Sherko
Bekas
Sherko Bekas
Sherko Bekas è nato a Sulaimania
nel 1940. Nel 1961, già col pito da mandato di cattura
dalle autorità di Baghdad per la sua attività poetica,
si unì ai Pesh merga (i partigiani kurdi, lett. "di fronte
alla morte") e diventò la voce della resistenza kurda.
Nel 1970 con altri autori pubblicò il manifesto Osservatorio
per il rinnovamento del linguaggio letterario. Alternò
l'attività letteraria alla lotta, fino al 1987 quando fu
costretto a rifugiarsi in Svezia. Ha pubblicato una decina di
libri di poesia, due opere teatrali, un romanzo in forma poetica.
Nel 1988 ha ricevuto il premio internazionale Tocholsky del pen
Club svedese. Tornato nel Kurdistan irakeno liberato nel 1992,
è diventato ministro per la cultura della Regione Autonoma
del Kurdistan irakeno. Bekas ha scritto alcune delle liriche più
delicate della poesia kurda contemporanea. Si legga la piccola
favola de La canna e il vento , in cui la canna è innamorata
del vento «il vento che porta la pioggia» e così il bosco
la ripudia, ne sentenzia la morte eseguita da un picchio: «e il
picchio colpì nel cuore ! tre, quattro cinque volte | nel
cuore della piccola canna». Ma: «Da quel giorno | la canna innamorata
divenne un flauto | e da quel giorno | le ferite degli amanti
| parlano con le dita del vento | e cantano, | ovunque nel mondo,
| da quel giorno». La poesia di Bekas per il resto è dominata
dalla realtà della guerra in atto nella sua terra e dall'espressione
dell'ansia di libertà. Si legga una poesia tutta intima
e 'minima' come quella intitola ta Calze , in cui una donna lavora
a un paio di calze, «ma lei non sa | che quando quel paio di calze
arriverà | dov'è il suo uomo, | a lui servirà
solo la sinistra». In Separazione , scrive:
«Se dai miei versi | strappi le rose,
| delle quattro stagioni della mia poesia | una ne morirà.
| Se escludi l'a more, | due delle mie stagioni moriranno. |
Se porti via il grano, | tre delle mie stagioni moriranno. |
Se mi togli la libertà, | tutte e quattro le stagioni
moriranno, | e io con loro».
© Antenati - 1994-1997
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