Chajjim 
              Nachman Bjalik 
            
             
             
              Chajjim Nachman Bjalik 
               
               Nato a Radi [Volinia, Ucraina] nel 1873, visse 
                a Odessa, centro ebraico modernista del tempo. Nel 1909 Bjalik 
                visitò la Pale stina per la prima volta. Nel 1921 lasciò 
                la Russia, con l'aiuto di Gor'kij, e si stabilì a Berlin 
                dove fondò la casa editrice ebraica Debhir (tuttora attiva 
                in Israele). Si trasferì nel 1924 a Tel-Aviv dove continuò 
                la sua attività letteraria di ricerca e mediazione culturale. 
                Morì a Vienna nel 1934. 
                 
                La sua produzione poetica maggiore, che comprende anche scritti 
                in jiddish, comprende la celebre poesia Lo studente di Talmud 
                del 1894, che denota la sua insoffrenza nei confronti della società 
                ebraica tradizionale, chiusa nell'atmosfera arida del ghetto. 
                Del 1897 è Certo il popolo è simile all'erba in 
                cui Bjalik incita il suo popolo alla riscossa. Fecero seguito 
                I morti del deserto (1902), Nella città del massacro (1903) 
                ispirato dal po grom di Kishnev avvenuto quell'anno: «quelli che 
                calpesti sono interi mucchi di cose devastate, sono vite, vite 
                intere, spezzate per sempre come cocci...». Del 1906 è 
                il poema storico- allegorico in prosa Il rotolo di fuoco , la 
                sua opera più rappresentativa, evocazione di una antica 
                leggenda sulla distruzione del tempio. 
                 
                Tra le cose pubblicate a Tel-Aviv sono poesie per l'infanzia, 
                e una monumentale antologia di leggende talmudiche e rabbiniche, 
                Il libro dell'haggadah (Sefer ha-Haggadah), in collaborazione 
                con Rawinitzki. Fu notevole anche come traduttore in ebraico: 
                "Don Chisciotte", "Guglielmo Tell" ecc. 
                 
                Bjalik portò a perfezione la lingua. Ciò, insieme 
                all'intima consonanza dell'ispirazione lirica con gli ideali della 
                sua gene- razione, ne hanno fatto uno dei massimi esponenti della 
                poesia ebraica del XX secolo. Bjalik divenne il poeta ufficiale 
                di Israele, con tutte le limitazioni che ciò significa. 
                Egli scrisse in jiddish ma sopratttutto in ebraico, in un tempo 
                in cui questa lingua stava solo sulle apgine dei libri. Suo merito 
                maggiore fu quello di dare a questa lingua una nuova espressività 
                poetica, affrancata dai canoni biblici. La sua poesia è 
                a volte troppo enfatica. 
               
              
               
              [1997]
              
             
            
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