Michail
Aleksandrovic Solochov
Michail Aleksandrovic Solochov
Nato
a Kruzilino [Rostov] nel 1905, la sua nascita in terra cosacca,
sul Don, influì sulla tematica e sullo stile delle sue
opere. In mezzo ai cosacchi visse fino al 1918, partecipando poi,
con una banda bolscevica, alla guerra civile. Tornato sul Don
do po una parentesi moscovita, iniziò la sua monumentale
narrativa epica con i Racconti del Don (1925). In una tonalità
derivata in gran parte dal realismo tolstojano ma irrobustita
dalla violenza espressiva del folclore cosacco, tracciò
l'epopea della sua gente nel perentorio scenario della rivoluzione.
Nell'ampio romanzo Il placido Don (1928-1940) la storia
non è fatta da uomini ma da eroi: Grigorij Melechov, la
sua amante Aksinia, i compagni di lotta nella'rmata di cavalleria
del leggendario Budënnyi, lo stentoreo Mishka Koshevoj, sullo
sfondo dell'antichissima terra dei cosacchi.
Il romanzo è diviso in quattro parti:
Il placido Don (1928), La guerra continua (1929), I rossi e i
bianchi (1933), Il colore della pace (1940). Protagonista è
Grigij Melechov, cosacco del Don, promosso sotto-ufficiale nel
corso della prima guerra mon diale sul fronte russo-tedesco. Allo
scoppio della rivoluzione è per l'abolizione dello zarismo
ma, nemico dei bolscevichi, guida una banda armata contro di loro,
nella Russia meridionale. I bianchi lo trattano con diffidenza;
dopo la spaventosa ritirata del Kuban al seguito dei generali
bianchi Denikin e Wrangel, tra pestilenze e orrendi massacri,
Melechov si rende che la causa dei bianchi è persa, decide
di non seguire gli avanzi delle armate controrivoluzionarie che
si imbarcano a Novorossijk per Costanti nopoli. Resta e attende
i bolscevici. Entra nell'armata a cavallo del generale Budënnyi
e partecipa alla campagna di Polonia. Il suo passato di comandante
degli antisovietici lo rende sospetto e viene presto smobilitato.
Fa ritorno al suo villaggio amministra to dai comunisti. Il presidente
del soviet locale, suo cognato e vecchio amico Mishka Koshevoy
lo accoglie con ostilità. Minaccia to e perseguitato dai
burocrati e dai politici, si nasconde, si unisce ai cosacchi che
assaltano i distaccamenti rossi mandati a requisire vettovaglie.
Con lui combattono i contadini della zona, incapaci però
di opporsi all'Armata Rossa e presto sconfitti. Melechov dopo
sette anni di lotte su tutti i fronti, dopo atti eroici ferite
privazioni, è solo, senza nessun legame, confuso e amareggiato:
moglie e genitori sono morti, l'amante uccisa, la casa semidistrutta.
Gli rimane il figlio: con lui, sulla terra che lo ha visto nascere,
ricomincerà una nuova vita. Da questo filone centrale si
dipartono innumerevoli episodi, che danno al romanzo l'andamento
di una grande epopea storica sullo sfondo della sconfinata steppa
russa. Alcuni critici hanno indicato ne "Il placido Don" il più
alto esempio di realismo socialista; per altri invece è
opera che ri pete con abilità i temi del realismo psicologico
tradizionale.
Solochov ha scritto anche: Terre dissodate (1932-56),
Il destino di un uomo (1956-57). Un po' troppo condizionate dal
tentativo di ottenere il consenso della critica ufficiale e di
diventare interprete della politica culturale stalinista.
Nel 1965 ha avuto il nobel
per la letteratura, con questa motivazione: "for the artistic
power and integrity with which, in his epic of the Don, he has
given expression to a historic phase in the life of the Russian
people".
La Russia dall'avanguardia
alla rivoluzione
[1997]
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