Jaroslav
Seifert
Jaroslav Seifert
Nato
a Praga nel 1901 (morto nel 1986), esordì con raccolte
di liriche nello spirito della poesia proletaria con La città
in la crime (1921), Nient'altro che amore (1923). Divenne poi
prestigioso interprete del poetismo con Sulle onde del telegrafo
senza fili (1925), L'usignolo canta male (1926), Colombo viaggiatore
(1929).
Le tragiche vicende della guerra e l'occupazione nazista ispi
rarono le liriche de L'elmo d'argilla (1946). Allo sconforto di
quegli anni Seifert ha reagito con la fede nei valori della tra
dizione in Il ventaglio di Bozena Nemcová (1940), e soprattutto
con caldi accenti di amore per la terra natia, che si vestono
di sottili suggestioni musicali e pittoriche nella splendida serie
di liriche dedicata a Praga: Vestita dalla luce (1940), Il ponte
di pietra (1944).
Della produzione postbellica, sempre più orientata verso
un ideale di plasticità espressiva e verso una tematica
filosofica dove si intrecciano amore e morte, si ricordano: Mamma
(1954), Il concerto sull'isola (1956), La colata delle campane
(1967), Rondò amorosi (1969), Il ponte di Elisabetta (1970),
La colonna della peste e altri versi (1977).
Nel 1984 ha avuto il nobel.
Queste le motivazioni del premio: "for his poetry which endowed
with freshness, sensuality and rich inventiveness provides a liberating
image of the indomitable spirit and versatility of man".
Simbolismo
tra le due guerre
[1997]
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