Raffaele
Viviani
Raffaele Viviani
Raffaele Viviani nacque a Catellammare-di-Stabia
[Napoli] nel 1888, (morì a Napoli nel 1950). Dopo un tirocinio
durissimo di attore, cantante e acrobata, si affermò come
macchiettista creando scenette e personaggi che a volte vanno
al di là del semplice schizzo folklorico. Da questo repertorio
trasse materia per numerosi drammi e commedie che interpretano
con profonda partecipazione la vita disperata e ingegnosa dei
'bassi' napoletani. Esordì nel 1917 con l'atto unico Il
vicolo ('O vico). Costituita una sua compagnia, mise in scena
altri valori caratterizzati da una vivace coralità e da
un realismo sempre più aspro e scavato: Toledo di notte
(Tuledo 'e notte, 1918), La figliata ('A figliata, 1924), I pescatori
('E piscature, 1925), Guappo di cartone (Guappo 'e cartone, 1932)
cioè malandrino posticcio, L'imbroglione onesto (1932),
La tavola dei poveri (1936) ecc.
"La figliata" si può dire tipica della sua produzione.
E' la storia di don Gennarino, raggirato da una donna che lo ha
sposato pur essendo incinta di un altro, ma facendogli comunque
credere che il figlio è suo fino al giorno del battesimo
quando l'uomo capirà quella realtà che, forse, non
aveva voluto vedere. Ecco allora le occhiatacce della portiera,
i gesti larghi e generosi del finto padre, l'imbarazzo del vero
genitore che si ritrova a fare da padrino. I personaggi principali
sono una pettegola 'guardaroba', un impiegatino del banco del
lotto, il gagà del quartiere, l'amico di casa perseguitato
dalla jella: tutte mac chiette tipiche di questo teatro.
Viviani ha lasciato anche le raccolte di versi dialettali Tavolozza
(1931), e ...e c'è la vita (1940). Libro autobiografico
è Dalla vita alle scene (1928).
[1997]
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