Albert
Camus
Albert Camus
Albert Camus: Notizie biografiche
Camus
nacque a Mondovi [Algeria] il 7 novembre 1913 da una famiglia
francese residente in Algeria. A Algeri studiò, in condizioni
economiche difficili, e cominciò a lavorare come attore
e giornalista. Dal 1940 a Paris, partecipò alla resistenza.
Nel dopoguerra fu caporedattore del giornale «Combat». Nel 1957
ebbe il nobel per la letteratura
(con questa motivazione: "for his important literary production,
which with clear-sighted earnestness illuminates the problems
of the human conscience in our times"). Nel 1958 compra una
casa a Lourmarin [Provenza]. Il 4 gennaio 1960 parte per Paris
in compagnia di Michel Gallimard: morì a causa di un incidente
automobilistico, a Villeblevin [Yonne]: la sua Facel Vega si schiantò
contro un platano sulla nazionale Sens-Paris mentre correva a
140 Km l'ora.
Albert Camus: Opere
Nel 1936 Camus pubblicò il suo primo
scritto, Rivolta nelle Asturie (Révolte dans les Asturias),
edito da Edmond Charlot: con Charlot partecipò poi alla
rivista «Rivages», insieme a Gabriel Audisio, Jean Grenier e altri.
Camus si affermò nel 1942 con il romanzo Lo straniero (L'étranger)
e con il saggio Il mito di Sisifo (Le mythe de Sisyphe). Personaggio
narrante de "Lo straniero" è Meursault, un modesto impiegato
di Algeri. Riceve un telegramma che gli annuncia la morte della
madre, ricoverata in un ospizio per vecchi a Marengo. Parte per
recarsi al funerale e, dopo le noiose formalità, seppellisce
la madre in una specie di indifferenza abulica. Il giorno successivo,
di ritorno a Algeri, va a fare il bagno al porto. Riallaccia i
rapporti con Marie Cardona, una ragazza conosciuta molto tempo
prima. Riprende indifferente il lavoro e tutte le sue abitudini.
Una domenica, invitato da Raymond Santès, un vicino di
casa, si reca fuori città. Sulla spiaggia incontrano due
arabi che da tempo seguono Raymond per vendicare una sua antica
amante, anche lei araba. Nella lite che ne segue Raymond viene
ferito. Più tardi Meursault ritrova per caso i due arabi.
In tasca ha una rivoltella. Uno degli arabi estrae il coltello,
lui accecato dal sole spara. Spara ancora quattro volte sul corpo
inerte. Segue l'arresto, l'istruttoria, il processo. La giuria
lo condanna alla ghigliottina. Nella cella dei condannati a morte
Meursault riceve, dopo averla rifiutata tre volte, la visita del
cappellano. Il colloquio si risolve in uno scontro: Meursault
ha poco tempo da vivere e non vuole sprecarlo con dio nel quale
non crede. Ma quando il cappellano esce, ritrova, nell'accettazione
del suo destino assurdo, una specie di pace.
Raggiunse vasta rinomanza con una seconda
opera narrativa, La peste (La peste, 1947). Attraverso la descrizione
di una città assediata dall'epidemia, "La peste" propone
una allegoria della guerra e dell'occupazione nazista e una più
vasta della condizione umana. Siamo a Orano [Algeria]. Gli avvenimenti
di cui si dà la cronaca immaginaria sono narrati in terza
persona dal dottor Rieux, e si dicono avvenuti nel 194..., dall'aprile
al dicembre. L'epidemia si estende irrefrenabile, i morti si moltiplicano
giorno per giorno. La città è isolata dal resto
del mondo. In questa condizione di assedio la vita, lentamente,
riprende alla meglio. C'è chi cerca di distrarsi e di stordirsi,
chi è immobilizzato dalla paura, chi approfitta della situazione
per arricchirsi, chi cerca coraggiosamente di lottare. A poco
a poco la morsa del morbo si allenta. L'epidemia cessa, la città
torna libera, i suoi abitanti si abbandonano di nuovo al sonno
dell'incoscienza. Ma Rieux invita a restare vigili, perché
«il bacillo della peste non scompare mai».
Parallela è la sua attività teatrale,
con Il malinteso (Le malentendu, 1944), Caligola (Caligula) che
aveva già scritto nel 1938 e che fu rappresentato nel 1945,
Lo stato d'assedio (L'état de siège, 1948), I giusti
(Les justes, 1950). Del 1951 è il saggio L'uomo in rivolta
(L'homme révolté). E' il saggio che gli procura
la rottura ufficiale con Sartre: essa esplode nel 1952 sulle pagine
di «Les Temps modernes», ed è subito insanabile.
A esso seguirono riduzioni teatrali da Faulkner,
Lope de Vega, Dostoevskij, e i racconti La caduta (La chute, 1956),
e L'esilio e il regno (L'exil et le royaume, 1957).
Postumi furono pubblicati i Taccuini (Journal,
1962-1964), e il romanzo giovanile La morte felice (La mort heureuse,
1971).
