ha reso i suoi
testi piccoli classici, veri gioielli di eleganza e gusto. Suoi
possibili riferimenti, o maestri, si possono individuare in Montale
o in Sereni, ma anche nella poesia francese del Novecento, e particolarmente
in autori di diverso peso, ma ugualmente estrosi nella loro concretezza,
come Apollinaire e Prévert. Il primo libro riassuntivo di Luciano
Erba, Il male minore (1960) introduce dunque la novità di un poeta
straordinariamente leggibile e godibile, ma al tempo stesso sottile
e raffinato, svagato ed abilissimo, sempre con discrezione e stile,
un autore che nel corso dei decenni si è confermato di grande
qualità" [1]
e ancora:
"Progressivamente, la brillante, inconfondibile vena di
Erba, capace di leggere il senso nascosto, o persino l’incanto,
in luoghi e situazioni in apparenza marginali, o addirittura insignificanti,
accentua l’espressione di un sentimento disincantato e malinconico
dell’esistere, conservando in ogni caso quella sua virtù magica
della parola. quella che gli consente di proporre con mirabile
leggerezza anche circostanze, pensieri e cose opache e gravi".
Note:
[1] Luciano Erba, di Maurizio Cucchi, in: Dizionario, pubblicato
su La Stampa web, 26 settembre 2003.
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