Filippo
Tommaso Marinetti
Filippo Tommaso Marinetti
Nato a Alessandria [Egitto] nel 1876 da genitori
lombardi, trascorse la giovinezza a Paris dove pubblicò
le prime opere. Si trasferì in Italia. Nel 1919 divenne
accademico d'Italia e sposa Benedetta Cappa (lei ha 21 anni, lui
ne ha 43), da cui avrà tre figli tutti battezzati nel convento
più esclusivo di Roma. Durante il fascismo sostenne la
dittatura, ricevendone onori e cariche ufficiali, ma continuando
la sua attività di polemista e divulgatore del verbo futurista;
durante la guerra seguì il fascismo della Repubblica di
Salò, anche se si adoperò per proteggere alcuni
intellettuali anti-fascisti. Morì a Como nel dicembre 1944,
in un modesto albergo ospite dell'ambasciatore giapponese Hidaka
mentre attendeva il visto per l'espatrio in Svizzera.
Le prime opere sono scritte in francese: I vecchi marinai (Les
vieux marins, 1897), La conquista delle stelle (La conquête
des étoiles, 1902), Distruzione (Destruction, 1904), Il
re Baldoria (Le roi Bombance, 1905) che è una satira contro
la democrazia. Nel 1909 e nel 1910 sono i due Manifesti del futurismo.
Le applicazioni più dirette del programma futurista sono
il romanzo Mafarka il futurista (1910), e in poesia Zang
Tumb Tum. Adrianopoli, ottobre 1912 (1914) descrizione
fonosimbolica di un episodio della guerra d'Africa. Marinetti
ispirò e redasse poi altri manifesti: Teatro di varietà
(1912), Teatro sintetico (1915), Guerra come sola igiene del mondo
(1915). Il suo bellicismo e nazionalismo lo portarono a esaltare
l'invasione della Libia con La battaglia di Tripoli (1912).
Marinetti fu un teorico e un organizzatore della cultura. Si occupò
di generi che gli artisti contemporanei snobbavano: pubblicità,
editoria, danza, musica, varietà, radio, cinema, cucina
(celebre la sua campagna contro la pastasciutta), sport, moda
(femminile: contro la moda della donna languorosa ma anche contro
i capelli alla garçon). Appassaionato di fisica, chimica,
astraonomia - ma anche superstizioso (per cui l'11 è il
suo numero portafortuna: 11 sono gli articoli dei suoi Manifesti,
pubblicati tutti l'11). Sensibile ai nuovi rapporti con il pubblico
e con i nuovi mass-media, le sue cose migliori sono proprio nei
'manifesti', con la sua lucida, inventiva e aggressiva scrittura:
grazie a lui divennero veri generi letterari.
Ottenne buoni risultati nella produzione giovanile, legato nonostante
tutto a una poetica simbolista. Ma anche in opere più tarde
si mostrò capace di recepire e manipolare influssi diversi.
Spagna veloce e toro surrealista (1931) è un divertimento
letterario che riprende la 'scrittura automatica' dei surrealisti.
Interessanti anche i testi autobiografici La grande Milano tradizionale
e futurista , e Una sensibi lità italiana in Egitto , pubblicati
postumi nel 1969, in cui riecheggiano toni liberty. Il romanzo
Gli indomabili (1922) e Il fascino dell'Egitto (1933) non sono
estranei all'influsso della «Ronda» e della prosa d'arte.
Tra i testi minori sono anche alcune traduzioni. Indicativa quella
da Tacitus, precisamente il breve "La Germania", del 1928: Marinetti
si accosta al testo tacitusiano in una sosta del lavoro letterario
e ufficiale: afferma che «Tacito maestro di concisione, sintesi
e intensificazione verbale, è lo scrittore latino più
futurista e molto più futurista dei maggiori scrittori
moderni», ma dice anche che «la visione imperiale della Germania
fissata da Tacito è tuttora politicamente istruttiva e
ammonitrice»: il clima culturale è ormai tipicamente fascista.
[1997]
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