Albert Camus: Valutazioni
Alla base dell'opera narrativa e saggistica
di Camus è l'assurdo: l'uomo di Camus cerca una giustificazione
all'esistenza e non la trova, diventando così estraneo
a sé stesso. Come il protagonista del primo romanzo, "Lo
straniero": Meursault uccide inesplicabilmente un uomo e si lascia
condannare a morte senza tentare di giustificarsi. "Il mito di
Sisifo", riflessione filosofica sul tema del suicidio, approfondisce
il tema a livello teorico, suggerendo che sono possibili una morale
e persino un eroismo dell'assurdo, a patto di viverne la condizione
con lucidità e in piena coscienza.
Sia ne "La peste" sia nell'"Uomo in rivolta",
la ricerca di Camus culmina nella scoperta che, solo ribellandosi
l'uomo può far emergere un senso in un mondo dominato dal
non senso. Una delle costanti del suo mondo è il contrasto
tra la luce (la luce dell'Algeria ecc.) e l'opacità del
vivere contemporaneo: «Dove sta l'assurdità del mondo?
E' questo splendore o il ricordo della sua assenza? Con tanto
sole nella memoria, come ho potuto puntare sull'assurdo?».
La riflessione esistenzialista di Camus, contemporanea
e in parte vicina a quella sartreiana, è gradualmente approdata
da una iniziale predilezione per i temi della solitudine e della
morte a quelli della speranza e della solidarietà umana
quali possibili soluzioni del dramma dell'assurdo. La sua opera
è una espressione mitica della società contemporanea,
colta nella sua inquietudine e nella sua tendenza alla disperazione.
Espressione alla cui efficacia contribuisce la limpida perfezione
stilistica della scrittura, la classica sobrietà dell'ispirazione
romanzesca.
Camus criticava il totalitarismo comunista, mentre
Sartre e Francis Jeanson vedevano nel comunismo la sola forza
veramente rivoluzionaria e Camus, né di destra né
di sinistra, ma che restava, secondo loro, "in aria", finiva per
essere compiacente con la destra. Per Camus il comunismo invece
non rimediava alle sofferenze presenti, ma si limitava a proporre
agli uomini una meta futura. E scriveva in privato: «La loro scusa
è la terribilità di quest'epoca. C'è in loro
qualcosa che aspira alla servitù». Ciò che gli intellettuali
di quegli anni dovettero scegliere fu l'alternativa tra la libertà
e l'essere servi del potere: Camus tenta di scegliere la libertà
prometeica, contro il potere, attraverso Sisifo che «nega gli
dèi e solleva i macigni». «Non ignoriamo che tutte le Chiese
sono contro di noi» scrive ne "Il mito di Sisifo": esse aspirano
all'eterno, mentre noi abbiamo a cuore la vita che è caduca
e relativa. Proprio il senso di caducità e relatività
può per Camus offrire una base. Il nichilismo è
la grande sfida, il "niente è vero tutto è permesso"
professato da Ivan Karamazov di Dostoevskij. Le grandi parole
su cui l'Occidente si è fondato sono venute meno. E c'è
la realtà quotidiana: «La sveglia, il tram, le quattro
ore di ufficio o di officina, la colazione, il tram, le quattro
ore di lavoro, la cena, il sonno... questo cammino viene seguito
senza difficoltà la maggior parte del tempo. Soltanto un
giorno sorge il 'perché' e tutto comincia in una stanchezza
colorata di stupore». E' un 'perché' senza risposta. Di
fronte al «silenzio irragionevole del mondo», la tentazione del
suicidio. La vita è una partita già decisa, ma abbandonarla
significa perderla volontariamente. La dignità di un uomo
consiste nel suo impegno «in una guerra in cui è già
vinto». E' indispensabile sostenere il confronto con il silenzio
irragionevole del mondo, come a Sisifo è indispensabile
continuare a sospingere un masso che rotolerà poi sempre
a valle, sennò gli dèi prevarrebbero in anticipo.
Questo è l'assurdo: questo mantener fede a sé stessi
pur di fronte al niente: «L'assurdo è la ragione lucida
che accetta i propri limiti [...]. Sapersi mantenere su questa
cresta vertiginosa, ecco l'onestà: il resto è sotterfugio».
Per questo anche «l'assurdo non libera: vincola». Sisifo non ha
ragioni assolute per il suo impegno, ma ne ha una relativa e decisiva:
la sua scelta di mantener fede a sé stesso, senza appellarsi
al cielo ma con «la sicurezza tutta umana di due mani piene di
terra». Il Prometeo-Sisifo di Camus non è totalitario,
non vuole cambiare il mondo, ma vuole cambiare la vita.
Bibliografia: Albert Camus
Révolte dans les
Asturias (1936)
L'étranger (1942)
Le mythe de Sisyphe (saggio,
1942)
La peste (1947)
Le malentendu (dramma, 1944)
Caligula (dramma, 1938,
1948)
Les justes (dramma, 1950)
L'homme révolté
(saggio, 1950)
La chute (1956)
L'exil et le royaume (1957)
Journal (1962-1964)
La mort heureuse (1971)
Francia (1939-1989)
© Antenati - 1994-1997
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